“2001: Odissea nello spazio” ha cinquant’anni

All'inizio molti ne parlarono male, poi abbiamo cambiato idea: ma non lo capiremo mai davvero

Il 2 aprile 1968 l’Uptown Theatre di Washington D.C. fu il primo cinema al mondo a proiettare 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Molti uscirono dalla sala prima della fine del film e alcuni dei più importanti critici di cinema di quegli anni ne parlarono molto male. «Il film è così preso dai suoi problemi, dal suo uso dei colori e dello spazio e dalla sua fanatica devozione ai dettagli da fantascienza che sta da qualche parte tra l’ipnosi e la noia immensa», scrisse Renata Adler sul New York Times.

Adler scrisse che 2001: Odissea nello spazio era un film «languido, in cui passa quasi mezzora prima che si veda il primo essere umano o si senta la prima parola; e un’intera ora prima che la trama inizi anche solo a svelarsi». Aggiunse che il film era fatto da «tre linee narrative che non si collegano e che sono lasciate lì come se fossero un test di Rorschach con nebulose implicazioni teologiche». Agli Oscar del 1969, 2001: Odissea nello spazio fu candidato a tre premi: vinse quello per i Miglior effetti speciali e non fu nemmeno tra i nominati per il Miglior film.

2001: Odissea nello spazio mostra la comparsa, quattro milioni di anni fa, di un monolite alieno che viene poi ritrovato durante una spedizione spaziale a cui ne segue un’altra, in cui il computer HAL 9000 uccide alcuni astronauti. Finisce in un modo complicato: si va “oltre l’Infinito” e dopo essere passati da una stanza da letto in stile Luigi XIV si arriva a un “bambino delle stelle”. I primi 25 minuti e gli ultimi 23 sono senza dialoghi; in tutto c’è oltre un’ora di film in cui nessuno dice niente.

Quando usci 2001: Odissea nello spazio Kubrick aveva 40 anni ed era già affermato e ammirato: i suoi precedenti due film erano stati LolitaIl dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Come ha scritto Bruce Handy su Vanity Fair, Kubrick era già considerato «un genio eccentrico, riservato e ossessivo-compulsivo, con uno stile autoriale europeo e un accento del Bronx». Pensò al film insieme allo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, che disse: «Se qualcuno riesce a capire davvero 2001: Odissea nello spazio abbiamo fallito. Volevamo fare domande più che dare risposte».

Kubrick contattò Clarke perché ne apprezzava le storie, si era appassionato agli alieni e voleva scrivere con lui il suo nuovo film “sul rapporto dell’umanità con l’Universo”. A Kubrick piaceva partire da storie già esistenti per scrivere le sue sceneggiature; sembra che disse: «Scrivere una storia nuova in forma di sceneggiatura è come provare a mettere il cavallo e il carretto nello stesso posto, nello stesso momento». La base di partenza fu La sentinella, un racconto di Clarke che però fu incredibilmente cambiato e ampliato, tanto che poi Clarke pubblicò il romanzo 2001: Odissea nello spazio, più simile al film, ma comunque con diverse differenze. Clarke disse: «La sentinella assomiglia a 2001: Odissea nello spazio come una ghianda assomiglia a una quercia adulta».

Clarke e Kubrick collaborarono in modo proficuo, ma Kubrick non era particolarmente conciliante. In una lettera rivolta a Clarke spiegò perentoriamente perché non gli piaceva uno sviluppo di trama da lui proposto: «Penso sia terribile, banale, non interessante, inutile e scontato». Durante la concezione della storia e le riprese del film Clarke tenne un diario: The Lost Worlds of 2001. Sembra anche che durante l’elaborazione del film, Kubrick fece una strana proposta alla società d’assicurazioni Lloyd’s: voleva una copertura nel caso in cui, prima dell’uscita del film, fossero state scoperte forme di vita aliene. Lloyd’s rifiutò.

Clarke e Kubrick contattarono anche Carl Sagan, noto astronomo e divulgatore scientifico, per una consulenza su come rappresentare gli alieni in 2001: Odissea nello spazio. Sagan raccontò di aver risposto che secondo lui avrebbero dovuto solo suggerire una superintelligenza extraterrestre, senza mostrare niente. Dopo aver visto il film fece sapere di «aver gradito di aver dato un contributo». Kubrick disse poi di aver voluto rappresentare «forme di puro spirito ed energia».

Tra le cose prese in considerazione e poi scartate ci furono: una voce femminile per HAL 9000, una voce narrante per la storia, una specie di schermo trasparente al posto del monolite nero, un HAL 9000 che anziché essere solo una spia luminosa si muovesse per l’astronave. Lo schermo trasparente avrebbe dovuto mostrare alle scimmie come usare le ossa per fare armi: fu scartato perché ritenuto troppo didascalico e per niente evocativo, e forse ci avrebbe privato di una delle scene più famose della storia del cinema.

L’ipotesi di un HAL che si muovesse in giro per l’astronave fu abbandonata perché ci si rese conto che in pochi anni l’evoluzione tecnologica avrebbe reso quel robot vecchio e goffo agli occhi degli spettatori. Una spia rossa invece sarebbe stata sempre efficace, anche dopo mezzo secolo. Non è invece vero che il nome HAL fu scelto perchéogni sua lettera è prima di quelle che compongono la sigla IBM.

Grazie anche all’importante collaborazione del designer e scenografo Hans Kurt Lange, che aveva lavorato per la NASA, Kubrick inventò e rappresentò un futuro che in parte si è verificato: in 2001 si vedono per esempio il cibo liquido, le videochiamate e i tablet. Kubrick curò in modo maniacale ogni dettaglio, in particolar modo delle astronavi: tutte le tecnologie hanno istruzioni. Le più lunghe e dettagliate sono quelle della toilette a gravità zero.

La sceneggiatura era complicata e in costante cambiamento e l’attore Keir Dullea, che interpreta David, disse che «leggendola era difficile capire cosa sarebbe stato il film». Ciononostante, nel dicembre 1965 iniziarono le riprese a Londra, sede che fu probabilmente scelta perché Kubrick voleva mettere un oceano tra sé e i dirigenti della MGM, la casa di produzione del film. Le riprese con gli attori finirono nel settembre 1967 e si racconta che Kubrick fu molto scrupoloso su ogni dettaglio: anche per quanto riguarda le scene relativamente più semplici, quelle con le scimmie, temeva che ci fossero spie mandate dalla produzione di Il pianeta delle scimmie, che uscì nello stesso anno. Si dice che Kubrick usò per il film solo 1/200 del materiale girato.

Lasciando da parte interpretazioni, filosofie e significati, 2001: Odissea nello spazio è stato un film che ha segnato la storia del cinema per i suoi effetti speciali, per come le musiche completarono e arricchirono le immagini, per come mostrò lo Spazio poco prima che l’uomo arrivasse sulla Luna (nascono da qui le teorie folli “l’allunaggio è stato girato sulla Terra da Kubrick”), per l’accuratezza di ogni dettaglio, per la qualità e l’innovazione nella scelte di composizione e successione delle immagini.

La scena più famosa è quella di cui sopra, con l’osso-arma che diventa satellite (o, secondo alcune interpretazioni, un’arma nucleare). Un match-cut, un montaggio che associa due immagini mettendole una dopo l’altra, che in un attimo sintetizza, con indubbia efficacia, milioni di anni di evoluzione.

Nonostante alcune forti stroncature, il film prese il giro giusto: nelle prime settimane aumentò il pubblico nelle sale e negli anni successivi 2001: Odissea nello spazio divenne un riferimento per il cinema di fantascienza e il cinema in generale. Si parlò anche del fatto che diversi spettatori andarono al cinema dopo aver fumato canne o assunto LSD, ed è piuttosto famosa la storia di uno di loro che alla visione del monolite nero corse verso lo schermo, rompendolo e urlando: “È dio”. A proposito: c’è chi dice che “Echoes” dei Pink Floyd sia stata composta per essere una specie di colonna sonora alternativa di “Jupiter & Beyond the Infinite”, nella parte finale del film.

Kubrick fu intervistato da Playboy sui significati di 2001: Odissea nello spazio:

Intervistatore: Senza farci la guida filosofica alla visione, può dirci qualcosa sulla sua interpretazione del film?
– Kubrick: No, l’ho già detto il perché. Quanto ci piacerebbe La Gioconda se Leonardo ci avesse scritto sotto: “Questa signora sorride poco perché ha un dente marcio” o “perché sta nascondendo un segreto al suo amante”. Avrebbe sbattuto la porta in faccia all’interpretazione dello spettatore, forzandolo a un’interpretazione diversa dalla sua. Non voglio che succeda a 2001: Odissea nello spazio.

In un’altra conversazione Kubrick spiegò di voler evitare «la verbalizzazione intellettuale» e raggiungere «il subconscio degli spettatori». Spiegò anche di non aver fatto apposta a riempire il film di ambiguità e che era solo un’inevitabile conseguenza del tema trattato e del modo scelto per trattarlo. Di HAL, Kubrick disse che «ha una acuta crisi emozionale perché non riesce ad accettare l’evidenza della sua stessa fallibilità».

Cinquant’anni sono tantissimi, soprattutto nel cinema. Il film uscì due giorni prima dell’omicidio di Martin Luther King, prima che Fosbury si inventasse un nuovo modo di saltare in alto, nell’anno di Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, La strana coppia e Un maggiolino tutto matto. Arrivò in Italia nel dicembre 1968, un po’ dopo la morte di Totò e poco prima che a Sanremo vincesse “Zingara” di Bobby Solo e Iva Zanicchi. Ci sono centinaia di libri, canzoni e film che hanno direttamente citato 2001: Odissea nello spazio o che ne sono stati in vario modo ispirati.