I membri del consiglio di amministrazione di TIM espressi da Vivendi si sono dimessi

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

I membri del consiglio di amministrazione di TIM espressi da Vivendi, la società francese che è l’azionista di maggioranza relativa di TIM, si sono dimessi tutti con l’eccezione di Franco Bernabè. Le dimissioni sono arrivate dopo che Elliott, un noto fondo di investimenti americano, ha aumentato sensibilmente la sua quota di azioni di TIM, passando dal 2 al 5 per cento e poi al 5,74; questo gli ha permesso di annunciare che avrebbe chiesto la rimozione di parte del CdA, accusandola di scelte sbagliate e scarsa indipendenza. Secondo Elliott, Vivendi starebbe volontariamente frenando TIM per concentrarsi sulla propria azienda di telecomunicazioni, o comunque non starebbe facendo gli interessi dell’azienda italiana.

Grazie alla sua quota del 23,94 per cento delle azioni – il resto è distribuito fra altri investitori italiani e stranieri – Vivendi esprime il presidente, l’amministratore delegato e vari consiglieri del CdA. Sono proprio quelli di cui Elliott voleva chiedere la rimozione e che ora si sono dimessi: il presidente Arnaud de Puyfontaine, il vicepresidente Giuseppe Recchi, e i dirigenti Hervé Philippe, Frédéric Crépin, Félicité Herzog e Anna Jone.

Con queste dimissioni Vivendi ha ottenuto due risultati, uno certo e uno possibile. Quello certo è la cancellazione del prossimo CdA, previsto per il 23 aprile, a data da destinarsi: in questo modo ha preso tempo. In tale occasione dovranno essere rieletti tutti i membri del CdA. L’altro risultato che Vivendi potrebbe ottenere, nel frattempo, è far saltare gli accordi di altri investitori di minoranza con Elliott sul sostegno ai suoi candidati a membri del CdA.