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  • Mercoledì 21 marzo 2018

Nicolas Sarkozy sarà interrogato anche oggi

Si trova in stato di fermo da ieri: l'inchiesta riguarda i presunti finanziamenti illeciti provenienti dalla Libia per la sua campagna presidenziale del 2007

Muammar Gheddafi e Nicolas Sarkozy all'Eliseo, Parigi, 10 dicembre 2007 (Patrick Hertzog, Pool via AP, file)
Muammar Gheddafi e Nicolas Sarkozy all'Eliseo, Parigi, 10 dicembre 2007 (Patrick Hertzog, Pool via AP, file)

L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy – che si trova in stato di fermo da ieri e per un massimo di 48 ore – è tornato questa mattina, mercoledì 21 marzo, negli uffici della polizia giudiziaria di Nanterre, per essere interrogato sui presunti finanziamenti illeciti provenienti dalla Libia e dall’ex presidente libico Muammar Gheddafi per la sua campagna elettorale del 2007 (quando Sarkozy era stato poi eletto). La prima udienza di Sarkozy era iniziata martedì 20 marzo alle 8 del mattino ed era stata interrotta verso mezzanotte. Dopo la seconda udienza Sarkozy potrà essere rilasciato, potrà essere accusato formalmente o essere convocato di nuovo anche nei prossimi giorni.

Sempre ieri e per la stessa inchiesta, a Nanterre era stato interrogato anche Brice Hortefeux, ex ministro degli Interni quando Sarkozy era presidente: Hortefeux era stato convocato per un’udienza pubblica, che consente agli investigatori di ascoltare una persona sospettata di aver commesso o tentato di commettere un reato senza che sia però in stato di fermo. Hortefeux era dunque libero di lasciare gli uffici quando voleva: la sua audizione è terminata verso le 23.30 di martedì sera.

L’indagine sui finanziamenti libici alla campagna presidenziale del 2007 di Sarkozy era cominciata nel 2013, dopo che nell’aprile dell’anno precedente il sito Mediapart aveva pubblicato il primo articolo sui sospetti finanziamenti libici ricevuti da Sarkozy. Mediapart aveva presentato un documento che diceva essere ufficiale in cui si stabiliva un “accordo di principio” per il pagamento da parte della Libia di una somma pari a 50 milioni di euro per la campagna presidenziale di Sarkozy. Mentre alcuni membri dei servizi segreti libici avevano contestato l’autenticità del documento, Ziad Takieddine, un uomo d’affari che aveva svolto il ruolo di intermediario tra la Francia e il regime di Gheddafi nel settore degli armamenti, aveva dichiarato che il documento era “credibile”. Nicolas Sarkozy aveva presentato una denuncia contro Mediapart per “pubblicazione di notizie false”. Quattro anni dopo, i giudici hanno dichiarano che il documento non era un falso.

Una figura centrale dell’inchiesta è quella di Claude Guéant, all’epoca capo della campagna elettorale di Sarkozy e diventato poi ministro dell’Interno del suo governo. Guéant è stato incriminato il 7 maggio del 2015 per “falso e riciclaggio di denaro”. I magistrati indagavano su una cassaforte molto grande affittata da Guéant il 21 marzo del 2007 presso una filiale di BNP a Parigi e su un trasferimento di 500 mila euro sul suo conto nel 2008. L’ex ministro aveva spiegato che il denaro derivava dalla vendita di due dipinti.

Il caso era arrivato a una svolta nel novembre 2016, durante le primarie dei Repubblicani, il partito di Sarkozy, quando l’intermediario Ziad Takieddine aveva raccontato di aver trasportato in diversi viaggi contanti in valigie per 5 milioni di euro da Tripoli a Parigi tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 e di averli consegnati a Claude Guéant (durante i primi due viaggi) e poi allo stesso Nicolas Sarkozy nel terzo viaggio, nel gennaio del 2007. Poco dopo le sue dichiarazioni, Ziad Takieddine era stato incriminato dai tribunali francesi per “complicità nella corruzione”.

L’inchiesta è comunque molto complicata e coinvolge diverse persone in Francia, in Libia, ma anche a Londra. Ci sono alcuni ex funzionari del regime di Muammar Gheddafi che hanno testimoniato che sono avvenuti dei pagamenti, altri ancora che li hanno negati. Ci sono molte intercettazioni telefoniche e diversi documenti, scrivono i giornali francesi, compresi quelli sequestrati nel 2015 nella casa di un altro intermediario, Alexander Djouhri, arrestato lo scorso gennaio nel Regno Unito, poi rilasciato e arrestato di nuovo in febbraio.

Tra coloro che avrebbero confermato i pagamenti c’è anche Abdallah Senoussi, ex capo dell’Intelligence militare libica: ascoltato nel settembre del 2012 dal Tribunale penale internazionale, Senoussi ha dichiarato di aver “supervisionato personalmente” il trasferimento di denaro, 5 milioni di euro versati tra il 2006 e il 2007.