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(AP Photo/David Guttenfelder, Pool)

L’altra volta che un leader americano provò a trattare con la famiglia Kim

Nel 2000 la segretaria di Stato Madeleine Albright incontrò il padre di Kim Jong-un, ma fu una visita bizzarra e senza frutti

L’8 marzo si è saputo che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump proveranno a incontrarsi entro maggio per parlare di denuclearizzazione della Corea del Nord. Sarebbe un evento importante, soprattutto perché negli ultimi mesi la Corea del Nord ha aumentato i suoi test missilistici e dimostrato un certo sprezzo per le regole internazionali, e perché Trump disse, tra le altre cose, di essere pronto a riversare sulla Corea del Nord “un oceano di fuoco e fiamme”. Un incontro tra Trump e Kim Jong-un sarebbe già di per sé storico, ma non sarebbe il primo incontro fra un membro della famiglia Kim e un importante leader statunitense. Nel 2000 Madeleine Albright, allora segretaria di Stato del presidente Bill Clinton, andò infatti in Corea del Nord e incontrò Kim Jong-il, padre di Kim Jong-un e suo predecessore. Non andò benissimo.

Kim Jong-il è stato dittatore della Corea del Nord dal 1994, quando morì il padre e capostipite Kim Il-Sung, al giorno della sua morte nel 2012. Kim Jong-il era molto diverso dal padre: si preoccupava pochissimo del popolo e della sua estrema condizione di povertà; amava molto la bella vita – spendeva centinaia di migliaia di dollari l’anno in Hennessy, il suo cognac preferito– e il culto della sua persona. Anche lui, come il figlio, faceva test missilistici che comprensibilmente non andavano bene alle democrazie del mondo e anche lui, come il figlio, a un certo punto sembrò voler interrompere quei test.

Madeleine K. Albright, che ora ha 80 anni, divenne segretaria di stato all’inizio del secondo mandato di Bill Clinton, dopo essere stata ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU: fu la prima donna ad avere quell’incarico. Quando Kim Jong-il disse di essere intenzionato a parlare con gli Stati Uniti, verso la fine del mandato di Clinton, l’amministrazione americana mandò da lui proprio Albright.  Prima di lei nessun alto rappresentante del governo statunitense aveva mai incontrato un leader nordcoreano.

Albright andò in Corea del Nord nell’ottobre 2000. Il mese successivo ci sarebbero state le elezioni statunitensi – vinte da George W. Bush, di pochissimo, contro Al Gore – e l’amministrazione Clinton sperava di poter chiudere la sua presidenza con un gran colpo di politica estera. Jane Perlez fu una delle persone che seguirono Albright nel suo viaggio da Kim Jong-il e ne ha scritto di recente sul New York Times.

Perlez ha raccontato che ai giornalisti la cosa fu comunicata con pochissimo anticipo e che con loro viaggiarono diversi esperti di Corea ed energia nucleare. «Allora come oggi c’erano stati da poco dei faccia a faccia tra i leader delle due Coree», racconta Perlez, e l’atmosfera generale era «di ottimismo».

Perlez scrive che una volta arrivata in Corea del Nord, «Kim lusingò Albright ogni volta che poteva»: portò la delegazione statunitense a visitare il mausoleo dedicato a suo padre Kim Il-sung, e organizzò una «sfarzosa cena piena di vini francesi». Per ricambiare, Albright regalò a Kim una palla da basket firmata da Michael Jordan.