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  • Lunedì 26 febbraio 2018

Il partito al governo della Cambogia ha vinto tutti i seggi disponibili al Senato

L'elezione è stata definita "antidemocratica" dal principale partito di opposizione, che è stato sciolto

Hun Sen con alcuni sostenitori nella provincia di Kandal, Cambogia, 25 febbraio 2018 (Kyodo)
Hun Sen con alcuni sostenitori nella provincia di Kandal, Cambogia, 25 febbraio 2018 (Kyodo)

Il Partito popolare cambogiano del primo ministro Hun Sen, che è al potere dal 1985, ha ottenuto una vittoria totale alle elezioni per il rinnovo del Senato che si sono tenute ieri, domenica 25 febbraio. I risultati comunicati dal Comitato elettorale nazionale dicono che il Partito popolare cambogiano (CPP) ha ottenuto 58 seggi su 62 della Camera alta del paese: i posti rimanenti verranno assegnati dal re e dall’Assemblea nazionale e andranno quasi sicuramente ad altri membri del partito di governo.

Dopo il voto il principale partito di opposizione cambogiano, il Partito del riscatto nazionale (PRNC) che è stato sciolto lo scorso novembre dalla Corte Suprema, ha definito l’elezione di domenica «antidemocratica e illegale». Mu Sochua, vicepresidente del PRNC, ha detto che «la campana di morte della democrazia sta suonando forte e chiara». Sochua, che come molti suoi compagni si trova in esilio, ha invitato la comunità internazionale a «parlare e ad agire con una sola voce» per impedire che la Cambogia si trasformi in uno «stato mono-partitico».

Il risultato delle elezioni non è stato una sorpresa: le votazioni si sono svolte senza la partecipazione del Partito di riscatto nazionale e sono state elezioni indirette, a cui hanno partecipato i circa 12 mila membri dei consigli comunali. Dopo lo scioglimento del PRNC, il partito al governo ha “confiscato” i seggi vinti dall’opposizione nelle elezioni generali del 2013 e quelli ottenuti nel giugno del 2017 alle elezioni locali. Questa specie di rimpasto ha dato al CPP il 95,5 per cento delle posizioni a livello comunale e ha di conseguenza reso le elezioni di domenica simili più a una consultazione interna di partito che a una competizione elettorale.

Gli altri tre partiti che hanno partecipato alle votazioni (e che non hanno comunque ottenuto alcun seggio) non sono veri partiti di opposizione: due possono essere considerati delle correnti del partito al governo, il terzo era un tempo il principale rivale del CPP ma negli anni ha accettato di cooperare con il suo ex avversario e smesso di essere una reale alternativa.

Il Senato della Cambogia ha un peso politico molto limitato e la sua principale funzione è ratificare le leggi. Il suo rinnovo è stato comunque considerato un test per le elezioni dell’Assemblea nazionale che si terranno il prossimo luglio e che è molto probabile siano una replica di quelle di domenica.

Hun Sen è uno dei leader politici più longevi del mondo: è a capo della Cambogia da 33 anni e sembra volerci rimanere ancora per molto tempo. È un ex comandante dei khmer rossi, i seguaci del Partito comunista cambogiano, che impose una dittatura in Cambogia per quattro anni, dal 1975 al 1979, durante la quale furono uccisi circa 2 milioni di persone (un quarto dell’intera popolazione cambogiana). Negli ultimi anni la Cambogia è cresciuta parecchio economicamente, ma il suo governo è stato accusato da diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Human Rights Watch, di violare i diritti umani e di reprimere l’opposizione sia attraverso le forze di sicurezza che i tribunali.

Alle ultime elezioni, che si erano tenute nel luglio del 2017, il PRNC aveva ottenuto il 44 per cento dei voti, nonostante qualche mese prima Hun Sen avesse costretto alle dimissioni San Rainsy, storico leader dell’opposizione cambogiana, in esilio a Parigi dalla fine del 2015. A settembre era stato arrestato il leader del PRNC, Kem Sokha, mentre a novembre Hun Sen aveva ottenuto dalla Corte Suprema la dissoluzione dello stesso PRNC, eliminando da un giorno all’altro la principale forza di opposizione della Cambogia. Il governo cambogiano aveva accusato il PRNC di essersi accordato con «forze straniere» per rovesciare Hun Sen. L’unico elemento citato come prova di questo presunto complotto era però un video del 2013 in cui si vede il leader del PRNC, Kem Sokha, parlare ai cambogiani residenti in Australia e dire di avere ricevuto consigli dagli Stati Uniti su come meglio opporsi al governo. Il PRNC aveva respinto le accuse di complotto e tradimento. Negli ultimi mesi il partito al potere ha anche revocato le licenze di oltre una dozzina di stazioni radio indipendenti, ha chiuso il giornale in lingua inglese Cambodia Daily e ha costretto la maggior parte degli alti funzionari del PRNC a fuggire dal paese.