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  • Giovedì 4 gennaio 2018

Il capo della chiesa mormone è morto e ce n’è già uno nuovo

La successione del presidente della chiesa è immediata e automatica, e questo comporta qualche problema

L'allora presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni Thomas Monson, al centro, tra i due suoi principali consiglieri, durante la 185esima conferenza generale della chiesa mormone, il 3 ottobre 2015, a Salt Lake City, nello Utah (George Frey/Getty Images)
L'allora presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni Thomas Monson, al centro, tra i due suoi principali consiglieri, durante la 185esima conferenza generale della chiesa mormone, il 3 ottobre 2015, a Salt Lake City, nello Utah (George Frey/Getty Images)

Il 2 gennaio è morto Thomas S. Monson, che era il presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, cioè la chiesa mormone. Monson aveva 90 anni ed era il capo e il profeta dei mormoni da quasi dieci anni. Nella chiesa mormone non ci sono complicate procedure di successione che prevedano elezioni ma avviene tutto in modo automatico, quindi il nuovo presidente c’è già: è Russell M. Nelson, un ex chirurgo cardiaco di 93 anni. Nelson è diventato il nuovo capo dei mormoni perché era il membro con più esperienza del Quorum dei Dodici Apostoli, un organo collegiale di amministrazione della chiesa, se si vuole il corrispettivo del Collegio cardinalizio nella chiesa cattolica.

Il sistema con cui i presidenti della chiesa mormone si succedono fu pensato per evitare instabilità e lotte di potere, ma ha come conseguenza il fatto che tutti i presidenti siano sempre molto anziani (i primi cinque uomini in linea di successione dopo Nelson sono tutti nati prima della Seconda guerra mondiale) e quindi tendano ad avere idee molto conservatrici. Nulla suggerisce che in futuro le cose possano cambiare.

La chiesa mormone è una religione autoctona nordamericana che fu fondata da Joseph Smith nel 1830. Ha come testi sacri principali la Bibbia e il Libro di Mormon, che i mormoni credono contenga rivelazioni divine che un angelo di nome Moroni avrebbe fatto avere a Smith nel 1827, iscritte su tavole d’oro nella lingua degli antichi egizi. Il libro racconta come Lehi, un profeta vissuto nel 600 a.C., guidò un gruppo di persone dalla Palestina all’America, e come Gesù Cristo apparve a questa comunità dopo essere risorto. Lo scrittore Mark Twain nel 1872 definì il libro di Smith “cloroformio in forma cartacea”.

I mormoni, che vivono soprattutto nello stato americano dello Utah, credono che Dio abbia un corpo fisico e rifiutano il concetto della Trinità cattolica. Considerano Smith e tutti i presidenti della chiesa dopo di lui dei profeti. Spesso vengono associati alla poligamia maschile, cioè alla pratica degli uomini di avere più di una moglie contemporaneamente, ma non è correttissimo: inizialmente i mormoni praticavano la poligamia – Smith ebbe più di 40 mogli – ma dopo circa cinquant’anni dalla fondazione della religione la bandirono. È tuttora accettata solo da alcune confessioni minoritarie distaccatesi dalla Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, che è la principale chiesa mormone: per esempio dalle 7.700 persone che fanno parte della Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni. Secondo i dati forniti dalla chiesa mormone stessa avrebbe 15 milioni di membri, tra cui l’ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti Mitt Romney.

In Italia i mormoni sono noti soprattutto per i missionari mormoni, quei giovani che capita di vedere in giro per le città vestiti in modo formale, sempre in coppia e spesso in bicicletta, la cui missione in teoria sarebbe fare proselitismo lontano dalla propria città di provenienza, anche in posti dove la religione mormone non è diffusa. Sono due missionari mormoni i protagonisti del musical satirico The Book of Mormon, scritto dagli autori della serie tv animata South Park: racconta le difficoltà a fare proselitismo di due giovani e ingenui missionari mormoni in Uganda dove si scontrano con un signore della guerra locale. Il musical ha avuto moltissimo successo a Broadway.

La prima successione nella storia della chiesa mormone, quella avvenuta alla morte di Joseph Smith, nel 1847, non fu semplice: ci furono tre anni di lotte di potere prima che il secondo profeta della chiesa, Brigham Young, prendesse il suo posto. Le regole attuali furono pensate per evitare che si ripetessero problemi simili.

Lo storico mormone Brian Q. Cannon ha detto al New York Times che è improbabile che con la presidenza di Nelson ci siano dei cambiamenti nell’orientamento della chiesa rispetto alla linea di Monson, visto che il presidente defunto e quello nuovo appartengono alla stessa generazione. Il presidente Nelson ha già sfruttato la sua posizione di apostolo con maggiore esperienza per dire che gli insegnamenti di Monson erano ispirati da Dio e in un discorso del 2016 difese la posizione di Monson sui matrimoni tra persone dello stesso sesso: Monson considerava apostati i mormoni gay che hanno una relazione secondo il proprio orientamento sessuale e vietò che i loro figli potessero accedere ai riti religiosi mormoni fino ai 18 anni.

Il nuovo presidente della chiesa mormone Russell M. Nelson, il 30 settembre 2017 (AP Photo/Rick Bowmer)

All’interno della chiesa mormone non mancano alcune opinioni critiche sul processo di successione dei presidenti: negli ultimi anni alcuni blogger avevano notato che il presidente Monson sembrava disorientato e diceva cose sconnesse nelle sue apparizioni pubbliche. Per problemi legati alla sua salute e all’età Monson aveva smesso a ottobre di svolgere le attività legate alla sua carica. Nelson è più anziano di Monson, ma pare che sia più in salute. Un portavoce della chiesa mormone ha detto che lo scorso inverno è anche andato a sciare.