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  • Lunedì 4 dicembre 2017

Bisogna sopportarsi di più, a sinistra

Lo dice Michele Serra, rispondendo ai lettori che criticano Repubblica perché troppo ostile a Matteo Renzi

Il segretario del Pd Matteo Renzi a Firenze il 27 novembre 2017. (ANSA/ MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)
Il segretario del Pd Matteo Renzi a Firenze il 27 novembre 2017. (ANSA/ MAURIZIO DEGL'INNOCENTI)

Su Repubblica di sabato Michele Serra ha risposto ai lettori che inviano al giornale lettere che ne criticano la linea editoriale perché troppo ostile al segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Serra scrive che ne arrivano anche molte che accusano Repubblica di essere filorenziana, ma che ultimamente le prime sono molte di più. Secondo Serra i lettori che per questo si sentono delusi devono ricordare che Repubblica è diventata negli anni il punto di riferimento per lettori con sensibilità diverse e spesso più a sinistra del PD, e che se il giornale non desse conto di questa diversità «farebbe male il proprio mestiere», e che in generale c’è bisogno di «tolleranza» e «volontà di ascolto».

Può un renziano sopportare Zagrebelsky, o Giannini, o Tomaso Montanari? E può un antirenziano sopportare Recalcati, o Scalfari quando esprime opinioni favorevoli al governo? La domanda, nel suo banale schematismo “bipolare”, una volta tanto non riguarda i rissosi, suscettibili esponenti dell’establishment del centrosinistra. Riguarda noi, comunità di Repubblica. Giornalisti e lettori, commentatori e opinione pubblica di sinistra, o democratico-repubblicana, o progressista: quella che, grosso modo, questo giornale ha raccolto, lungo più di trent’anni, attorno a sé, cercando di rappresentarne le idee, le opinioni, i sentimenti di speranza o di sconforto. Se mi permetto di porre a tutti noi, scriventi e leggenti, questa domanda, è perché nelle ultime settimane la mia rubrica delle lettere sul Venerdì (che ho ereditato, e ne sento la responsabilità, da Eugenio Scalfari) è destinataria di un numero impressionante di lettere amareggiate o irate nei confronti del giornale: accusato di essere anti-governativo per partito preso, e troppo critico nei confronti del Pd.

“Vi leggo dalla fondazione – scrivono alcuni – e per la prima volta sto pensando di non leggervi più”. Alcune sono state pubblicate; moltissime, per ragioni di spazio, no. Tutte quante lette con attenzione. In nessun giornale, e specialmente in un giornale di forte impronta politica, vocato alla discussione e alla disputa perché così vuole la tradizione dialettica della sinistra, mancano le lettere di critica. Questo non fa eccezione: per rimanere solo all’ultimo scorcio della nostra storia, la polemica tra i fautori del nuovo corso del Pd e coloro che considerano Renzi un invasore alieno è sempre stata molto vivace: ed entrambe le fazioni lamentavano che il giornale non desse sufficiente spazio al loro punto di vista. La mia rubrica sul Venerdì, negli ultimi anni, ne è lo specchio fedele e, spero, imparziale. Ma ora si registra un salto di qualità, e anche di quantità. Una vera e propria bordata da parte di lettori, diciamo così, della sinistra moderata, legati al Pd, che considerano Repubblica “casa loro” e non si riconoscono nelle voci critiche (secondo loro, troppe) nei confronti di Renzi e del governo in carica.

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