Sei storie veramente strane raccolte dal Guardian

C'è una rubrica apposita, che nel tempo ha generato un piccolo culto: avete mai letto la storia di uno che è stato ingoiato da un ippopotamo?

Sul Guardian c’è una rubrica originale – per quanto esemplare di un genere che sta trovando ampia diffusione nel giornalismo contemporaneo – che si chiama “Experience:”. Dopo i due punti trovate di solito una cosa molto strana, che è capitata a qualcuno che nell’articolo la racconta in prima persona, avendolo scritto direttamente o avendola raccontata a un giornalista del Guardian. E sono spesso cose MOLTO strane. Partendo da una selezione fatta dal sito The Cut abbiamo raccolto sei storie della rubrica, scegliendo alcune delle più divertenti e curiose. Si inizia con “Sono stato ingoiato da un ippopotamo” e si arriva a “Ho comprato per sbaglio un maiale gigante”. In mezzo la storia di una ragazza che si nutre solo di patatine, quella di uno Jedi, quella di un agricoltore a cui il cane ha rubato il trattore (circa) e quella di un camionista che ha provocato apposta un incidente.

Sono stato ingoiato da un ippopotamo
Paul Templer aveva 27 anni e gestiva una piccola attività organizzando escursioni in kayak sul fiume Zambesi, in Zimbabwe. Una sera, di ritorno da una gita con alcuni turisti e tre assistenti, una delle canoe che stavano usando fu sbalzata in aria da un grosso ippopotamo. Templer indicò agli altri dove dirigersi per essere al sicuro, poi girò il suo kayak e provò a raggiungere Evans, una delle altre guide, che era finito in acqua.

Mi avvicinai per afferrare il suo braccio, ma proprio mentre stavo per toccare le sue dita fui circondato dal buio totale. Non ci fu transizione. Nessun senso di pericolo. Era come se improvvisamente fossi diventato sordo e cieco.

Capivo che le mie gambe erano nell’acqua, ma il mio torso era quasi del tutto asciutto. Era come se fossi intrappolato in qualcosa di viscido. C’era un terribile odore sulfureo, come di uova marce, e una forte pressione sul mio petto. Le mie braccia erano intrappolate, ma riuscii a liberarle e sentii  con il palmo i peli del muso dell’ippopotamo. Fu solo a quel punto che capii che ero sott’acqua, intrappolato fino alla vita nella sua bocca.

Templer ha raccontato che riuscì a liberarsi per un momento e provare a raggiungere la canoa, ma che l’ippopotamo continuava ad attaccare. Anche se la fama di animali placidi che spesso gli è attribuita è immeritata, è molto raro che un ippopotamo attacchi con tanta ferocia e determinazione un uomo. Templer fu preso nuovamente nel morso dell’ippopotamo, lanciato in aria, riafferrato e trascinato sott’acqua. Gli ippopotami possono avere fino a 40 denti: hanno 6 incisivi e due canini che possono raggiungere anche i 50 centimetri di lunghezza. Templer sentii il suo corpo che veniva maciullato dal morso dell’ippopotamo, mentre tratteneva il fiato sperando che l’animale cedesse prima di lui. Poi l’ippopotamo dovette salire in superficie per respirare, Templer fu recuperato da una delle altre guide e portato a riva. Aveva ferite profonde su tutto il corpo, un braccio quasi del tutto a pezzi e un buco nella schiena da cui si vedeva un polmone. In ospedale gli dissero che avrebbero dovuto probabilmente amputargli entrambe le braccia e una gamba: alla fine Templer ha perso solo il braccio sinistro. Organizza ancora escursioni sul fiume. L’ippopotamo – che le autorità volevano abbattere – non è mai stato trovato.

La bocca di un ippopotamo in uno zoo in Cina. I canini dell’ippopotamo crescono per tutta la sua vita, ininterrottamente. Possono arrivare a misurare anche 50 centimetri (AP Images)

Sono uno Jedi
Kevin Cottam non è mai stato un appassionato di Star Wars. Inizialmente era un buddista zen, ma si stufò dei precetti e delle limitazioni che imponeva quella religione. Cercando su internet scoprì i Djedi dell’Antico Egitto, a cui è ispirata la famosa saga cinematografica. Il jedismo, ha raccontato, si basa su tre principi: conoscenza, saggezza e compassione. Attraverso la prima si ottiene la seconda e con questa si arriva alla compassione. I Jedi credono che tutto sia governato dal principio creatore della forza, ma diversamente dai Jedi e dai Sith di Star Wars, Cottam non crede che la forza possa essere buona o cattiva. Quelli, per lui, sono solo effetti di come ogni Jedi decide di usare la forza. Per questo, Cottam si definisce uno “Jedi grigio”.

Da qualche anno, dopo aver smesso di lavorare come cuoco, Cottam si è trasferito a Rhyl, una città costiera non distante da Liverpool. Passa la maggior parte del suo tempo a cucire gli elaborati costumi che indossa (corredati sempre da un ampio mantello) e dice che spesso viene fermato per strada da bambini che vogliono farsi una foto con lui. Lui accetta sempre e ha cominciato anche a girare con una specie di spada laser dopo che qualche bambino era rimasto deluso dal fatto che non ne avesse una. Cottam ora si veste solo da Jedi e ha iniziato anche a partecipare agli eventi di cosplayer. Tiene però a sottolineare che per lui il rapporto con gli abiti che indossa è opposto a quello dei cosplayer: per lui travestirsi significherebbe indossare dei normali jeans. Da quando si è convertito completamente al jedismo, Cottam è stato lasciato dalla sua ragazza, che si vergognava a passeggiare con lui per strada. I suoi amici trovano tutto molto strano, ma sono rimasti.

Ho 45 anni e ho accettato il fatto che probabilmente resterò single per tutta la vita. Ma mi rifiuto di cambiare quello che sono. Se trovassi qualcuna felice di vivere con me non proverei a convertirla al jedismo. La decisione dovrebbe essere sua, non mia.

Il mio cane mi ha rubato il trattore
Il John Deere Gator è un piccolo trattore. Un mezzo da lavoro un po’ più grande e potente di una macchinetta da campo da golf. Tom Hamilton, 77 anni, lo usa ogni giorno per attraversare i suoi campi nel South Lanarkshire, in Scozia, dove vive da 54 anni. Don invece è un cane, un border collie bianco e nero: segue Hamilton ogni giorno, in ogni lavoro nell’azienda agricola; salta sul sedile del passeggero e aspetta che il suo padrone lo chiami, all’occorrenza. «Non è il miglior cane che abbia mai avuto, ma è abbastanza bravo», ha detto Hamilton.

Una mattina, poco dopo le 8, Hamilton notò che uno degli agnelli da poco nati nella sua fattoria si era allontanato molto dalla madre. Hamilton saltò rapidamente sul suo trattore insieme a Don, per andare a recuperarlo. Si avvicinò all’agnello e lasciando Don sul suo sedile, riportò a piedi l’agnello dalla madre. Quando si voltò per tornare al trattore, vide che il trattore si stava muovendo nella direzione opposta alla sua, mentre Don lo fissava placido dal finestrino ignaro di quello che stava succedendo.

Il trattore si stava dirigendo verso l’autostrada, che attraversa la proprietà di Hamilton. Erano le 8 del mattino, uno dei momenti di massimo traffico. Hamilton sapeva che anche correndo non avrebbe mai raggiunto il trattore, ma ci provò. «Sono abbastanza in forma per un 77enne, ma anche prima che cadessi a terra sapevo che non avrei avuto mezza chance». Rialzandosi, Hamilton vide il trattore che sfondava la palizzata di legno che delimita il tracciato dell’autostrada. C’era solo una ripida scarpata di una decina di metri, prima dell’asfalto. Poteva sentire il rumore del traffico. Con il cuore in gola e aspettando solo il suono terribile dello scontro, si avvicinò alla palizzata. Da sotto la scarpata però non arrivò nessun rumore.

Hamilton guardò verso il basso: un uomo con una giacca arancione stava fermando le auto in arrivo e il trattore si era schiantato contro la barriera di cemento che divide le carreggiate, dopo aver attraversato la strada. Gli altri operai di un vicino cantiere stradale lo avevano visto arrivare, e avevano bloccato le auto in arrivo. Don – apparentemente illeso – balzò giù dal trattore e scappò di corsa in direzione dei campi. Hamilton, ignorando chi gli chiedeva di fermarsi, recuperò il veicolo e lo parcheggiò a bordo strada. Era in stato di shock. Quando la polizia arrivò, il traffico era tornato normale da un pezzo. Il trattore da allora è stato riparato ed è ancora in uso. Hamilton si era solo rotto una costola cadendo nell’inseguimento. Don zoppicò per un paio di giorni.

Ho mangiato solo patatine per 10 anni
Debbie Taylor ha 31 anni, negli ultimi 10 ha mangiato solo patatine e non pensa che mangerà mai qualcosa di diverso.

Si descrive come una persona difficile col cibo; da bambina, nonostante i tentativi di sua madre di farle mangiare cosechefannobene, aveva sempre preferito junk food. Intorno ai 10 anni ingrassò molto e il suo soprannome a scuola divenne “Debbie cicciona”. La cosa la fece cadere in depressione e diventare anoressica ed esasperata con la forma fisica. Quando si iscrisse al college pesava 44 chili e fu per un certo periodo ricoverata in ospedale. Lavorando come bagnina vide alcune sue colleghe in piscina che mangiavano noccioline. Provò anche lei e per un certo periodo si nutrì solo di pane con un po’ di sale e noccioline salate. A vent’anni rimase incinta e durante la gravidanza ricominciò a mangiare qualcosa. Nato il bambino, per caso, comprò un pacchetto di patatine aromatizzate con salsa barbecue. «Le adorai subito. Non mangiai niente di diverso per otto anni, fino al giorno in cui “feci la follia” e assaggiai le Monster Munch. Le mangiavo da bambina e tornarono le mie patatine preferite».

Taylor dice che ora mangia solo patatine, due volte al giorno. A colazione beve un te, salta il pranzo, il primo pacchetto arriva intorno alle 16 e il secondo verso ora di cena. È così abituata a questo ritmo da non avere mai davvero fame. Mangiare altri tipi di cibo, invece, la fa sentire gonfia e a disagio. Fa eccezione solo a Natale e per i rari pranzi con tutta la famiglia. Quando il suo fidanzato fece una torta con le sue iniziali sopra, all’inizio della loro storia, non la mangiò. Vedere il cibo però non le dà fastidio: cucina per il suo ragazzo e suo figlio spesso e volentieri, e lo fa anche per amici e parenti nei giorni di festa.

Razionalmente so che la mia dieta non è salutare, ma non la cambierò. Ho 31 anni e mi sembra troppo tardi, i danni sono fatti. So che avrò sempre problemi con il cibo. La terapia non mi attira, quando l’ho provata qualche anno fa a un certo punto mi sono preoccupata perché stavo ingrassando e ho smesso di mangiare del tutto.

Giorno per giorno, sto bene. Non mi ammalo più frequentemente degli altri, ma le mie unghie sono deboli e mi sanguinano le gengive quando mi lavo i denti. Il mio medico dice che sono anemica ma non mi ha costretto a cambiare dieta. Non sono sottopeso. Le confezioni formato famiglia di patatine hanno parecchie calorie.

Le cose, al momento, funzionano e continuerò così fino a che forse mi verrà voglia di cambiare. Non sono imbarazzata. Ma mi chiedo spesso perché la gente trovi così strano che io mangi solo patatine.

Ho fatto un incidente, apposta
Russell Dagless aveva fatto l’autista per più di 30 anni e aveva visto incidenti di qualsiasi tipo, quando lo scorso 20 gennaio ha fatto schiantare il suo camion in mezzo a un’autostrada inglese. Per un buon motivo.

Erano circa le 4 di pomeriggio e Dagless stava viaggiando con il suo camion sulla A47 verso la sede dell’azienda per cui lavora, a Norwich. La strada era molto trafficata, ma a un certo punto Dagless vide un gruppo di auto sterzare bruscamente verso sinistra, circa 300 metri davanti a lui. Un furgone aveva tagliato tutta la carreggiata da destra verso sinistra – siamo in Inghilterra, si guida al contrario – e si era schiantato contro la barriera di cemento centrale. Ora stava continuando ad accelerare, fuori controllo.

Dagless conosceva bene quel tratto di autostrada e sapeva che presto la barriera di cemento si sarebbe interrotta, e quindi il furgone sarebbe finito contromano nella carreggiata opposta. Senza pensarci troppo, Dagless decise di usare il suo camion per fermare il furgone. Accelerò per raggiungerlo e quando si affiancò, qualche secondo più tardi, vide il conducente del furgone svenuto sul suo sedile. Pensò rapidamente a cosa fare, mentre viaggiava a circa 70 chilometri all’ora nel mezzo di una strada trafficata.

Dagless accelerò ancora, si portò con il suo camion quasi oltre il furgone, e poi sterzò tagliandogli la strada e costringendo il furgone tra la coda del camion e la barriera. I due mezzi si stavano ancora muovendo: Dagless sapeva che se avesse frenato troppo bruscamente il furgone avrebbe spinto via la coda del camion facendogli perdere il controllo. Tenendo saldamente il volante, cominciò a frenare molto dolcemente. Quando si fermò, altri passanti lo aiutarono: tra loro un vigile del fuoco fuori servizio e un infermiere. L’autista del furgone fu soccorso immediatamente e poi portato in ospedale. Aveva avuto un’emorragia cerebrale e – ha notato Dagless – se gli fosse successo in un posto meno pericoloso di un’autostrada trafficata forse non sarebbe stato soccorso altrettanto rapidamente e non si sarebbe salvato. La polizia spiegò a Dagless che il suo intervento aveva probabilmente evitato un incidente molto grave, ma che comunque avrebbero dovuto aprire un’indagine perché aveva volontariamente causato un incidente. Al lavoro, il giorno dopo, Dagless fu accolto come un eroe. Dopo quindici giorni ricevette anche una lettera dalla polizia: l’indagine era stata chiusa.

Ho comprato per sbaglio un maiale gigante

Non avevo nessuna intenzione di diventare il proprietario di un maiale. Poi, un venerdì mattina di cinque anni fa, ricevetti un messaggio da una ragazza con cui ero andato a scuola. Mi disse che si ricordava quanto amassi gli animali e che lei aveva un maialino in miniatura di cui liberarsi. Lei aveva appena avuto due gemelli ed era troppo da gestire. Mi disse che il maialino aveva sei mesi, arrivava da un allevatore e non sarebbe cresciuto più di un gatto molto grosso. Le dissi che ci avrei pensato. Io e il mio fidanzato Derek avevamo già due cani, due gatti, una tartaruga e una carpa koi.

Quando la ragazza mi richiamò poche ore dopo dicendomi che c’era un’altra persona interessata e che dovevo decidermi in fretta, mi agitai e dissi di sì senza chiedere a Derek. Pensai: un porcellino in miniatura in casa, non è la cosa più figa del mondo? All’epoca era quasi di moda. George Clooney e Paris Hilton ne avevano avuto uno.

Steve Jenkins – che ha raccontato la sua storia al Guardian – ci mise qualche giorno a far accettare il maialino al suo ragazzo, ma le cose funzionarono. La maialina Esther li seguiva in giro per casa insieme ai due cani di famiglia, si faceva coccolare e giocava in giardino con gli altri animali. Dopo qualche settimana, Derek e Steve la portarono dal veterinario. E lì iniziarono i problemi. Il medico guardò Esther e capì subito che non era un maiale in miniatura, un maiale da compagnia, ma un normale maiale da allevamento. Se le cose fossero andate bene, sarebbe cresciuta fino a pesare circa 100 chilogrammi. Se fossero andate male, sarebbe potuta crescere più del doppio. Le cose andarono male.

Esther è arrivata a pesare quasi 300 chili. Dopo un momento in cui Steve e Derek pensarono di darla via, si è adattata alla vita di casa. Mangia frutta e verdura, esce da sola per fare la pipì e siccome i maiali non sudano, non puzza. La casa in cui Steve e Derek vivevano era troppo piccola, ma grazie a una raccolta fondi online si sono trasferiti in una piccola fattoria, dove vivono ancora gestendo un rifugio per animali. Il lavoro a tempo pieno di Steve è diventato curare la pagina Facebook di Esther, che ha più di un milione di like. Esther: Il mondo si cambia un cuore alla volta, il libro che Steve e Derek hanno scritto sulla loro storia, è stato tradotto in tutto il mondo ed è entrato nella classifica dei libri più venduti del New York Times.