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  • Martedì 10 ottobre 2017

Lo sceriffo di Las Vegas

Si chiama Joe Lombardo e dopo 30 anni di carriera si è trovato ad affrontare le indagini sulla strage del primo ottobre

Lo sceriffo della contea di Clark Joe Lombardo durante una conferenza stampa nel quartier generale della polizia di Las Vegas, il 4 ottobre 2017 (Ethan Miller/Getty Images)
Lo sceriffo della contea di Clark Joe Lombardo durante una conferenza stampa nel quartier generale della polizia di Las Vegas, il 4 ottobre 2017 (Ethan Miller/Getty Images)

Negli Stati Uniti le indagini sulla strage di Las Vegas del primo ottobre continuano, ma ancora non si sa cosa abbia spinto Stephen Paddock a uccidere 58 persone sparando sul pubblico di un concerto di musica country. L’FBI e la polizia di Las Vegas stanno lavorando insieme per cercare di capire le motivazioni di Paddock, se avesse una patologia psichiatrica e cosa significhino i numeri sul foglio di carta trovato nella sua camera d’hotel dalla polizia. Dopo un lungo articolo in cui ha ricostruito la vita di Paddock, il New York Times ne ha dedicato uno a Joseph Lombardo, il capo della polizia locale, uno che in trent’anni di carriera non si era mai trovato a dover gestire qualcosa di così grosso, ma che per ora sta facendo un ottimo lavoro.

Joseph Lombardo, detto Joe, è lo sceriffo della contea di Clark, la divisione amministrativa del Nevada in cui si trova Las Vegas. Fa parte della polizia della città da trent’anni e ne è diventato il capo nel 2015: ci sono 3.500 agenti che lavorano ai suoi ordini. È Repubblicano e il suo mandato da sceriffo finirà nel 2019, per questo Lombardo è già in campagna elettorale per essere rieletto. La strage del primo ottobre è il caso più impegnativo che gli sia capitato finora anche se negli ultimi anni ha dovuto affrontare situazioni abbastanza complesse: in un caso ha dovuto evitare uno scontro armato tra agenti dell’FBI e proprietari di ranch locali, poi ha dovuto gestire un aumento di omicidi a Las Vegas e difendere alcuni dei suoi uomini dall’accusa di uso eccessivo della forza contro un giocatore di football solo perché afroamericano.

Una delle cose più importanti che Lombardo ha fatto dopo la strage della settimana scorsa è stato tenere e far tenere ai suoi agenti un profilo basso con i giornalisti: i capi delle indagini hanno rifiutato quasi tutte le richieste di intervista e detto più volte che avrebbero parlato a una sola voce, esclusivamente tramite le conferenze stampa di Lombardo, per evitare che fossero diffuse informazioni non accurate. Secondo la polizia di Las Vegas tenere questo approccio – molto diverso da quello usato dalla polizia negli altri casi di sparatorie di massa – è anche un modo per non distrarre gli investigatori dalle indagini.

Drew Angerer/Getty Images

Lombardo si è molto fatto notare per questa linea di condotta, che gli è valsa gli elogi dei politici del Nevada. Jonathan Thompson, il direttore della National Sheriffs’ Association, ha detto al New York Times che Lombardo è «molto metodico», «a lawman’s lawman» – «proprio un uomo di legge» – e ha aggiunto: «Sta usando anni di addestramento per essere sicuro che le prove siano raccolte e gestite bene, ma anche che i diritti e la sicurezza della sua comunità siano garantiti». Gary Schofield, un ex vicesceriffo di Las Vegas, ha detto che Lombardo «non è un politico», ma «un poliziotto che si trova a fare un lavoro da politico».

I poliziotti che conoscono bene Lombardo dicono che è un abile stratega e che è molto alla mano, anche se non gli piace parlare in pubblico. I giornalisti hanno imparato a conoscere i suoi modi alle volte un po’ bruschi nell’ultima settimana. Ad esempio, mercoledì Lombardo ne ha criticato uno che aveva fatto una domanda sui conti di Stephen Paddock: «Questo è solo un modo diverso di fare una domanda già fatta. E io non posso rispondere a questa domanda». Nel corso della stessa conferenza stampa Lombardo ha condiviso con la stampa una sua teoria sulla sparatoria: che in qualche modo Paddock sia stato aiutato. Per cercare di scoprirlo lo sceriffo ha invitato chiunque sappia o abbia visto qualcosa che potrebbe essere utile alle indagini a farsi avanti; la stessa cosa ha fatto l’FBI con una serie di grossi annunci, tra le altre cose.

Un cartellone dell’FBI a Las Vegas che invita chiunque sappia qualcosa sulla strage del primo ottobre che possa essere utile alle indagini a farsi avanti: «Se sai qualcosa, dillo» (Drew Angerer/Getty Images)

In un’intervista con il New York Times Lombardo ha spiegato di aver deciso come organizzare le indagini sulla strage del primo ottobre basandosi sul modo in cui altri corpi di polizia locale lo avevano fatto in simili occasioni. Ha detto anche che a parte le indagini su Paddock la cosa più importante per lui è rassicurare la cittadinanza. Domenica la polizia ha restituito alle persone che erano al concerto country su cui Paddock ha sparato i loro cellulari e altri oggetti lasciati indietro durante la fuga.

Nonostante Lombardo sia Repubblicano, sarebbe favorevole a qualche forma di controllo sul possesso di armi da fuoco; si definisce un «moderato». William H. Sousa, un professore di criminologia dell’Università del Nevada, ha detto al New York Times che Lombardo fa parte di una generazione di sceriffi che vogliono migliorare i rapporti tra la polizia e le comunità: «Penso a lui come a un capo di polizia progressista. Si è molto sforzato sul versante della trasparenza».