Lo sciopero degli operai dell’Ilva

Stanno protestando in migliaia – e il governo gli ha dato ragione – contro un piano di tagli dei nuovi acquirenti

(ANSA/LUCA ZENNARO)
(ANSA/LUCA ZENNARO)

Oggi migliaia di operai dell’Ilva, la grande azienda siderurgica finita in crisi negli ultimi anni, hanno manifestato a Roma e in tutte le città dove hanno sede stabilimenti della società. Gli operai protestano contro il piano di sviluppo presentato dalla Am InvestCo Italy, formata dalle società Arcelor Mittal e Marcegaglia, che ha rilevato l’Ilva. Il piano prevede il licenziamento di 4 mila dipendenti su 14 mila e l’assenza di “continuità aziendale” per tutti gli altri: significa che i 10 mila operai rimanenti saranno assunti con un nuovo contratto a tutele crescenti secondo le regole del Jobs Act, e perderanno l’anzianità acquisita. Il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha detto che la proposta di Am InvestCo Italy è “irricevibile”, dando ragione agli operai, e ha interrotto dopo pochi minuti l’incontro con i rappresentanti della società che si stava tenendo al ministero.

Le principali manifestazioni contro la proposta di accordo sono in corso a Taranto e Genova, dove hanno sede i due stabilimenti più importanti dell’Ilva. Insieme agli operai hanno manifestato i principali sindacati, i rappresentanti delle due regioni e dei comuni di Taranto e Genova oltre agli arcivescovi di entrambe le città. La società acquirente, che ha formalizzato l’acquisizione all’inizio dell’estate, è un consorzio formato da Arcelor Mittal, la più grande azienda siderurgica europea che ha sede in Lussemburgo, e Marcegaglia, un’acciaieria italiana con una quota di minoranza nel consorzio, pari a circa il 15 per cento.

Dal 2012 l’Ilva di Taranto, l’acciaieria più grande d’Europa, è finita al centro di una complessa vicenda giudiziaria e politica. L’impianto è stato sequestrato per via dell’eccessivo inquinamento prodotto, i materiali prodotti sono stati bloccati e la famiglia Riva, proprietaria del gruppo, è stata messa sotto processo. Il gruppo, quindi, è praticamente fallito ed è stato messo sotto amministrazione controllata da parte dello Stato. Gli amministratori, a loro volta, si sono messi in cerca di un compratore a cui cedere la società: ad aggiudicarsela è stato il consorzio formato da Arcelor Mittal e Marcegaglia.

I sindacati avevano annunciato lo sciopero di oggi dopo che, venerdì scorso, gli acquirenti avevano presentato il loro piano di rilancio per l’Ilva. La società prevede quattromila esuberi, di cui 3.300 a Taranto. Prevede di riassumere i lavoratori con il nuovo contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act (che garantisce tutele ridotte in caso di licenziamento illegittimo rispetto rispetto ai vecchi contratti) e infine prevede l’assenza di qualsiasi forma di continuità contrattuale: significa che tutti gli operai saranno inquadrati come nuovi assunti, senza godere di eventuali scatti di anzianità maturati in precedenza.

Secondo Repubblica sono state queste condizioni a essere giudicate particolarmente gravi dai sindacati. Stando ai primi calcoli, alcuni lavoratori potrebbero arrivare a perdere tra i 6 e i 7 mila euro di stipendio ogni anno. Calenda ha detto che nell’accordo di luglio con cui il consorzio si è aggiudicato l’Ilva si parlava di “mantenimento dei livelli salariali”. Secondo Calenda, quindi, il consorzio avrebbe tradito la promessa; ma è possibile – se non addirittura probabile – che il consorzio abbia presentato un piano “estremo” considerando inevitabile questo tipo di dialettica con governo e sindacati e sapendo che è una posizione di partenza in una trattativa non semplice. Il ministro Calenda ha aggiunto che l’unico modo di far ripartire la trattativa è ricominciare dagli accordi di luglio.