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  • Martedì 26 settembre 2017

Come doveva essere “La fabbrica di cioccolato”

Nella prima versione del romanzo per bambini di Roald Dahl il protagonista Charlie era un bambino nero che finiva intrappolato in un dolce di Pasqua

Jack Albertson, Peter Ostrum e Gene Wilder in "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" (1971)
Jack Albertson, Peter Ostrum e Gene Wilder in "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" (1971)

Una delle cose note di Roald Dahl, il famosissimo scrittore per bambini autore tra gli altri di Le stregheIl GGG e Matilde, è che non aveva proprio un buon carattere: era antisemita, misogino, secondo molti, e intrattabile con le persone con cui lavorava, tanto che cambiò più volte casa editrice. Una delle cose di cui si è parlato di più è il razzismo della prima versione di La fabbrica di cioccolato, il suo romanzo da cui sono stati tratti i film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato con Gene Wilder e La fabbrica di cioccolato con Johnny Depp: gli Umpa-Lumpa, i lavoratori della fabbrica di Willy Wonka, erano inizialmente descritti come uomini africani di bassa statura, portati a lavorare nella fabbrica come schiavi di fatto, in cambio di cibo; solo in seguito il loro aspetto fu cambiato per farli apparire come esseri fantastici. Quello che si sa meno è che nella versione ancora precedente di La fabbrica di cioccolato il protagonista, Charlie, era un bambino nero.

Nel Regno Unito si è riparlato di questa cosa, comunque già nota agli esperti di Dahl, in occasione del centoeunesimo anniversario della nascita dello scrittore: in un’intervista a BBC Radio 4 la seconda moglie di Dahl, Felicity, ha detto che «è un gran peccato» che poi la storia sia stata cambiata su iniziativa dell’agente di Dahl, Sheila St. Lawrence. Per saperne di più su com’era fatta questa prima versione di La fabbrica di cioccolato Maria Russo del New York Times ha intervistato Catherine Keyser, una professoressa di letteratura inglese della University of South Carolina, che ha scritto un articolo sul tema sulla rivista Modern Fiction Studies.

La versione originale di La fabbrica di cioccolatoCharlie and the chocolate factory in inglese – si intitolava Charlie’s Chocolate Boy, cioè “Il bambino di cioccolato di Charlie”, e la storia che raccontava era molto diversa da quella che conosciamo. In La fabbrica di cioccolato Charlie è uno di dieci bambini fortunati che trovano un biglietto d’oro per visitare la fabbrica di dolci di Willy Wonka ed è l’unico che si dimostra degno di ereditarla perché non è egoista e viziato come gli altri. Le prime differenze in Charlie’s Chocolate Boy sono il numero di bambini invitati a visitare la fabbrica – ce ne sono due in più – e i nomi di alcuni di loro, ma soprattutto il fatto che Charlie Bucket, il protagonista, è un bambino nero e visita la fabbrica non accompagnato da suo nonno, ma dai genitori. Un’altra differenza è che non ci sono gli Umpa-Lumpa.

Dopo l’inizio con i biglietti d’oro, anche la trama è diversa: nella sala dedicata ai dolci per la Pasqua, Charlie entra in uno stampo per fare dolci di cioccolato grandi quanto bambini veri. Wonka si distrae e Charlie vi rimane rinchiuso: lo stampo viene riempito di cioccolato, che poi si solidifica intrappolando Charlie. Il bambino riesce a respirare e a vedere all’esterno grazie a due piccoli buchi, ma non riesce a chiamare aiuto né a muoversi. Successivamente il dolce di cioccolato in cui è imprigionato viene portato a casa di Wonka, come parte dei dolci di Pasqua destinati al figlio del cioccolataio: in questa versione del romanzo infatti Wonka è sposato e ha un figlio. Nella notte prima di Pasqua un gruppo di ladri entra in casa di Wonka per rubare soldi e gioielli, ma Charlie li vede e urlando riesce ad avvertire Wonka e la moglie del pericolo. La storia finisce con Wonka che dà in gestione a Charlie un negozio di dolci nel centro della città, il Charlie’s Chocolate Shop, dove il bambino può invitare tutti i suoi amici a mangiare cioccolato a volontà.

Secondo Catherine Keyser, «lo stampo a forma di bambino è una metafora per gli stereotipi razziali». La studiosa ha notato come nella prima metà del ventesimo secolo sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito le pubblicità dedicate ai prodotti di cioccolato contenevano spesso stereotipi razzisti che collegavano il colore del cioccolato a quello della pelle delle persone nere. La forma di cioccolato in cui Charlie finisce prigioniero dunque rappresenterebbe questi stereotipi: si adattano perfettamente al corpo del bambino, ma lo imprigionano e gli impediscono di farsi sentire. Questa teoria di un Roald Dahl antirazzista è forse un po’ azzardata considerando che dopo che St. Lawrence disse a Dahl di fare diventare Charlie bianco vennero introdotti gli Umpa-Lumpa nella “versione schiavi africani”. Secondo Keyser però questo passaggio mostra le ambivalenze del carattere di Dahl, presenti anche in altri aspetti della sua vita.