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  • Mercoledì 23 agosto 2017

Domani l’Angola avrà un nuovo presidente

Per la prima volta dopo 38 anni: alle elezioni di oggi non si è ricandidato il presidente Jose Eduardo dos Santos, per motivi di salute

(MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)
(MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)

Oggi gli abitanti dell’Angola andranno a votare per le elezioni politiche e per la prima volta dopo 38 anni sulla scheda non troveranno il nome di Jose Eduardo dos Santos, presidente del paese dal 1979 e, con 38 anni trascorsi al potere, il secondo leader più longevo di tutto il mondo (battuto solo dal presidente della Guinea equatoriale). Lo scorso febbraio dos Santos ha annunciato che non si sarebbe candidato alle successive elezioni per motivi di salute. Al suo posto il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), il partito al potere da 40 anni, candiderà l’attuale ministro della Difesa, João Lourenço.

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Jose Eduardo dos Santos João Lourenço alla chiusura della campagna elettorale ((MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)

Dos Santos è al governo dal 1979, dopo la morte del primo presidente dell’Angola, che aveva ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1975. Fino al 2002, dos Santos condusse una guerra civile contro gli altri principali movimenti di liberazione nazionale che si opponevano al MPLA. Il suo gruppo era appoggiato da Cuba e Unione Sovietica, mentre i suoi avversari erano sostenuti da Sudafrica e Stati Uniti. Dagli accordi di pace del 2002 a oggi le milizie rivali si sono trasformate in partiti di opposizione, ma gli avversari di dos Santos non sono mai riusciti a ottenere una vittoria elettorale. Le elezioni di oggi potrebbero essere la loro prima buona occasione in quindici anni. Secondo un sondaggio l’MPLA è in vantaggio, con circa il 38 per cento dei consensi, ma i due principali partiti, UNITA e CASA-CE, non sono troppo distanti, rispettivamente al 32 e al 26 per cento.

Le altre foto che il fotoreporter italiano Marco Longari ha scattato in Angola la settimana prima delle elezioni:

Le opposizioni sono state aiutate dal fatto che il calo del prezzo del petrolio, la principale esportazione del paese, ha danneggiato molto non solo la capacità del governo di favorire i propri alleati ed elettori, ma anche quella di fornire basilari servizi alla popolazione. Negli ultimi mesi, il ministero della Salute non è riuscito a fronteggiare l’epidemia di febbre gialla che ha già ucciso 400 persone. Dopo un decennio di crescita piuttosto anemica, nel 2016 l’Angola è entrata in recessione, un segnale particolarmente grave per un’economia in via di sviluppo, che invece dovrebbe crescere con percentuali molto più alte.

Per le opposizioni, però, ottenere una vittoria non sarà comunque facile. Lourenço, il ministro della Difesa scelto da dos Santos per sostituirlo come candidato del MPLA, è piuttosto popolare. Negli anni Ottanta, quando era governatore della provincia del Benguela, condusse una dura campagna anti-corruzione e fece arrestare alcuni membri del suo stesso partito. L’MPLA, inoltre, controlla la macchina del governo, la polizia, i media e numerosi funzionari governativi. Alle elezioni del 2012 ottenne il 72 per cento dei voti. A quelle del 2008 ne aveva ottenuto l’80 per cento. L’Unione Africana ha sempre valutato le elezioni nel paese libere e corrette, ma ha sottolineato le difficoltà dell’opposizione di ottenere accesso ai media. In Angola non è prevista l’elezione diretta del presidente: il capo del partito di maggioranza diventa automaticamente presidente e capo del governo. Come ha raccontato al Guardian Søren Kirk Jensen, esperto di Angola presso il centro studi Chatham House: «Sarebbe davvero sorprendente se l’MPLA perdesse le elezioni, ma almeno questa è la prima volta in 40 anni in cui c’è un po’ di incertezza sul risultato».

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Un ragazzo a un raduno di CASA-CE (MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)

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Sostenitori di UNITA alla chiusura della campagna elettorale (MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)

Anche se per l’Angola si tratta di uno storico momento di passaggio, dos Santos non sembra volersi allontanare del tutto dal potere. Come ha notato BBC, dos Santos pianifica di rimanere capo del MPLA, che probabilmente resterà il partito di maggioranza relativa, e membro del Consiglio della repubblica, un organo consultivo i cui membri godono dell’immunità. Sua figlia resterà a capo della compagnia petrolifera del paese, la principale fonte di entrate del governo, e suo figlio continuerà a ricoprire l’incarico di presidente del fondo sovrano dell’Angola, che gestisce circa 5 miliardi di dollari di profitti della vendita di petrolio.

Il governo dell’Angola è spesso accusato di distribuire in maniera clientelare i profitti dell’industria petrolifera e di utilizzarli per comprare il consenso necessario a restare al potere. La capitale del paese, Luanda, è una città moderna considerata tra le più care al mondo, con alberghi di lusso e infrastrutture di primo livello. Il resto del paese è molto povero e l’Angola è in testa a tutte le principali classifiche di disparità sociale.

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