E poi, cosa vuol dire “aiutiamoli a casa loro”?

Se ne parla da ieri per alcune dichiarazioni di Renzi riprese da Salvini, molto criticate

(TAHA JAWASHI/AFP/Getty Images)
(TAHA JAWASHI/AFP/Getty Images)

Da ieri si è creata molta agitazione intorno ad alcune dichiarazioni del segretario del Partito Democratico Matteo Renzi sul tema dell’immigrazione, che da alcune settimane è tornato al centro del dibattito pubblico italiano. Renzi ne ha parlato sia ad “ore nove” – la rassegna stampa quotidiana curata dal PD – sia nell’estratto del suo nuovo libro pubblicato ieri da Democratica, il nuovo quotidiano online del PD. La polemica nasce dal fatto che Renzi abbia deciso di usare uno slogan – “aiutiamoli a casa loro”, riferito ai migranti – da molti associato alla Lega Nord. Lo stesso segretario della Lega Matteo Salvini ha ripreso un passaggio del libro di Renzi dicendosi d’accordo, ma invitando gli elettori a “scegliere l’originale” (cioè Salvini).

“Aiutiamoli a casa loro” è uno slogan considerato particolarmente sgradevole: riferito a persone che sono già arrivate in Italia – magari per chiedere una forma di protezione internazionale – nasconde l’idea che non possano insediarsi stabilmente sul territorio italiano, e che in generale la loro “casa” rimarrà il loro paese d’origine.

Tralasciando la sgradevolezza dell’espressione, il concetto che ci sta dietro è quello di disincentivare l’immigrazione provando a promuovere la stabilità e l’economia dei paesi di origine dei migranti. È una politica molto rispettata e che negli ultimi tempi sta seguendo anche l’Unione Europea. Nel 2015 la Commissione Europea creò il cosiddetto “Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa” proprio per questo scopo. I paesi interessati sono quelli più instabili fra l’Africa settentrionale e centrale – fra cui anche Eritrea, Nigeria, Senegal e altri paesi di origine di migliaia di migranti – e il primo obiettivo è quello di avviare “programmi economici che creano opportunità di lavoro, in particolare per i giovani e le donne, con un’attenzione particolare alla formazione professionale e alla creazione di micro e piccole imprese”. Esistono però anche pareri scettici sull’efficacia di questi fondi, che secondo alcuni contribuiscono a rafforzare le élite locali di paesi che hanno già grossi problemi di corruzione e distribuzione delle risorse.

In un primo tempo il Fondo era stato accolto positivamente dagli stati dell’Unione, ma negli ultimi tempi sta avendo vari problemi di finanziamento: doveva disporre di 2,8 miliardi, ma finora sono stati messi a disposizione solamente 378,5 milioni di euro (cioè il 13 per cento del totale).

fondi sviluppo

Anche Renzi sembra intendere lo slogan come un sostegno alle politiche di sviluppo nei paesi africani: nel passaggio del suo libro dice di essere “fiero dell’aumento dei fondi per la cooperazione voluto dal nostro governo”, e più in generale spiega che l’immigrazione “non fa bene ai paesi da cui queste nostre sorelle e fratelli partono, visto che l’allontanamento di una parte così importante di capitale umano non può che rallentarne l’auspicabile processo di riforma degli assetti politici e sociali”. Renzi fra l’altro non è nuovo a dichiarazioni del genere: in un comizio tenuto alla Festa dell’Unità di Modena del 2016 disse che l’espressione “aiutiamoli a casa loro” è “un concetto giusto”. Nell’aprile del 2016 il suo governo fece circolare un documento chiamato “migration compact” (PDF) in cui proponeva di fornire più aiuti economici ai paesi africani in cambio di accordi più efficaci sui rimpatri (uno dei problemi più grossi della gestione del flusso migratorio dell’Africa).

Anche Salvini ha chiesto più volte di dare soldi ai paesi africani da cui proviene l’immigrazione, anche se non è chiaro se intenda i paesi da cui partono i barconi o i paesi di origine. Alcuni però hanno fatto notare che l’ultimo governo a cui la Lega Nord ha partecipato – quando Salvini non era ancora segretario – fu l’ultimo governo Berlusconi, che tagliò decisamente i fondi destinati dallo Stato italiano alla cooperazione internazionale.