Morte di un manifestante in Venezuela
La storia di uno dei più di 70 civili uccisi negli scontri degli ultimi mesi, stavolta davanti a fotografi e televisioni
Giovedì 22 giugno migliaia di persone hanno partecipato a una nuova manifestazione contro il governo, in Venezuela. Volevano raggiungere l’ufficio del procuratore capo Luisa Ortega – diventata nelle ultime settimane un’inaspettata critica del presidente Maduro – ma come è successo decine di altre volte negli ultimi mesi, sono presto cominciati violenti scontri con la polizia.
Il corteo, avanzando su un tratto di autostrada, è passato accanto alla base militare La Carlota. «Questa volta le persone non hanno più paura dell’autorità, sono furiose», ha raccontato il fotografo venezuelano di Reuters Carlos Garcia Rawlins. «Prima i manifestanti scappavano appena sentivano l’odore del gas lacrimogeno, ora non scappano più».
(EFE/Miguel Gutierrez /LaPresse)
Da dentro la recinzione della base, gli agenti della Guardia nazionale hanno provato a disperdere la folla sparando gas lacrimogeni, ma sono stati a loro volta attaccati con un lancio di sassi e i manifestanti hanno provato ad abbattere la recinzione.
(EFE/Miguel Gutierrez/LaPresse)
Il 22enne David Jose Vallenilla era tra loro, ma quando un gruppo di altri soldati si è avvicinato alla recinzione imbracciando fucili e pistole, non si è allontanato subito. Da dentro la base, a pochi metri di distanza da lui ma oltre la recinzione, un soldato ha preso la mira con il suo fucile e ha sparato, colpendolo nel petto.
(REUTERS/Carlos Garcia Rawlins)
La scena è stata fotografata e trasmessa in diretta televisiva. Come si dice in questi casi, è-successo-tutto-molto-in-fretta: una sensazione comune quando si osserva un incidente o una sparatoria, e si scopre che è tutto più veloce e meno drammatico di come lo si immagina. Vallenilla ha una bandana sul volto, una maglia azzurra e uno zaino tenuto sul petto: si alza per lanciare qualcosa contro gli agenti, uno di loro tira su il fucile e si sente il rumore dello sparo. Vallenilla si piega, si gira e si allontana di qualche metro mentre un altro manifestante, con un sottile scudo che di certo non fermerebbe un proiettile, prova goffamente a raggiungerlo e proteggerlo. I giornalisti e i fotografi, tra cui Carlos Garcia Rawlins di Reuters, guardavano la scena da lontano, proteggendosi dietro a una barriera di cemento.
(REUTERS/Carlos Garcia Rawlins)
Altri video girati da più lontano mostrano cosa è successo dopo. Vallenilla si allontana qualche metro con passi incerti, poi si accascia a terra e viene circondato da altri manifestanti, che lo prendono di peso e disordinatamente lo trascinano via, verso le ambulanze.
(REUTERS/Carlos Garcia Rawlins)
Un’altra foto di Garcia Rawlins lo mostra con la testa gettata di lato, gli occhi semichiusi e spenti, mentre due paramedici con caschetto e maschera antigas lo portano via su un motorino
(REUTERS/Carlos Garcia Rawlins)
In Venezuela le cose vanno malissimo ormai da anni, economicamente e politicamente. Il presidente Nicolás Maduro, che nel 2013 ha preso il posto di Hugo Chavez dopo la sua morte, ha dilapidato la già fragile eredità politica del bolivarismo, perdendo il vasto consenso che il governo socialista aveva nel paese e reagendo alle proteste e alla crisi cercando di rafforzare il suo potere in senso autoritario. Negli ultimi tre mesi – dopo che un alto tribunale del paese vicino al governo aveva provato a togliere i poteri al Parlamento controllato dall’opposizione dal 2015 – nuove e più violente proteste dei sempre più numerosi oppositori del governo sono state represse dall’esercito, dalla polizia e da bande di paramilitari leali a Maduro. Almeno 75 persone sono morte negli scontri degli ultimi mesi, che sono diventati insieme più partecipati, più coraggiosi e più disordinati: e più disordinata si sta facendo anche la risposta delle forze dell’ordine.
Il 22enne David Jose Vallenilla è morto in ospedale giovedì scorso, pochi minuti dopo essere stato colpito al petto tre volte. Pochi giorni prima Fabian Urbina, 17 anni, era stato ucciso dalla polizia che aveva sparato contro la folla che manifestava. Il governo venezuelano ha risposto arrestando diversi agenti di polizia accusati di aver sparato sui civili. Parlando con i giornalisti poco dopo la morte di suo figlio, il padre di Vallenilla ha raccontato in lacrime che Maduro lo aveva anche conosciuto, suo figlio, da piccolo, quando lui e il futuro presidente del Venezuela lavoravano insieme nei trasporti pubblici di Caracas.