La risposta di Berlusconi a Panebianco sulla legge elettorale

In una lettera al Corriere della Sera dice che non è vero che la legge proporzionale in discussione alla Camera rovinerà la democrazia

(Xinhua/Jin Yu)
(Xinhua/Jin Yu)

Silvio Berlusconi ha scritto una lettera al Corriere della Sera per rispondere all’analisi di Angelo Panebianco sulla legge elettorale in discussione alla Camera in questi giorni, pubblicata sempre dal Corriere qualche giorno fa. Panebianco aveva definito la nuova legge “dannosa” per la democrazia, e Berlusconi gli ha risposto punto su punto, argomentando il contrario.

Caro direttore, stimo il prof Panebianco, e quindi ho letto con doverosa attenzione le sue osservazioni sulla legge elettorale in corso di approvazione, nelle quali mi chiama in causa personalmente. Ci sono tuttavia diversi aspetti del suo ragionamento che non convincono, al di là della storia e della rispettabile preferenza del professore per i sistemi uninominali, preferenza che anch’io condividevo in passato, quando però lo scenario politico italiano era bipolare e quindi del tutto diverso.

1) Il sistema elettorale tedesco può non piacere, ma quale altra soluzione sarebbe stata possibile, dopo le ripetute bocciature da parte della Consulta? Una sola: l’uninominale secco, all’inglese, o a doppio turno, alla francese. Questi sistemi avrebbero portato non soltanto a un risultato elettorale del tutto imprevedibile (lo spostamento di poche migliaia di voti avrebbe potuto sconvolgere il panorama politico) ma, tertium non datur, ad una di queste due situazioni: o un Parlamento senza una maggioranza, e quindi costretto comunque alle coalizioni, o un Parlamento con una maggioranza che rappresenterebbe molto meno di 1/3 dei cittadini perché sono molti gli aventi diritto al voto che non votano. Non capisco perché questo dovrebbe rafforzare la democrazia.

2) Condivido solo in parte l’analisi storica secondo la quale il proporzionale ha tenuto il Pci lontano dal governo solo in presenza della guerra fredda e della divisione del mondo in blocchi. Questi aspetti ovviamente esistevano, ma quello decisivo è stato che la maggioranza degli italiani non ha mai votato per il Pci o per partiti disposti a sostenerlo al governo. Se fosse accaduto che sarebbe successo? L’America o la Nato avrebbero impedito di insediarsi a un Parlamento e a un Governo scelti dagli italiani? Forse lo avrebbero fatto, e anche con legittime ragioni, ma certo non sarebbe stato un trionfo della democrazia.

(Continua a leggere sul sito del Corriere della Sera)