Cosa vuol dire “nemesi”

Non certo “nemico”: è un concetto più complesso, che riguarda per certi versi “le colpe dei padri”

di Massimo Arcangeli

Nemesi è un termine più specifico di punizione, vendetta o castigo. Indica la giustizia riparatrice, che ricade inesorabile sui discendenti dei responsabili di un torto, un’ingiustizia, un delitto; le sue vittime, se parliamo di nemesi storica, sono perlopiù nazioni, popolazioni, stirpi familiari o altre entità territoriali o complessi di persone che presuppongano il passaggio da una generazione alle successive. Espiamo una pena se a scontare le nostre colpe siamo noi, subiamo una nemesi se, pur innocenti, veniamo puniti per le colpe di un nostro predecessore o antenato. In un senso più generico la colpa può però anche ricadere sul soggetto da punire, anche se non sempre la punizione inferta è da ritenersi egualmente meritata; l’idea di fondo resta quella di una giustizia compensativa, e tuttavia la compensazione, se può essere reazione a un atto di superbia, arroganza o altro (la bramosia di ricchezze fu la nemesi di re Mida), può manifestarsi anche come un evento infausto che interrompa una ripetuta serie di fortunate vicende per un eccesso di fiducia nelle proprie capacità, per una mancanza di cautela o accortezza e cose simili: il fallimento di oggi è la nemesi del tuo inguaribile ottimismo.

Nemesi è una parola di origine greca. Il greco νέμεσις, che significò “sdegno”, “gelosia”, e poi “ira” o “vendetta” (divina), è un probabile derivato di νέμω (“distribuire, dividere, assegnare, ecc.”). La dea cui diede il nome, conosciuta anche in latino (Nemĕsis), era il simbolo della giustizia vendicatrice. Ritenuta ora figlia della Fortuna (o con lei identificata), ora di Giove (che ne fu per alcuni, invece, l’amante) e della Necessità (o Ineluttabilità), ora dello stesso padre degli dei e della Notte, ora di quest’ultima e di Oceano, e di altre divinità ancora, «dall’alto de’ cieli, assorta in un’arcana eternità, osservava tutto ciò che avea luogo sulla terra, vegliava in questo mondo pel castigo dei colpevoli, e nell’altro con estremo rigore li puniva. Severi, ma giusti erano i suoi castighi, e niuno potea sottrarsi ai suoi colpi» (Dizionario d’ogni mitologia e antichità, incominciato da Girolamo Pozzoli sulle tracce del Dizionario della favola di Fr. Noel, continuato ed ampliato dal prof. Felice Romani e dal D.r Antonio Peracchi, vol. IV, Milano, presso Batelli e Fanfani Tipografi e Calcografi, 1823, p. 44):

Questa Divinità, sovrana dei mortali, giudice delle segrete cagioni che li faceano operare, comandava eziandio al cieco Destino, e a suo beneplacito facea dell’urna di quel Dio uscire i beni ed i mali. Essa avea piacere di far piegare le orgogliose teste, d’umiliare coloro che nelle prosperità mancavano di moderazione, coloro la cui bellezza e la forza del corpo oppur l’ingegno rendeano troppo superbi, e coloro finalmente che disobbedivano agli ordini delle persone che aveano dritto d’imporli. Ministra della Giustizia, ispezione ella aveva speciale sulle offese fatte ai padri dai loro figli. Essa accoglieva i segreti voti dell’amore sprezzato o tradito, e vendicava le infelici innamorate dell’infedeltà dei loro amanti (ibid.).

In questa bella descrizione ottocentesca ritroviamo un po’ tutti i tratti della moderna nemesi. Compresa la smoderatezza, meno disonorevole di altri peccati o misfatti, di chi vive la propria condizione di prosperità senza limiti o paletti.

 

Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.
Il nuovo libro di Massimo Arcangeli, “La solitudine del punto esclamativo“, esce il primo giugno per il Saggiatore.