Il progetto per trovare 25 animali di cui abbiamo perso le tracce

Un'organizzazione texana si metterà alla ricerca delle specie che ufficialmente non sono estinte ma che non si vedono da parecchio

di Karin Brulliard – The Washington Post

Un hippocampus minotaur, il cui ultimo esemplare è stato avvistato in Australia nel 1996, una delle specie oggetto del progetto di Global Wildlife Conservation (Sara A. Lourie via Global Wildlife Conservation)
Un hippocampus minotaur, il cui ultimo esemplare è stato avvistato in Australia nel 1996, una delle specie oggetto del progetto di Global Wildlife Conservation (Sara A. Lourie via Global Wildlife Conservation)

Una volta a Fernandina, l’isola meno esplorata nell’arcipelago delle Galapagos, viveva una sottospecie di tartaruga gigante. Nel 1906 alcuni esploratori della California Academy of Sciences trovarono un esemplare maschio della tartaruga, che uccisero per conservarlo come campione. L’avvistamento successivo avvenne nel 1964, quando una spedizione sull’isola segnalò la presenza di escrementi di tartaruga. Nel 2009 un’indagine aerea avvistò qualcosa che aveva l’aspetto di una tartaruga. Alla prova dei fatti, però, di quel rettile non c’è traccia da 111 anni.

Oggi la ricerca di questa tartaruga – e di una ventina di altre “specie perdute” – sta per ricominciare.

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La tartaruga gigante delle Galapagos dell’isola di Fernandina (John Van Denburgh via Global Wildlife Conservation)

L’organizzazione texana Global Wildlife Conservation (GWC) sta per iniziare una ricerca globale di quelli che definisce i 25 animali “più ricercati” del mondo (in un caso, in realtà, si tratta di una pianta). Nessuno di loro è ufficialmente estinto, ma nel complesso queste specie non vengono avvistate da oltre 1.500 anni. L’elenco, che è stato realizzato con la consulenza di decine di esperti dell’International Union for Conservation of Nature, comprende un pipistrello, un’ape, un parrocchetto, un cavalluccio marino e un tipo di corallo. Agli esperti è stato chiesto di indicare una specie che non venisse avvistata da più di dieci anni e che avesse rilevanza a livello culturale. Non sono state prese in considerazione invece specie che sono già state dichiarate estinte, come la tigre della Tasmania.

La cosa più importante del progetto è «il barlume di speranza» di ritrovare queste specie, ha detto Robin Moore, il responsabile del progetto. «Stiamo affrontando una crisi di estinzioni e credo che le persone abbiano bisogno perlomeno di pensare che esista una qualche speranza», ha detto Moore, che è un biologo e direttore delle comunicazioni di GWC. «La speranza è una motivazione più forte della disperazione», ha aggiunto.

Dopo essere partita da una lista iniziale di 1.200 candidature, GWC ha ristretto la rosa a quelle che Moore definisce «bizzarre e carismatiche», “specie bandiera” che, se dovessero ancora esistere, abiterebbero 18 paesi del mondo. L’elenco non comprende le specie già cercate da molte persone, ha detto Moore, come il picchio dal becco d’avorio, un uccello di cui fu segnalata la presenza in Arkansas nel 2004 (anche se l’avvistamento viene oggi messo in dubbio).

Moore ha detto che GWC spera di iniziare la spedizione alla fine dell’estate, dopo una campagna iniziale per raccogliere 500mila dollari. Il tipo di ricerca varierà da caso a caso, ha raccontato. Gli scienziati potrebbero decidere di cercare per due settimane l’anatra testarosa, che non viene avvistata da 68 anni; i mammiferi più grandi, come il canguro arboricolo Wondiwoi dell’Indonesia, potrebbero essere individuati usando telecamere a distanza; parlare con la gente del posto potrebbe rivelarsi utile per trovare la rana arlecchino scarlatta nella foresta nebulosa del Venezuela; saranno invece necessari sommozzatori e navi per la ricerca del corallo solitario di Wellington, una specie molto diffusa in alcune aree delle Galapagos fino a quando la zona fu colpita da El Niño, all’inizio degli anni Ottanta.

Moore ha avuto una dimostrazione diretta di come questa iniziativa potrebbe funzionare. Nel 2010, quando lavorava per Conservation International, lui e un suo collega avviarono un progetto chiamato “La ricerca delle rane perdute”, in cui scienziati di tutto il mondo si misero alla ricerca di dieci specie di rane di cui non si avevano più tracce. Nel giro di un anno ne trovarono tre, riscoprendone altre dodici.

Nel caso voleste dare una mano al progetto, Moore ha detto che suggerimenti e segnalazioni di avvistamenti sono ben accetti. Di seguito elenchiamo cinque delle specie da cercare; le altre si possono vedere sul sito lostspecies.org, anche se in molti casi l’unica immagine disponibile è un rendering.

Lo scoiattolo volante di Namdapha

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(Creative Commons)

Questo scoiattolo non viene avvistato da 36 anni. Un unico campione raccolto in un parco nazionale nel nordest dell’India è la sola prova che sia mai esistito.

Lo storione del Syr Darya

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(Bernard R. Kuhajda via Global Wildlife Conservation)

Questo piccolo storione è originario del fiume Syr Darya, in Asia centrale. Fu visto per l’ultima volta in Kazakistan negli anni Sessanta.

L’anatra testarosa

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(Philip Nelson via Global Wildlife Conservation)

La testa e il collo rosa dei maschi di questa specie potrebbero far pensare che siano animali facili da avvistare, persino nelle regioni selvagge del Myanmar. Ma nonostante le intense ricerche seguite ad avvistamenti non confermati nel 2006, questa specie continua a sfuggire dall’ultima volta in cui fu avvistata, nel 1949.

La quaglia dell’Himalaya

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National Museum of Natural History Naturalis via Global Wildlife Conservation

Questa quaglia, di cui si sa che ha vissuto in almeno due posti diversi in India, è la specie più vecchia della quale non si hanno tracce nella lista: fu vista per l’ultima volta nel 1876.

La rana arlecchino scarlatta

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(Enrique La Marca via Global Wildlife Conservation)

Questa rana è stata vista per l’ultima volta nel 1990 e da quanto ne sappiamo proviene da un unico corso d’acqua nella foresta nebulosa venezuelana. Alcune ricostruzioni, però, suggeriscono che potrebbe vivere in una zona remota non ancora esaminata dagli scienziati, ha detto il Global Wildlife Conservation.

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