• Libri
  • Domenica 7 maggio 2017

Il nuovo libro sull’omicidio di Giorgiana Masi

Lo ha scritto Concetto Vecchio, che ha parlato con l'agente di polizia accusato di avere ucciso la ragazza mentre partecipava a una manifestazione dei Radicali nel 1977

Alcune copie del libro di Concetto Vecchio che uscirà l'11 maggio
Alcune copie del libro di Concetto Vecchio che uscirà l'11 maggio

Sabato Repubblica ha pubblicato un estratto del libro Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano di Concetto Vecchio, pubblicato da Feltrinelli e in uscita l’11 maggio. Il libro parla dell’omicidio di Giorgiana Masi, che il 12 maggio 1977 venne uccisa a Roma al termine di una manifestazione organizzata dai Radicali. Il caso non venne mai risolto, ma le principali ipotesi formulate durante le indagini sono state due: l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga sostenne che il colpo fosse partito dalla pistola di uno dei membri del gruppo Autonomia Operaia (che si era unito alla manifestazione), mentre i gruppi della sinistra extraparlamentare sostennero che a sparare fosse stato uno degli agenti delle forze dell’ordine in borghese. I sospetti in questo senso furono rafforzati dalla diffusione di una foto dell’agente Giovanni Santone con una pistola in mano, scattata dal fotografo Tano D’Amico, che Vecchio ha incontrato nel 2016. Una parte del loro incontro viene raccontata nel capitolo riportato nell’estratto.

Pubblichiamo un estratto dal libro “ Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano” ( Feltrinelli). In questo capitolo parla per la prima volta Giovanni Santone, uno dei poliziotti in borghese su cui si concentrarono le polemiche dopo il delitto di Giorgiana Masi, uccisa da un colpo di pistola alla fine di una manifestazione indetta dai Radicali.

Passarono molti mesi prima che mi decidessi a contattare Giovanni Santone, il poliziotto con la borsa Tolfa e la pistola in pugno contro cui si erano scagliati i Radicali nelle settimane e nei mesi seguenti all’uccisione di Giorgiana. Le sue foto, finite sulle pagine dei giornali, erano rapidamente assurte a simbolo della repressione attuata da Cossiga: il simbolo tout court del 12 maggio. Che ne era stato di lui? (…) Lo incontrai un venerdì di febbraio del 2016 al Gran Caffé Mazzini, a Roma. (…) «Il 12 maggio finì tutto per me. Tutto!» Santone bolliva di rabbia. «E pensare che io di politica non capivo niente. La sera prima mi dissero che mi sarei dovuto aggregare alla Digos, che avrebbe prestato servizio a margine della manifestazione dei Radicali. Me lo chiese il mio dirigente, Alfredo Balassone, il capo della sezione antirapine, la sesta sezione della questura di Roma. Scelsero me e altri due o tre. “Fatti trovare là, all’una”, fu l’ordine. Mi ritrovai assegnato alla sezione politica diretta da Umberto Improta senza avere chiaro cosa dovessi fare. Abitavo al Pigneto, presi l’autobus, e intorno a mezzogiorno mi recai in centro». Fece una pausa, come per pesare il suo resoconto.

(continua su Repubblica.it)