Cosa sappiamo sul reddito di inclusione sociale

Il governo Gentiloni ha preso alcuni impegni sui criteri per assegnare il nuovo sussidio economico: la novità più importante è che non conterà solo l'ISEE

Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni mentre firma il memorandum sul reddito d'inclusione sociale insieme al ministro del Lavoro Giuliano Poletti e a Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, a Palazzo Chigi, il 14 aprile 2017 (Vincenzo Livieri - LaPresse)
Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni mentre firma il memorandum sul reddito d'inclusione sociale insieme al ministro del Lavoro Giuliano Poletti e a Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli, a Palazzo Chigi, il 14 aprile 2017 (Vincenzo Livieri - LaPresse)

Da ieri abbiamo qualche informazione in più su come dovrebbe essere distribuito il “reddito di inclusione sociale” (REI), un aiuto di alcune centinaia di euro al mese destinato ai nuclei familiari residenti in Italia che si trovano sotto la soglia di povertà. Il REI era già previsto nella legge delega contro la povertà, che il governo di Paolo Gentiloni dovrà introdurre con una serie di decreti attuativi entro maggio: ieri però il governo e Alleanza contro la povertà, una rete di associazioni e sindacati, hanno firmato un memorandum su alcuni paletti che dovrà rispettare il REI, in cui è spiegato a grandi linee chi ne avrà diritto, a quanto ammonterà nel 2017 e come ci si assicurerà che sia ricevuto dalle persone con i requisiti per ottenerlo.

La più grande differenza tra il REI e il Sostegno per l’inclusione attiva (SIA), l’attuale sussidio economico previsto per i residenti in Italia in condizione di indigenza e introdotto a livello nazionale lo scorso settembre, sarà che il criterio economico di assegnazione del REI non sarà solo l’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), ma anche l’indice della situazione reddituale (ISR), ovvero l’ISEE senza tenere conto delle proprietà immobiliari e mobiliari: questa modifica insieme l’innalzamento del massimo ISEE per l’accesso potranno permettere di riceverlo anche a famiglie prive di reddito che però possiedono una proprietà immobiliare o dei risparmi (che fanno aumentare l’indice ISEE). Anche l’importo massimo sarà maggiore, dato che il SIA è pari a 80 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare con un massimo di 400 euro, mentre il REI, di cui ancora non si conoscono comunque i criteri di calcolo, almeno nel 2017 potrà arrivare fino a 485 euro al mese.

Secondo i dati diffusi dal ministro, il REI sarà ricevuto da circa 400mila famiglie, e ne beneficeranno 1,7 milioni di persone. Si tratta di meno di un terzo dei 4,6 milioni di persone che secondo l’ISTAT si trovano in povertà assoluta, che cioè non sono in grado di acquistare un paniere di beni e servizi essenziali. Il REI sarà assegnato in maniera prioritaria a famiglie con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza e disoccupati di età superiore a 55 anni. Per beneficiare della misura bisognerà essere residenti in Italia da un certo tempo, quindi non potrà essere utilizzata dai richiedenti in asilo appena arrivati.

Chi potrà ottenere il REI

Il criterio economico principale per avere accesso al REI sarà avere un ISEE pari o inferiore ai 6mila euro; per il SIA era molto più basso, solo 3mila euro. L’innalzamento della soglia dell’ISEE è ciò che permetterà ai proprietari di prima casa in condizioni di povertà di accedere al REI, posto che non possiedano anche altri immobili che potrebbero costituire una fonte di reddito. Verrà comunque considerato anche il semplice indicatore della situazione reddituale (ISR), uno dei valori che vengono usati per il calcolo dell’ISEE: tiene conto del reddito davvero disponibile ai nuclei famigliari per le spese quotidiane dato che viene calcolato sottraendo le spese di affitto o le spese condominiali, che possono variare molto in base alla residenza. Per l’ISR la soglia sarà fissata ai 3mila euro. Occhio: non vuol dire che sarà escluso chi guadagna più di 3mila euro all’anno, si tratta pur sempre di un valore ottenuto da un calcolo. Potrebbe essere alzata in futuro, ma per ora è stata tenuta così bassa da un lato per via delle risorse finanziarie disponibili al momento per il cosiddetto “Fondo per la lotta alla povertà” (2 miliardi di euro per il 2017, altri 2 per il 2018; Alleanza contro la povertà ha chiesto di farla crescere fino a 7,5 miliardi di euro nei prossimi anni), dall’altro per avere la certezza di aiutare in modo «adeguato» le persone con maggiore bisogno.

Un’altra cosa che distingue il REI dal SIA è che lo potranno ricevere, almeno in parte e per alcuni mesi, anche le famiglie che, grazie a un nuovo impiego, a un certo punto dovessero risalire sopra la soglia di reddito prevista. In questo modo si pensa di evitare la cosiddetta “trappola della povertà”, quel fenomeno per cui alcune persone in stato di indigenza rinunciano a cercare lavoro, facendo affidamento solo sui sussidi statali, per paura di perdere questi privilegi. Per questa ragione, rispetto al SIA, i sostenitori del REI lo presentano come una misura per favorire il reinserimento sociale e lavorativo.

A quanto ammonterà il REI

Le famiglie riceveranno somme diverse a seconda del loro reddito e di alcune caratteristiche, come il numero di componenti del nucleo famigliare e la presenza di minori o disabili. L’importo del REI sarà calcolato facendo la differenza tra il reddito disponibile e la soglia di 3mila euro dell’ISR: nel memorandum del governo e di Alleanza per la povertà c’è scritto che l’assegno mensile dovrà essere pari al 70 per cento di questa differenza, a cui vanno però vanno sottratte altre misure assistenziali percepite dal nucleo familiare. Per il 2017 l’importo massimo mensile non sarà comunque superiore a 485 euro, lo stesso importo dell’assegno sociale per le persone con più di 65 anni.

Cos’altro dice il memorandum firmato da governo e Alleanza contro la povertà

Non tutti i 2 miliardi di euro stanziati per il “Fondo per la lotta alla povertà” andranno a finanziare i sussidi. Una quota sarà destinata al ministero del Lavoro per finanziare i servizi territoriali legati al REI, che serviranno a informare le persone sul nuovo sussidio, organizzare le procedure di accesso per gli aventi diritto così come i percorsi d’inserimento sociale: questa quota non dovrà essere inferiore al 15 per cento del Fondo. Il memorandum prevede anche che una struttura nazionale ancora da individuare aiuti le amministrazioni locali a introdurre il REI.