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  • Venerdì 14 aprile 2017

Cos’è la MOAB, la “madre di tutte le bombe”

Come funziona la bomba sganciata in Afghanistan, perché finora non era mai stata usata in combattimento e perché non spaventa troppo i nemici degli Stati Uniti

(Northwest Florida Daily News via AP)
(Northwest Florida Daily News via AP)

Giovedì 13 aprile, gli Stati Uniti hanno sganciato in Afghanistan la cosiddetta “Madre di tutte le bombe”, l’ordigno non nucleare più potente nell’arsenale militare americano. Il suo nome tecnico è “GBU-43 Massive Ordnance Air Blast bomb”, o abbreviato MOAB (che è anche l’acronimo di “Mother of all bombs”, “Madre di tutte le bombe”). L’esercito americano ha detto di averla utilizzata per colpire e liberare da mine e altre trappole un complesso di caverne utilizzato dall’ISIS in Afghanistan. Il ministero della Difesa afgano ha detto che nessun civile è stato ucciso e che 36 miliziani dell’ISIS sono morti nell’attacco. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito il bombardamento: «Un’altra operazione andata bene», e il suo staff ha specificato che non è stato il presidente a ordinare direttamente l’attacco.

Che cos’è la MOAB?
La GBU-43 è una bomba sviluppata nel 2003 ed utilizzata ieri per la prima volta in combattimento. È lunga poco più di nove metri e pesa dieci tonnellate, di cui otto e mezzo sono rappresentate dall’esplosivo. Nessun bombardiere americano ha attualmente le dotazioni necessarie a trasportarla, così la MOAB deve essere sganciata da un cargo C-130. Il suo potere distruttivo è equivalente a circa dieci tonnellate di TNT. Per fare un paragone, la bomba nucleare sganciata su Hiroshima aveva una forza equivalente a quindicimila tonnellate di TNT.

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Da sinistra: la MOAB, il suo predecessore, la BLU-82 (detta “Taglia margherite”) e le due più grandi bombe utilizzate nella Seconda guerra mondiale

A cosa serve?
La MOAB non è un ordigno penetrante, cioè non è studiata per colpire strutture pesantemente fortificate o sotterranee – un compito riservato ad ordigni come il Massive Ordnance Penetrator, una bomba ancor più pesante, studiata per distruggere bunker sotterranei. Il suo raggio di esplosione e l’immensa onda d’urto che produce, però, sono in grado di distruggere caverne superficiali e altri sistemi poco profondi, come trincee e fortificazioni campali. Il raggio d’effetto è di circa 1,5 chilometri (il che non significa che stando a un chilometro dalla bomba si rischia la morte, ma che si sentirebbe l’onda d’urto). Per questa ragione, la bomba è ritenuta un buon sistema per liberare una vasta area da mine e altre trappole esplosive, lasciando nel contempo i difensori storditi e spaventati e quindi facili da sopraffare.

Questo significa che il ruolo principale della MOAB – e di altre bombe di dimensioni simili, come la sua antesignana “Taglia margherite” – è soprattutto psicologico. Bombe di enormi dimensioni sono intrinsecamente uno spreco di risorse. Al centro dell’esplosione, la forza che viene sprigionata è immensamente superiore a quella necessaria a distruggere il bersaglio della bomba, sia esso un edificio o una persona. Le munizioni più sofisticate in uso oggi sfruttano il principio opposto: invece di concentrarlo in unico ordigno, l’esplosivo viene suddiviso in diverse bombe più piccole, in modo che un’area più vasta venga colpita in maniera omogenea. Si tratta del principio dietro le cosiddette “bombe a grappolo”, in cui un unico proiettile contiene numerose bombe più piccole che vengono distribuite su un’area molto ampia.

È stato un “segnale”?
Nelle prime ore dopo l’attacco diversi opinionisti e giornalisti si sono domandati se l’uso di un’arma così particolare rappresentasse un qualche tipo di segnale da parte dell’amministrazione americana. Alcuni hanno ipotizzato che il presidente Trump volesse mostrare la sua determinazione nella lotta contro l’ISIS. Secondo altri si tratterebbe invece di un segnale indirizzato alla Corea del Nord. In realtà, come ha spiegato Vox in un lungo articolo, non sembra questo il caso. Per prima cosa, l’uso della bomba non sembra sia stato ordinato direttamente da Trump. Anzi, il suo staff ha specificato che ai militari che conducono i combattimenti in Afghanistan è stata lasciata molta più libertà su come condurre la guerra rispetto al passato.

Non è chiaro, inoltre, che tipo di segnale avrebbe dovuto essere. La MOAB non è stata utilizzata fino ad oggi non tanto per qualche forma di remora morale, ma principalmente perché è un’arma utile soltanto in contesti molto specifici. Ad esempio, è impossibile da usare in quasi tutte le zone di combattimento di Siria e Iraq, dove l’ISIS si è insediato in zone altamente urbanizzate e dove un’arma come il MOAB causerebbe moltissimi morti tra i civili e danni agli edifici e alle infrastrutture. Il MOAB è ancora più inutile come minaccia nei confronti della Corea del Nord. Il C-130, attualmente l’unico aereo in grado di trasportarla, è lento e molto vulnerabile alle armi anti-aeree che la Corea del Nord possiede in abbondanza.

C’è qualcosa di più grosso?
L’esercito russo sostiene di aver testato nel 2007 una bomba non nucleare diverse volte più potente del MOAB. L’arma è stata battezzata, appropriatamente, “Padre di tutte le bombe”. I russi sostengono che abbia un potere distruttivo quattro volte superiore alla MOAB, ottenuto utilizzando appena sette tonnellate di esplosivo, cioè una meno dell’ordigno americano. Questo risultato sarebbe possibile grazie a un meccanismo differente. L’arma russa è una bomba di tipo “termobarico”, cioè è un ordigno che funziona in due fasi: la prima esplosione disperde il combustibile contenuto nella bomba in una larga area, creando una sorta di nuvola di esplosivo, mentre una seconda esplosione innesca questa nuvola, causandone un’altra di enormi proporzioni.

A parità di peso, le bombe termobariche sono quasi sempre più efficienti di quelle ad alto esplosivo, come la MOAB, ma hanno anche diverse limitazioni, soprattutto legate alla situazione meteorologica. In presenza di forte vento, ad esempio, la nuvola di esplosivo rischia di finire parzialmente dispersa, diminuendo molto l’efficacia dell’arma. Ci sono molti dubbi, però, sui dati forniti dai russi e molti ritengono che la potenza del “Padre di tutte le bombe” sia stata ingigantita per ragioni di propaganda.