Un tifoso della Fiorentina all'Artemio Franchi di Firenze prima della partita contro il Cagliari (Gabriele Maltinti/Getty Images)
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Serie A, le cose di cui parlare

È stata una giornata che fa pensare all'anno prossimo: il Napoli diventerà una "grande" a tutti gli effetti? L'Inter riuscirà a mettersi in scia? E a Donnarumma il Milan potrebbe diventare stretto?

Un tifoso della Fiorentina all'Artemio Franchi di Firenze prima della partita contro il Cagliari (Gabriele Maltinti/Getty Images)

Il 7-1 con cui domenica pomeriggio l’Inter ha battuto l’Atalanta farà nascere ancora più rimpianti per la squadra che sarebbe potuta essere se non avesse buttato via i primi mesi di campionato, e per i benefici che avrebbe potuto portare a una Serie A di fatto già chiusa a marzo. Risultati così netti fra due squadre che in classifica sono separate da pochi punti raramente riflettono i cosiddetti “veri valori in campo”: ma nei gol segnati all’Atalanta, l’Inter ha mostrato tutta la sua qualità, sia nel gioco di squadra che nelle sue individualità. Ed è una qualità simile a quella che solo altre tre squadre di Serie A sanno garantire in questo momento. Il Napoli, per esempio, ha vinto 3-0 contro il Crotone al San Paolo, con un possesso palla dell’81 per cento (!), un nuovo record nella storia della Serie A. Oltre al possesso palla da record, il Napoli ha effettuato più di 800 passaggi, il Crotone circa 120. Dati che sono anche l’emblema di quello che è la Serie A negli ultimi anni: un campionato con disuguaglianze enormi, dove la squadra penultima in classifica gioca contro la terza mandando in campo come titolari delle riserve prestate da squadre di media-bassa classifica.

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Venerdì sera la Juventus ha vinto 2-1 contro il Milan grazie a un rigore segnato negli ultimi secondi di partita da Paulo Dybala. L’incontro ha generato un sacco di polemiche, ma sulla superiorità in campo della Juventus c’è poco da dire: ha avuto più possesso palla, ha tirato più in porta, ha avuto più occasioni ed è stata in costante controllo del gioco. Sabato invece, nel derby di Genova, anche la Sampdoria ha dimostrato di essere superiore al Genoa, nonché una squadra molto promettente, vincendo 1-0: un risultato giusto per quello che si è visto nei novanta minuti. La 28ma giornata di Serie A si concluderà stasera con il posticipo tra Lazio e Torino.

Quando si diventa una squadra: Napoli
Probabilmente, la prossima vera rivale della Juventus sarà il Napoli. E sembra assurdo dirlo quando crediamo che lo sia da anni. Ma da un club economicamente solido, come lo è il Napoli, con risorse comunque limitate, non ci si può aspettare che sappia tenere testa a una delle squadre più forti d’Europa senza che una precisa idea di squadra prenda forma. Ci vuole tempo per costruire una vera squadra competitiva pur non potendo permettersi di comprare un fuoriclasse per reparto, ogni estate: in questo caso è necessario costruirla, anno dopo anno. Il Napoli ci ha messo parecchio, e ha pure commesso qualche errore, ma ora dispone di una squadra che a livello tecnico e tattico è fra le migliori d’Europa, grazie anche a uno dei migliori allenatori in circolazione, e nella partita di ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro il Real Madrid si è visto.

Quello che manca ancora al Napoli è la fisicità, cioè giocatori di uguali capacità tecniche ma più alti e più robusti: quelli che, come ha detto Sarri dopo il Real Madrid, “costano 120 milioni”. Ma di giocatori così il Napoli ne ha già in rosa, solo che hanno bisogno di tempo per crescere: Arkadiusz Milik ha le potenzialità per diventare uno dei centravanti più forti in Italia, i centrocampisti Marko Rog, Amadou Diawara e Piotr Zieliński sono giovani, hanno ampi margini di miglioramento e stanno accumulando esperienza. Poi sono tutti alti più di 1 metro e 80 e hanno doti fisiche rilevanti ma non ancora del tutto sviluppate, perché il più “vecchio” dei tre, Zieliński, ha appena 22 anni.

Se difesa e centrocampo promettono bene per il futuro – a meno di cessioni importanti, che complicherebbero un po’ le cose — l’ultimo tassello da riempire è l’attacco. Per ora i titolari sono Mertens, Insigne e Callejon. Tre giocatori che troverebbero spazio in qualsiasi altra squadra d’Europa, ma non tutti insieme. Si trovano nella fase migliore delle loro carriere, segnano molto e partecipano attivamente a tutte le azioni da gol della squadra. Ma sono tutti e tre bassi e magrolini: la loro fisicità è anche un limite, perché le loro ottime doti tecniche risultano difficili da sfruttare appieno contro difese più alte e robuste. In questo senso la presenza di Milik aiuterà tutto il reparto, ma potrebbe essere necessario avere anche un attaccante esterno di aspetto simile (il Real Madrid, per fare l’esempio di prima, ha in attacco tre colossi come Ronaldo, Benzema e Bale).

Quando si diventa una squadra: l’Inter e le altre
Diversi allenatori le cui squadre hanno giocato contro l’Inter nel corso della stagione hanno detto di essere rimasti impressionati dalla forza della squadra, anche durante il periodo negativo di Frank de Boer. E in effetti all’Inter di oggi, che grazie al lavoro di Pioli ha praticamente recuperato i mesi persi, manca poco per poter tornare a essere una grande squadra del calcio italiano. Per giunta ora ha la forza economica per trattenere i suoi migliori giocatori, alcuni dei quali, come Handanovic e Icardi, non hanno mai giocato la Champions League a San Siro.

Della Lazio di Simone Inzaghi si parla bene da inizio stagione. Ha una formazione titolare di primo livello, con giocatori che poche altre squadre hanno a disposizione. Ma il suo limite potrebbe essere la gestione societaria, che non è mai riuscita a costruire un progetto a lungo termine, presentandosi stagione dopo stagione con squadre dalle caratteristiche differenti e dall’andamento incostante. La Fiorentina, pur avendo i mezzi, si trova in un momento di transizione, e sta andando avanti con quello che ha fra le mani, in attesa del nuovo stadio. Un po’ come la Roma, che ha una squadra sulla carta molto forte ma che ancora non riesce a competere ai più alti livelli del calcio internazionale.

Il futuro di Donnarumma
Il portiere del Milan Gianluigi Donnarumma ha da poco compiuto 18 anni ma ha già quasi sessanta presenze in Serie A e ha anche già esordito in nazionale. Quando un giocatore brucia in questo modo le tappe di una carriera vuol dire che ci si trova davanti a un potenziale campione, anche se la strada è ancora lunga, e si presenteranno dei momenti di difficoltà. Se a 18 anni Donnarumma ha già una sessantina di presenze in Serie A, come naturale processo di crescita il prossimo anno dovrebbe poter giocare in Europa, o titolare con la nazionale. Ma fino al 2018, a meno di sorprese, il titolare della nazionale sarà Buffon. Il Milan invece rischia di restare fuori dalle competizioni europee per un altro anno, e nel caso vada bene, fra due anni potrebbe riuscire a ritornarci, ma per la situazione attuale al massimo in Europa League. Questo vuol dire che Donnarumma, un prodigio che dai 16 ai 18 anni ha bruciato tutte le tappe possibili, potrebbe aspettare ancora anni per fare esperienza in Europa, in partite che anche per i portieri sono completamente diverse da quelle di campionato.

Scudetto andato, Champions anche, salvezza pure
Se lo scudetto si avvicina alla Juventus domenica dopo domenica, la zona retrocessione è un discorso chiuso. Le ultime quattro continuano a perdere, e dal Genoa in su nessuno rischia più niente. Rimane da vedere se il Palermo riuscirà a raggiungere l’Empoli. Fino a qualche anno fa si diceva che la “quota salvezza” – i punti da fare per non retrocedere – era 40: quest’anno l’Empoli rischia di salvarsi facendone meno di 30.

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