Greyball utilizzava i dati raccolti dall’app per prenotare le corse in auto – come dati geolocalizzati, informazioni sulla carta di credito e quelle dai social network – per individuare chi stava indagando sulla società: a quel punto lo faceva accedere a una versione finta dell’app. La sua esistenza è stata scoperta dal New York Times parlando con quattro persone che hanno lavorato per Uber e chiesto di rimanere anonime, e resa pubblica dal giornale il 3 marzo. I dirigenti di Uber ne hanno giustificato l’uso dicendo che proteggeva gli autisti da chi non voleva realmente utilizzare l’app, ma mercoledì 8 marzo la società ha annunciato che non utilizzerà più il sistema.
Secondo il New York Times Greyball è stato utilizzato a Boston, Las Vegas, Philadelphia, Portland, Oregon, e in Francia, Australia, Cina, Corea del Sud e Italia.
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