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  • Giovedì 16 febbraio 2017

È stata arrestata la seconda sospettata per l’omicidio di Kim Jong-nam

E la polizia malese ha confermato l'identità del fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un

Un telegiornale della Corea del Sud sull'omicidio di Kim Jong-nam, a Seul, il 14 febbraio 2017 (JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images)
Un telegiornale della Corea del Sud sull'omicidio di Kim Jong-nam, a Seul, il 14 febbraio 2017 (JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images)

Il 13 febbraio Kim Jong-nam, il fratellastro del dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un, è stato ucciso a Kuala Lumpur, in Malesia. È stato aggredito da due donne all’aeroporto della città mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto a Macao e sembra che la causa della morte sia dovuta a un veleno ad azione rapida iniettato in qualche modo dalle due donne. Kim Jong-nam è morto mentre veniva portato in ospedale ma la sua identità è stata confermata ufficialmente solo oggi dalle autorità malesi, dopo i dubbi iniziali legati al fatto che fosse stato trovato in possesso di un passaporto con un altro nome. La polizia ha detto di aver arrestato nelle prime ore di giovedì anche la seconda delle due donne sospettate per l’omicidio e identificate grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto e alla testimonianza del fidanzato di una delle due, anch’egli arrestato.

La prima donna arrestata era stata trovata con un passaporto vietnamita secondo cui si chiamerebbe Doan Thi Huong e avrebbe 28 anni. È quella la cui immagine sgranata si è vista sui giornali: colpisce molto perché mostra la donna mentre indossa una maglia con la scritta “LOL”. La seconda donna arrestata è stata trovata invece con un passaporto indonesiano, secondo cui si chiamerebbe Siti Aishah e avrebbe 25 anni. La polizia malese non ha ancora potuto confermare che i documenti delle due donne siano autentici. Entrambe le donne saranno trattenute dalla polizia per almeno sette giorni mentre proseguono le indagini sul loro conto. Secondo il telegiornale della rete di Singapore Channel News Asia, il 16 febbraio la polizia malese avrebbe arrestato anche un uomo malese in relazione all’omicidio, e la polizia sta cercando alcuni altri sospetti, anche se non ha detto quanti siano e nemmeno quali siano le loro nazionalità.

Secondo fonti all’interno dei servizi di intelligence sudcoreani citati dai media internazionali, dietro l’omicidio di Kim ci sarebbe un ordine del regime della Corea del Nord. Dai primi anni Duemila Kim Jong-nam non era più benvoluto dalla sua famiglia, nonostante per anni si fosse pensato che avrebbe preso il posto del padre, il dittatore Kim Jong-il.  Nel 2011, qualche settimana dopo la morte del padre e l’ascesa al potere del fratellastro, Kim Jong-nam disse al giornalista giapponese Yoji Gomi che per lui il regime nordcoreano era «uno scherzo al resto del mondo», che era contrario alla trasmissione ereditaria del potere e che secondo lui il governo di Kim Jong-un non sarebbe durato a lungo senza riforme che evitassero il collasso del paese. Secondo l’intelligence sudcoreana Kim Jong-nam sarebbe stato l’obiettivo di un tentato omicidio nel 2012, dopo la pubblicazione dell’intervista a Gomi con le critiche al regime di Kim Jong-un.

Finora non è arrivata nessuna dichiarazione ufficiale da parte della Corea del Nord sulla morte di Kim Jong-nam. Secondo fonti anonime dei media malesiani, i funzionari dell’ambasciata nordcoreana in Malesia avevano cercato di evitare che fosse eseguita un’autopsia sul corpo di Kim e avevano chiesto che il cadavere fosse mandato a Pyongyang. La Malesia però non ha acconsentito alla richiesta. Il corpo sarà portato in Corea del Nord una volta finite le indagini.
Non sarebbe la prima volta che un omicidio legato al regime nordcoreano viene effettuato usando del veleno: nel 2012 un ex membro delle forze speciali nordcoreane fu giudicato colpevole da un tribunale della Corea del Sud di aver cercato di uccidere un attivista usando armi come una pistola che sparava proiettili avvelenati e una penna che nascondeva un ago con una punta avvelenata.