Berlusconi dice che vuole ricandidarsi

Ne ha parlato al Corriere della Sera in un'intervista in cui ha usato lo stesso tono equilibrato e autorevole di qualche mese fa

ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI

L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dato una lunga intervista a Francesco Verderami, pubblicata sul Corriere della Sera di oggi. Nell’intervista, Berlusconi usa lo stesso tono equilibrato e “da statista” che aveva già dimostrato qualche mese fa in un’altra intervista al Corriere. Fra le altre cose, Berlusconi ha parlato molto bene del presidente della Repubblica Mattarella, ha auspicato di poter riaprire i negoziati per le riforme costituzionali col Partito Democratico, e ha pronosticato che il Movimento 5 Stelle non vincerà le elezioni politiche perché gli elettori italiani “hanno sempre dimostrato grande buonsenso”. Berlusconi ha anche confermato che si candiderà alle prossime elezioni politiche, e che in relazione al suo ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo sulla sua decadenza da parlamentare si sente “ottimista”.

Quanto ritiene probabile la sua candidatura alle prossime elezioni?
«Sono ottimista di natura, e nonostante tutto credo nella giustizia. Quindi la ritengo piuttosto probabile e assolutamente auspicabile nell’interesse della democrazia e dell’Italia».

Lei conobbe Mattarella ai tempi della Bicamerale D’Alema e lo frequentò nei vertici dell’epoca. Che opinione aveva allora di lui? Ed è cambiata nel tempo?
«Mattarella viene da una storia e da una cultura politica molto diverse dalla mia, ma gli ho sempre riconosciuto preparazione e autorevolezza, dignità e garbo istituzionale. E poi non posso dimenticare come il suo impegno politico nasca da un grande valore morale e civile, come risposta a un gravissimo atto di criminalità che lo ha colpito negli affetti più cari. La sua famiglia ha pagato un alto prezzo di sangue alla causa della democrazia, della legalità, della libertà. Da capo dello Stato si sta dimostrando, e non ne ho mai dubitato, all’altezza del ruolo».

Dopo la «lezione» che diceva di volergli impartire al referendum, pensa possa riaprirsi ora una qualche forma di dialogo se non di collaborazione con il leader del Pd?
«Spero che Renzi abbia capito la lezione. Il leader del Pd ha goduto nei primi tempi di una fiducia e di una credibilità davvero alta. Molti avevano creduto che fosse un sincero riformatore e che volesse veramente porre mano a un reale e profondo rinnovamento dell’Italia. Ha sprecato questo patrimonio con un comportamento inadeguato. Voglio credere cha abbia pagato anche il prezzo dell’inesperienza. Con il Pd, ma anche con le altre forze politiche, sarà ora necessario collaborare per la legge elettorale e per riprendere il cammino di riforme costituzionali veramente utili e condivise.

Presidente, e se alla fine di questa ventennale sfida tra centrodestra e centrosinistra, alle prossime elezioni vincesse Grillo?
«Sarebbe ovviamente una iattura per il Paese. Ma non accadrà. Gli italiani quando sono stati chiamati ad esprimersi con il voto hanno sempre dimostrato grande buonsenso. In questi anni la classe politica — non solo quella di sinistra — ha fatto molto per spianare la strada a Grillo, ma gli italiani sono più maturi dei politici che li rappresentano. Peraltro i grillini, con i loro comportamenti e dove hanno tentato di governare, come a Roma, hanno fatto e stanno facendo di tutto per aprire gli occhi agli elettori».