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  • Lunedì 19 dicembre 2016

L’ONU ha deciso di mandare i suoi osservatori ad Aleppo

Il Consiglio di sicurezza ha votato all'unanimità una risoluzione scritta dalla Francia, che è stata accettata anche dalla Russia

Un autobus usato per l'evacuazione di Aleppo est attraversa una zona controllata dal regime di Assad, domenica 18 dicembre (GEORGE OURFALIAN/AFP/Getty Images)
Un autobus usato per l'evacuazione di Aleppo est attraversa una zona controllata dal regime di Assad, domenica 18 dicembre (GEORGE OURFALIAN/AFP/Getty Images)

Aggiornamento delle 15,18: Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato all’unanimità la risoluzione per mandare i suoi osservatori ad Aleppo e vigilare sull’evacuazione della città da parte dei civili e dei ribelli che si trovano nei pochi quartieri non ancora riconquistati da Assad. La risoluzione era stata scritta dalla Francia cercando un compromesso con la Russia, uno dei principali alleati di Assad, che aveva già respinto una prima bozza presentata domenica sempre dalla Francia. Samantha Power, l’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite ha detto di considerare la risoluzione un importante passo avanti ma ha anche aggiunto che “fino a che non sarà applicata, resterà un pezzo di carta”.

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In Siria domenica notte circa 350 civili sono riusciti a lasciare i quartieri di Aleppo est controllati dai ribelli, dopo che sempre domenica una nuova tregua tra i ribelli e le forze alleate del regime di Bashar al Assad era stata interrotta, come già successo due giorni prima. L’evacuazione di Aleppo est, comunque, non è ancora ricominciata ufficialmente e non è stata decisa una nuova tregua: la speranza di molti è che oggi il Consiglio di sicurezza dell’ONU riesca ad approvare una risoluzione per vigilare sull’evacuazione della città, dopo che anche la Russia ha dato piccoli segnali di volerla sostenere, e che questo permetta il raggiungimento di una tregua più stabile.

Le 350 persone che hanno lasciato Aleppo est domenica notte sono arrivate a bordo di cinque autobus a Khan al Assal, una piccola città controllata dai ribelli a ovest di Aleppo. Secondo il Guardian i cinque autobus erano rimasti bloccati a un checkpoint dell’esercito siriano quando era fallita la tregua in vigore domenica, e sono stati infine lasciati passare grazie alle pressioni di Turchia e Russia. Un medico, volontario a Khan al Assal, ha raccontato al Guardian che le 350 persone arrivate domenica erano in pessime condizioni: non avevano mangiato o bevuto per moltissimo tempo, non erano potuti andare in bagno per diverse ore e c’erano bambini che si erano ammalati. Da Khan al Assal i civili che hanno lasciato Aleppo proveranno a raggiungere altre zone controllate dai ribelli, nella provincia di Idlib, o le zone di Aleppo controllate dal regime. Secondo alcune stime, dall’inizio dell’evacuazione circa 80.000 persone sono riuscite a lasciare Aleppo est: la maggior parte per raggiungere la parte di città controllata da Assad.

La tregua di domenica era fallita dopo che alcuni ribelli avevano attaccato e incendiato gli autobus che trasportavano i feriti e i malati fuori da Fua e Kefraya, due città sciite nella provincia siriana di Idlib che da circa tre anni sono assediate da milizie che fanno parte della disomogenea alleanza che combatte il regime di Assad. L’evacuazione dei feriti da Fua e Kefraya è stata una delle richieste fatte dall’esercito siriano ai ribelli per permettere l’evacuazione di Aleppo, ed è stata anche la condizione che già nei giorni scorsi aveva fatto fallire le fragili tregue raggiunte, per via dell’opposizione di Jabhat Fateh al Sham, gruppo conosciuto fino a questa estate come Jabhat al Nusra, cioè la divisione siriana di al Qaida. Jabhat Fateh al Sham è il gruppo di ribelli più influente a Fua e Kefraya.

Intanto oggi pomeriggio intorno alle 15 ora italiana (le 9 di mattina locali) a New York il Consiglio di sicurezza dell’ONU dovrebbe votare all’unanimità una risoluzione per permettere ai suoi osservatori di entrare nelle zone controllate dai ribelli ad Aleppo e monitorare l’evacuazione dei territori ancora abitati dai civili e dai combattenti. La risoluzione è stata scritta dopo lunghe trattative con la Russia, alleata di Assad in Siria, che sempre domenica aveva respinto una bozza di risoluzione preparata dalla Francia.