La storia di Antoni van Leeuwenhoek, il primo a vedere i batteri

Lo scienziato olandese nacque 384 anni fa oggi, e si costruì da solo i suoi microscopi: gli servivano per controllare la qualità dei tessuti che commerciava

Ritratto di Antoni van Leeuwenhoek risalente al 1686 e realizzato da Jan Verkolje (Wikimedia Commons)
Ritratto di Antoni van Leeuwenhoek risalente al 1686 e realizzato da Jan Verkolje (Wikimedia Commons)

Antoni van Leeuwenhoek, di cui oggi ricorre il 384esimo anniversario della nascita, fu un ottico e naturalista olandese: viene ricordato perché fu il primo a osservare i batteri usando un microscopio, e per questo lo si considera il primo “microbiologo”. Van Leeuwenhoek sfruttò per le sue ricerche i grandi progressi compiuti nel Seicento nella costruzione delle lenti, allo stesso modo di Galileo Galilei – che morì nel 1642, quando van Leeuwenhoek aveva dieci anni. Mentre Galilei però le usò per osservare i corpi celesti, cioè oggetti molto grandi e lontani, lo scienziato olandese le usò per vedere gli organismi piccolissimi con cui abbiamo a che fare ogni giorno senza rendercene conto. Oltre ai batteri, van Leeuwenhoek fu anche la prima persona a osservare al microscopio il sangue e la placca dei denti.

Antoni van Leeuwenhoek nacque nel 1642 a Delft, nei Paesi Bassi, dove morì nel 1723 (per l’epoca ebbe una vita lunghissima): il suo lavoro – fondamentale per la successiva ricerca sulle origini di alcune malattie e per il contributo che diede alla riscrittura delle regole sull’igiene – e la sua storia sono ricordati dal doodle di Google di oggi.

La vita di Antoni van Leeuwenhoek

Van Leeuwenhoek era figlio di un artigiano che produceva cesti. Suo padre morì quando aveva cinque anni e sua madre si risposò con un pittore. A dieci anni van Leeuwenhoek fu mandato a studiare a Warmond, vicino a Leida, e successivamente si trasferì a Benthuizen, dove viveva un suo zio che faceva l’avvocato. Si sposò una prima volta nel 1654 e lo stesso anno tornò a Delft, dove visse il resto della sua vita. Inizialmente lavorò come commerciante di tessuti: poi nel 1660 divenne funzionario del municipio di Delft, lavoro che svolse, con diverse funzioni, per circa 40 anni. Nel 1666 sua moglie morì e nel 1671 Van Leeuwenhoek si risposò: ebbe cinque figli dalla prima moglie, di cui solo una sopravvisse all’infanzia, e nessuno dalla seconda. Van Leeuwenhoek era concittadino e coetaneo del famoso pittore olandese Johannes Vermeer; non si sa con certezza se i due si conoscessero, ma è probabile di sì, sia perché all’epoca Delft aveva solo 24mila abitanti, sia perché van Leeuwenhoek fece da esecutore testamentario di Vermeer, quando morì nel 1675.

Van Leeuwenhoek’s house #delft #microbiologist #vanleeuwenhoek #biologosfrikis #biologist #trustmeiambiologist

Una foto pubblicata da Death Aura (@death_aura) in data:

Le scoperte di Antoni van Leeuwenhoek

La carriera di van Leeuwenhoek come scienziato iniziò un po’ per caso: imparò a costruire i microscopi da autodidatta perché voleva osservare con migliore chiarezza la qualità del filato dei tessuti che commerciava. Cominciò a lavorarci attorno al 1668: nel corso della sua vita costruì circa 500 lenti e una decina di microscopi (di cui era molto geloso, al punto da non mostrarli a nessuno in vita). Alcuni microscopi sono stati conservati fino a oggi: erano e sono molto diversi dai microscopi attuali, e somigliano di più a delle lenti di ingrandimento. Tuttavia van Leeuwenhoek trovò dei modi per migliorare la qualità delle lenti disponibili all’epoca.

Antonie van Leeuwenhoek’s microscope replica Una foto pubblicata da Walce Seds (@walce) in data:

Alcune delle lenti fabbricate da van Leeuwenhoek gli permisero di ingrandire ciò che vedeva fino a 200 volte: in questo modo poté osservare anche i capillari sanguigni, di cui all’epoca non si conosceva l’esistenza, e le fibre muscolari.

Un suo amico, il medico Reinier de Graaf, segnalò il suo lavoro alla Royal Society di Londra, che nel 1673 pubblicò per la prima volta una sua lettera, in cui van Leeuwenhoek spiegava cosa avesse visto osservando con i suoi microscopi muffa, api e pidocchi. Negli anni van Leeuwenhoek mandò circa 190 lettere alla Royal Society, condividendo gli esiti delle sue osservazioni. Non era uno scienziato di formazione, e per questo seguiva soprattutto le indicazioni della Royal Society per fare nuove ricerche, ma di fatto seguiva il metodo scientifico inaugurato da Galileo Galilei. Van Leeuwenhoek osservò i batteri per la prima volta nel 1676: non diede loro un nome specifico ma comprese che si trattava di esseri viventi, dato che si muovevano, e li chiamò genericamente animalcula, cioè “piccoli animali”. Solo nel 1838 il naturalista tedesco Christian Gottfried Ehrenberg coniò il termine latino bacterium, ispirandosi al greco βακτήριου, che significa “bastoncino”: il nome gli fu ispirato dalla forma della maggior parte dei batteri osservati. Il nome italiano, batterio, arrivò nel 1881.

Ai tempi della scoperta di van Leeuwenhoek l’idea che esistessero esseri unicellulari non era mai stata contemplata e per questo inizialmente la Royal Society mise in discussione le osservazioni di van Leeuwenhoek. Nel 1677, dopo che tre rappresentanti della Royal Society ebbero assistito a una dimostrazione fatta da van Leeuwenhoek, fu accettata l’idea che tali microrganismi esistessero. Nel 1680 van Leeuwenhoek fu nominato membro della Royal Society: ne fu molto onorato, ma nella sua vita non andò mai a Londra e quindi non prese mai parte alle riunioni degli altri membri dell’organizzazione. Divenne molto famoso e anche lo zar di Russia Pietro il Grande volle incontrarlo. Van Leeuwenhoek morì a Delft nel 1723, quando aveva 91 anni.