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  • Giovedì 13 ottobre 2016

Gli Stati Uniti hanno bombardato i ribelli in Yemen

Hanno colpito tre basi radar per ritorsione contro due attacchi alle proprie navi: è la prima volta che intervengono militarmente nella guerra civile

Una foto di repertorio della USS Mason, la nave che secondo gli Stati Uniti era l'obbiettivo degli attacchi dei ribelli Houthi (U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist 1st Class Blake Midnight/Released)
Una foto di repertorio della USS Mason, la nave che secondo gli Stati Uniti era l'obbiettivo degli attacchi dei ribelli Houthi (U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist 1st Class Blake Midnight/Released)

Nelle prime ore di giovedì gli Stati Uniti hanno bombardato tre avamposti dei ribelli Houthi nel sud dello Yemen, nei pressi dello stretto di Bab el Mandeb (che separa la penisola arabica dall’Africa centrale). Negli avamposti c’erano solamente alcune apparecchiature radar e per il momento non si ha notizia di morti a causa dell’attacco. È la prima volta che gli Stati Uniti intervengono direttamente e militarmente nella guerra civile fra i ribelli sciiti Houthi – sostenuti fra gli altri anche dall’Iran – e il governo sunnita centrale, anche se da mesi stanno offrendo aiuti e supporto allo schieramento governativo, appoggiato fra gli altri dall’Arabia Saudita.

Il dipartimento della Difesa americano ha spiegato che il bombardamento è stato una ritorsione per due recenti attacchi missilistici contro due navi militari americane in missione nel tratto di mare fra Yemen e Africa. Nessuno dei due attacchi ha avuto effetto, ma gli Stati Uniti hanno spiegato che entrambi sono stati compiuti da territori controllati dagli Houthi e che hanno rappresentato una minaccia reale per la flotta americana. I ribelli Houthi hanno negato le accuse degli Stati Uniti. Il bombardamento americano è solamente l’ultimo episodio di una guerra civile che nello Yemen dura da più di un anno, e in cui finora sono morti più di quattromila civili.

I missili contro le basi Houthi sono stati lanciati dalla nave cacciatorpediniere USS Nitze alle 4 del mattino locali (in Italia erano le 3 di giovedì). Un funzionario americano ha detto a Reuters che le basi colpite si trovavano a nord di Mokha, nel territorio controllato dagli Houthi. Secondo un primo rilevamento dei danni dopo il bombardamento, tutte le basi colpite sono state distrutte.

Gli attacchi compiuti verso le navi americane invece erano avvenuti rispettivamente domenica 9 ottobre, quando due missili sono stati lanciati contro la nave USS Mason, e mercoledì 12, quando almeno un missile è stato lanciato contro la stessa nave. NBC News sostiene che durante il secondo attacco nella stessa area della USS Mason erano presenti altre due navi americane. Il dipartimento della difesa americano ha confermato che gli attacchi hanno interessato sia la USS Mason sia «altre navi che operavano in acque internazionali». Il dipartimento ha anche confermato che il bombardamento è stato autorizzato dal presidente americano Barack Obama e che l’intervento è stato “limitato” e compiuto per ragioni di “autodifesa”. Gli Houthi hanno negato di essere dietro gli attacchi alle navi americane: un loro funzionario ha detto ad Agence France-Presse che l’esercito Houthi non ha avuto «niente a che fare» con gli attacchi.

Per lo Yemen sono giorni molto complicati: il 9 ottobre a San’a, la capitale dello Yemen e controllata dagli Houthi sin dal 2014, un bombardamento ha colpito il corteo funebre del padre di Jalal al-Rawishan, ministro dell’Interno dell’auto-proclamato governo Houthi. L’attacco ha causato almeno 140 morti. Al funerale erano quindi presenti alcuni importanti rappresentanti del governo Houthi, che ha accusato l’Arabia Saudita dell’attacco aereo. L’Arabia Saudita ha negato di essere dietro l’attacco aereo, parlando di “altre cause”. Il bombardamento del funerale a San’a è stato uno degli attacchi più gravi da quando in agosto sono ripresi gli scontri fra Houthi e governo centrale, che si erano brevemente interrotti all’inizio del 2016 per dei colloqui di pace. Non è chiaro se l’attacco missilistico degli Stati Uniti porterà a un loro maggiore coinvolgimento nella guerra civile, che finora hanno cercato di evitare.

La guerra in Yemen è una questione complessa e intricata: spesso viene interpretata solo come una cosiddetta “guerra per procura” tra Iran e Arabia Saudita, due nemici nella regione del Golfo Persico, alla quale appartiene anche lo Yemen; ma è anche uno scontro violento basato oltre che su differenze religiose anche sulla rivalità tra gruppi yemeniti che fanno riferimento a diverse personalità politiche locali. La situazione è progressivamente peggiorata con l’espansione del gruppo terroristico di al Qaida: la divisione yemenita di al Qaida, AQAP, è quella che rivendicò l’attentato a Parigi contro la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo.