A un certo punto, da bambini, prendiamo in mano una matita o un pennarello e iniziamo a disegnare. Prima di quel momento, è difficile stabilire con quale mano scriveremo, mangeremo e saluteremo, e si possono solo fare delle ipotesi legate al pollice che i bambini scelgono come sostituto del ciuccio. Nemmeno i genetisti sanno prevedere con esattezza se un neonato sarà mancino o no: si sa che la manualità destra o sinistra ha un’origine genetica, ma non si è ancora capito quale parte del DNA sia interessata (anche perché i geni coinvolti potrebbero essere circa 40). Cosa determini la mano con cui scriviamo e perché solo il 10 per cento di noi lo faccia con la sinistra resta un mistero.
Ci sono però alcune cose sul mancinismo che sappiamo, come hanno raccontato Hanna Fry e Adam Rutherford nel loro programma radiofonico per la BBC. Ad esempio che abbiamo un occhio, un piede e un orecchio dominanti che non sono necessariamente il sinistro per i mancini e viceversa per i destrimani (esistono anche test per capire quanto si utilizza un lato o l’altro del corpo). Alcuni studi sul cervello umano, poi, hanno scoperto un legame tra l’area del linguaggio e quella della manualità. Sappiamo anche, poi, che ci sono tanti tennisti mancini e che i gorilla mancini sono tanti quanti i gorilla destrimani.
Cose sinistre
Oltre a essere in netta minoranza e ad avere tuttora problemi quando si tratta di trovare forbici, penne e chitarre adatte a loro, in passato i mancini sono stati spesso discriminati. Erano associati al diavolo, a presenze sinistre, appunto. È difficile capire quando e perché si iniziò a considerare sventurate e diaboliche le cose associate alla sinistra. È una cosa che risale almeno al periodo dell’antica Roma – in cui entrare in una casa con il piede sinistro era considerata cosa piuttosto grave – e lo prova il fatto che la parola mancino derivi da “mancus”: impedito, manchevole, mutilato. La Treccani spiega che l’associazione tra sinistra e cose poco piacevoli deriva dal «prevalere, nelle antiche tradizioni popolari, della credenza che gli auspìci provenienti da sinistra fossero di cattivo augurio». Parte della causa sta probabilmente nella Bibbia, in cui c’è scritto che i giusti si metteranno alla destra di Dio, gli altri a sinistra. Un po’ per questo – e un po’ perché i mancini erano in minoranza, e da minoranza furono discriminati anche in altre culture e religioni – chi scriveva con la sinistra ha avuto secoli piuttosto complicati.
Mancini corretti
Non lo si fa più, ma fino agli anni Settanta moti mancini venivano obbligati a scrivere con la mano destra, contro la loro naturale propensione. Adesso per fortuna si insegna ai bambini mancini come scrivere con la sinistra, nonostante la cosa comporti qualche piccolo problema. Per insegnare a scrivere a un mancino bisogna tenere presente le varie scomodità legate alla direzione da sinistra a destra della scrittura occidentale: chi scrive con la mano sinistra copre, e quindi non vede, quello che ha appena scritto, e a seconda della penna che usa rischia di fare sbavature. Per questo molti consigliano ai genitori di bambini mancini di comprare loro penne, forbici e righelli pensati appositamente per mancini, così da evitare frustrazioni inutili. Altri suggerimenti per insegnanti e genitori riguardano la posizione del foglio: molti specialisti sostengono che per i mancini sia più difficile scrivere su un foglio in posizione verticale, per cui può essere d’aiuto insegnare ai bambini a ruotare il foglio un po’ verso destra.
Test di manualità
Essere destrimani o mancini non è solo una questione di mani e manualità: esistono molti modi di essere destrimani o mancini e online si trovano test per capire quanto e come lo si è. Test di questo tipo chiedono di indicare quale mano o lato del corpo si usa per compiere azioni quotidiane come lavarsi i denti e prendere in mano le posate, o azioni o un po’ meno quotidiane come prendere la mira o lanciare oggetti. Fare certe cose con una mano è però più rilevante che farne altre: la mano con cui si scrive “vale” 18 punti, quella con cui ci si lava i denti ne vale la metà, e così via. In test di questo tipo, la somma dei punteggi è 100 e permette quindi di capire quanto una parte è prevalente sull’altra. Il 50 e 50 è però praticamente impossibile e gli ambidestri non esistono (ci arriviamo subito).
E gli ambidestri?
Secondo Chris McManus, psicologo dell’University College London e autore del libro Right Hand, Left Hand, le persone ambidestre non esistono: nel corso degli esperimenti che ha condotto nel suo studio, nessuna delle persone coinvolte è stata capace di fare la stessa cosa con entrambe le mani con lo stesso grado di precisione e velocità. Essere ambidestri non è fare un po’ di cose con una parte e un po’ con l’altra: è saperle fare tutte, allo stesso modo, con entrambe. Dice McManus «si confondono ambidestri con persone che hanno invece una manualità differenziata: sono coloro che, per esempio, scrivono con una mano e cancellano con l’altra». Secondo McManus nel mondo esiste un 10 per cento di mancini, un 20 per cento di persone che usano il piede sinistro più del destro, un 30 per cento che predilige l’occhio sinistro (per prendere la mira, per esempio o fare l’occhiolino), e un 40 per cento nel quale è prevalente l’orecchio sinistro.
Scimpanzé mancini
Anche molti animali hanno una mano – o zampa – preferita. Quando vanno a caccia di termiti, per esempio, gli scimpanzé eseguono una serie di operazioni molto delicate con le mani: trovano un rametto adatto, lo inseriscono nel cumulo di terra fatto dalle termiti e attraverso il rametto riescono a capire quanti insetti ci sono all’interno della tana e quanto sia profonda. Dopodiché estraggono il rametto con delicatezza per catturare le termiti che si sono arrampicate sopra. I ricercatori hanno notato che gli scimpanzé sono soliti utilizzare sempre la stessa mano per svolgere queste attività complicate. A differenza degli uomini però, le preferenze individuali riscontrate dai ricercatori mostrano una metà di scimpanzé destrimana e una metà mancina.
Tennisti mancini
Negli esseri umani il rapporto tra mancini e destrimani è invece di dieci su cento. Questo dato però cambia se si prendono in considerazione settori particolari di popolazione, per esempio i tennisti. L’ex campione (mancino) di tennis Greg Rusedski – canadese naturalizzato britannico – lo ha raccontato in un articolo sul sito della BBC. «Quando ero nella categoria junior, tre dei miei eroi mancini – Martina Navratilova, Jimmy Connors e John McEnroe – dominavano Wimbledon». Il fatto è che nel tennis, così come in altri sport uno-contro-uno, da mancini si diventa una sorta di problema per un avversario che non lo è. Il colpo più potente del tennis è il dritto: di solito al dritto di un destrimano un altro destrimano risponde con un rovescio, che è il colpo “opposto”, più debole. Un mancino può invece rispondere a un dritto fatto da un destrimano con un suo dritto, fatto da mancino: si gioca alla pari quindi in un singolo momento del gioco in cui normalmente si gioca in svantaggio. Il fatto è che i destrimani sono di più anche nel tennis, così come in ogni altra cosa. I destrimani sono quindi relativamente poco abituati a trovarsi davanti un mancino, mentre i mancini sono più a loro agio, perché gli è capitato più volte di vedersela con un destrimano. Rusedski ha scritto: «Quando un destrimano incontra un mancino, non può inserire il pilota automatico. La gara richiederà l’utilizzo di molti trucchi e una lunga pratica per essere capace di adattare la propria strategia».
Cervelli mancini
Il nostro cervello è diviso in due emisferi, quello destro e quello sinistro, nei quali sono distribuite le varie aree che permettono il funzionamento del nostro corpo. I due emisferi controllano gli organi e gli arti in modo incrociato: l’emisfero destro si occupa della parte sinistra e viceversa fa quello sinistro. In uno dei due emisferi è collocata l’area del linguaggio, detta area di Broca. Nella maggioranza dei casi, si trova nell’emisfero sinistro, che per i destrimani controlla anche la manualità. La collocazione dell’area di Broca, però, non è costante in tutti gli individui: negli anni Settanta un gruppo di ricercatori che la stava studiando ha elaborato un test, detto “ascolto dicotico”, attraverso il quale è possibile capire in quale emisfero si trova la propria area di Broca: mettendo le cuffie, si ascolta un elenco di parole leggermente sovrapposte, metà delle quali escono da un auricolare, metà dall’altro. Soltanto una delle due metà viene percepita con precisione. Se volete fare l’esperimento, indossate le cuffie e ascoltate questo podcast dal minuto 3.14 al minuto 3.26. Se siete destrimani e avete sentito più nitidamente l’elenco diffuso dall’auricolare di destro, fate parte della maggioranza di persone la cui area del linguaggio coincide con quella che controlla la scrittura. Secondo gli scienziati non è affatto casuale che due aree così legate una all’altra si siano collocate nello stesso emisfero celebrale. Infatti, nel nostro cervello l’organizzazione delle aree avviene solitamente in modo efficiente. Questa teoria, però, non trova sempre conferma: solo nel 30 per cento dei mancini le due aree sono collocate nello stesso emisfero e c’è anche un 5 per cento di destrimani la cui l’area di Broca si trova nell’emisfero destro.
I mancini sono più creativi?
No. Cioè, forse no: non c’è modo di saperlo. Dopo secoli di discriminazioni i mancini sono arrivati in certi casi a essere invece elogiati, ritenuti più creativi, artistici e geniali (erano mancini Leonardo Da Vinci e Albert Einstein, per dirne due). In generale, sul cervello dei mancini si hanno meno informazioni: vengono appositamente scartati da molti studi sul cervello poiché per i ricercatori è meglio ridurre al minimo i casi particolari nella loro ricerca. Quello che si sa è che in media, nei mancini, l’organizzazione delle aree celebrali varia molto da soggetto a soggetto, ed è in assoluto molto diversa da quella della maggior parte dei destrimani. Quindi, in sintesi: sì, il cervello dei mancini è in qualche modo diverso, ma così diverso che rappresenta un problema per chi lo studia e quindi ancora non l’abbiamo capito a dovere.