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  • Martedì 13 settembre 2016

Il “super bus” cinese era una truffa?

Doveva essere un progetto innovativo per il trasporto pubblico e invece pare fosse un espediente per raggirare le persone con un sistema di prestiti online

di Adam Minter – Bloomberg

(Imaginechina via AP Images)
(Imaginechina via AP Images)

Sembrava il futuro: un grande autobus sopraelevato che avrebbe dovuto sfrecciare lungo dei binari a cavallo della strada, sotto il quale dovevano scorrere diverse corsie di auto. Il futuro, poi, sembrava essere sorprendentemente vicino, dal momento che all’inizio di agosto nel nord della Cina c’era stato un test del prototipo del Transit Elevated Bus (o TEB). Ma proprio mentre l’entusiasmo internazionale per il progetto iniziava a salire, la storia del TEB è deragliata. Secondo i media statali cinesi, che erano stati grandi sostenitori del progetto, il TEB era poco più che una trovata pubblicitaria, una delle decine di truffe legate ai servizi di prestiti online cosiddetti “tra pari” (peer-to-peer, o P2P), che negli ultimi anni sono stati usati per raggirare investitori privati cinesi promettendo guadagni annuali irreali.

L’autobus è diventato così il simbolo di una forma diversa – e molto più dannosa – di ingegnosità cinese. I promotori del TEB avevano promesso agli investitori un guadagno del 12 per cento sui loro investimenti, nonostante il prototipo sembrava potersi ribaltare, non riuscisse a passare sotto la maggior parte dei ponti urbani e non fosse abbastanza alto da permettere il passaggio della maggior parte delle auto sotto di lui. I sostenitori del progetto sono riusciti a sembrare credibili perché i guadagni promessi erano in linea con il settore dei prestiti tra privati della Cina, che nel 2015 ha garantito guadagni in media del 13,3 per cento. Le richieste per finanziamenti di questo tipo sono aumentate molto negli ultimi anni, passando dai circa 3,8 miliardi di euro del 2013 a quasi 63 miliardi nel 2015.

I prestiti tra pari attirano per due motivi. Innanzitutto le grandi banche statali cinesi concentrano tradizionalmente la loro attenzione su società di altro tipo nel settore statale, a scapito di consumatori e piccole imprese. Spesso un imprenditore alle prime armi o una giovane coppia che cerca un modo di pagarsi il matrimonio doveva affidarsi alla generosità o alle maggiori disponibilità economiche di famiglie e amici, a usurai e, più di recente, a finanziatori “ombra”, specializzati in prestiti a breve termine e con interessi alti. Allo stesso tempo, i cinesi con grande liquidità cercano rendite più alte rispetto ai tassi molto bassi pagati dalle banche statali cinesi, che di solito sono inferiori al tre per cento.

L’instabile mercato azionario cinese non è un’alternativa molto allettante, mentre la capacità di attrazione del settore immobiliare varia da regione a regione: nelle grandi città dove gli immobili possono ancora fruttare dei buoni guadagni, il prezzo di entrata è spesso troppo alto per la classe media cinese, e per i pensionati che cercano qualcosa di più di un reddito fisso sono una scommessa troppo rischiosa.

In apparenza, i finanziamenti tra pari – o P2P, come i sistemi di condivisione dei file online – sembrano un’alternativa d’investimento affascinante, soprattutto quando sono legati a progetti molto in vista come immobili di lusso o autobus futuristici a cavallo della strada. Ma come molti investitori hanno imparato negli ultimi anni, le possibilità di essere truffati sono molte, e molti intermediari raccolgono fondi prima ancora di aver individuato qualcuno a cui fare un prestito, o di avere intenzione di farne. In questi casi più che di finanziamenti P2P sarebbe meglio definire il sistema come una specie di schema Ponzi: funzionano come i servizi di crowdfunding ma promettono guadagni enormi in cambio dei soldi prestati. Alla fine dell’anno scorso il più importante ente regolatore del sistema bancario cinese aveva avvertito che oltre mille finanziatori P2P erano «problematici». Poco tempo dopo, Ezubo, uno dei più grandi di questi finanziatori, era fallito portando con sé i 6,7 miliardi di euro investiti da 900mila cinesi.

L’idea di sviluppare un autobus sopraelevato risale a molto tempo prima che si sentisse parlare di finanziamenti P2P. Nel 2010, gli investitori del progetto avevano annunciato un test, molto pubblicizzato, a Pechino, poi cancellato per dubbi sulla tecnologia e l’integrità delle persone responsabili. Per la mancanza di finanziamenti, il progetto era scomparso fino all’anno scorso, quando la tecnologia è stata acquistata da Bai Zhiming, un imprenditore immobiliare senza esperienza di trasporto pubblico di massa. Zhiming ha rimesso in piedi il progetto usando la piattaforma di finanziamenti P2P tra privati Huaying Kailai, con cui ha raccolto 23 milioni di euro promettendo agli investitori grossi guadagni con anni di anticipo rispetto al possibile utilizzo della tecnologia. Secondo un dirigente di Huaying Kailai, almeno 200 investitori hanno già richiesto un rimborso.

La diffusione di scandali come questi e le ripercussioni negative sugli investitori arrabbiati preoccupa molto la Cina. Quest’anno, il governo ha chiesto alle autorità locali di chiudere i portali che si occupano di finanziamenti P2P e di sospendere la registrazione di società che hanno nomi legati alla finanza. Stando ai media statali cinesi, sono in preparazione nuove normative, come l’introduzione di soglie limite ai prestiti. Ciononostante, continuano a emergere casi di frodi, in parte perché il settore dei finanziamenti P2P non è solo un problema locale. Le società di finanziamenti P2P lavorano tra città, regioni e province diverse, e per affrontarli sono necessarie capacità giuridiche e tecniche superiori a quelle di molte amministrazioni locali. Le autorità del governo cinese dovranno usare la stessa capacità normativa applicata al sistema bancario statale. Questo intaccherà parte del dinamismo che ha reso il sistema di finanziamenti P2P cinese così attraente e abbasserà le assurde promesse di guadagno.

© 2016 – Bloomberg