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  • Martedì 6 settembre 2016

La protesta silenziosa di Colin Kaepernick

Un giocatore nero di football americano ha cominciato a stare seduto durante l'inno nazionale: alcuni lo hanno imitato, molti si sono arrabbiati

Colin Kaepernick dei San Francisco 49ers mentre sta seduto durante l'inno americano, prima di una partita contro i San Diego Chargers, il primo settembre 2016. (AP Photo/Chris Carlson)
Colin Kaepernick dei San Francisco 49ers mentre sta seduto durante l'inno americano, prima di una partita contro i San Diego Chargers, il primo settembre 2016. (AP Photo/Chris Carlson)

Nell’ultima settimana negli Stati Uniti si sta discutendo molto di una protesta iniziata lo scorso 26 agosto da Colin Kaepernick, quarterback della squadra di football dei San Francisco 49ers: prima di una partita amichevole in preparazione al campionato, giocata in casa contro i Green Bay Packers, Kaepernick è rimasto seduto durante l’inno nazionale americano, che viene suonato tradizionalmente prima di ogni partita. Kaepernick aveva fatto lo stesso tipo di protesta in almeno un’altra partita, ma dopo l’incontro con i Packers è circolata su internet una foto del suo gesto, che ha provocato le prime reazioni e domande sui social network.

Kaepernick ha quindi dato un’intervista a NFL Media, spiegando: «Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca». La NFL, la principale lega nordamericana di football, nella quale giocano i 49ers, ha spiegato che i giocatori sono incoraggiati a stare in piedi durante l’inno, ma non è un obbligo. I 49ers invece hanno diffuso un comunicato in cui hanno detto che l’esecuzione dell’inno nazionale è un momento importante e un’opportunità per onorare gli Stati Uniti e i principi di libertà su cui si fondano. Proprio per questi principi, però, i 49ers hanno detto di riconoscere il diritto di Kaepernick a non partecipare alla cerimonia dell’inno.

La protesta di Kaepernick – che nel 2013 guidò i 49ers al Super Bowl ma che da allora ha fatto alcune stagioni deludenti – ha provocato reazioni diverse, dentro e fuori dal mondo del football americano. Alcuni giocatori hanno criticato Kaepernick, dicendo che avrebbe potuto trovare un modo migliore per protestare; altri hanno invitato a discutere non tanto sulla protesta in sé ma sul tema sollevato da Kaepernick. Il giorno dopo la partita Kaepernick ha annunciato durante un programma televisivo che avrebbe continuato a protestare stando seduto durante l’inno finché il trattamento dei neri negli Stati Uniti non fosse cambiato. Molti tifosi hanno considerato la protesta di Kaepernick un gesto irrispettoso verso gli Stati Uniti e verso l’esercito americano: qualcuno ha bruciato la sua maglia, la San Francisco Police Officers Association ha mandato un comunicato alla NFL in cui ha definito la situazione «imbarazzante» per la lega, ed è intervenuto anche il candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, che ha suggerito che Kaepernick «forse dovrebbe trovare un paese che gli piace di più». Il sito sportivo Bleacher Report ha parlato con diversi dirigenti della NFL rimasti anonimi, che hanno definito Kaepernick «un traditore» e il giocatore più odiato della lega. Kaepernick ha difeso la sua protesta dicendo di non essere anti-americano e di avere rispetto per i soldati che «sacrificano la propria vita e si mettono in pericolo per la mia libertà di espressione».

Alcuni hanno anche accusato Kaepernick di non essere in qualche modo titolato a protestare riguardo alle discriminazioni e alle violenze verso gli afroamericani: perché è una persona ricca e di successo, innanzitutto, ma anche perché, in sostanza, è nero ma non abbastanza nero. Rodney Harrison, un commentatore sportivo ed ex giocatore di football, ha detto in un’intervista radiofonica: «Vi dico questo, io sono nero. E Colin Kaepernick, lui non lo è. Non può capire cosa devo affrontare io e cosa devono affrontare gli altri neri, o le persone che non hanno la pelle bianca, tutti i singoli giorni». Harrison si è poi scusato. Kaepernick ha una madre biologica bianca e un padre biologico nero, ma è stato cresciuto da genitori bianchi: qualcuno ha anche suggerito che la sua storia personale non lo renda adatto a protestare per i diritti dei neri.

Quando il dibattito su Kaepernick andava avanti da alcuni giorni è anche tornata a circolare online una vecchia foto che lo mostrava mentre indossava delle calze con disegnati dei maiali con dei cappelli da poliziotto. Kaepernick ha spiegato su Instagram che le aveva indossate perché «i cattivi poliziotti a cui è permesso avere posizioni importanti nei dipartimenti di polizia non solo mettono in pericolo la comunità, ma mettono in pericolo anche i poliziotti che hanno delle buone intenzioni, creando un ambiente di tensioni e diffidenze». Durante una partita giocata lo scorso primo settembre dai 49ers contro i San Diego Chargers, Kaepernick è stato fischiato fin dal riscaldamento, e poi durante la partita a ogni sua azione.

Durante l’inno però il suo compagno di squadra Eric Reid, nero anche lui, si è unito alla protesta di Kaepernick, inginocchiandosi con lui durante l’inno. Anche Jeremy Lane, cornerback dei Seattle Seahawks, è rimasto seduto durante l’inno prima di una partita della sua squadra, e lo ha fatto anche Megan Rapinoe, calciatrice dei Seattle Reign e attivista per i diritti delle persone LGBT.

Dopo la partita Kaepernick ha detto che avrebbe donato un milione di dollari a delle organizzazioni che si occupano di aiutare le comunità in difficoltà. Lunedì 5 settembre il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è intervenuto nel dibattito in difesa di Kaepernick. Ha detto che, nonostante non abbia seguito attentamente la vicenda, crede che il giocatore stia usufruendo di un suo diritto costituzionale per parlare di temi concreti e importanti. Obama ha detto che «a volte [le proteste] sono confuse e controverse e fanno arrabbiare la gente. Ma preferisco che ci siano giovani impegnati e che pensano a come possono essere parte del processo democratico, invece che persone che semplicemente se ne stanno sedute in disparte indifferenti». Obama ha anche detto di non dubitare della sincerità della protesta di Kaepernick, e di avere apprezzato il fatto che la sua protesta ha fatto discutere del tema delle violenze sugli afroamericani.