Non c’è più Vine di una volta

Il social network per la condivisione di video brevi sta perdendo sempre più utenti, e ci stanno guadagnando altre piattaforme che offrono un servizio migliore

di Caitlin Dewey – The Washington Post

(Jens Büttner/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Jens Büttner/picture-alliance/dpa/AP Images)

Andrew Bachelor è la persona più popolare su Vine, il social network di proprietà di Twitter con cui si condividono video brevi e che una volta veniva descritto come il futuro della cultura popolare. Con lo pseudonimo @KingBach, Bachelor ha sviluppato un suo genere di sketch comici della durata di pochi secondi ed è riuscito a mettere insieme 16 milioni di follower. Dopo aver finito il suo ultimo video, Bachelor non l’ha però postato sul social network che lo ha fatto diventare famoso: ha pubblicato “Pervert Life” sulla sua popolare pagina Facebook verificata, caricandolo su Vine solo due giorni dopo. A tre anni e mezzo dalla creazione di Vine, e tre anni dopo essere diventato famoso grazie a questo social network, Bachelor si è unito al sempre più numeroso gruppo di ex star di Vine che non considera più la piattaforma fondamentale.

I’m coming!

Una foto pubblicata da KingBach (@kingbach) in data:

«Vine non è mai stato davvero affidabile», ha detto John Shahidi, CEO della società di San Francisco Shots Studios, che ha aiutato Bachelor e diversi altri famosi creatori di Vine a diversificare le loro attività pubblicando i lavori su altre piattaforme. «Ormai non dedicherei più la nostra energia mentale o attenzione per fare una cosa esclusivamente per Vine». È un periodo buio per Vine, che in passato è stato uno degli esperimenti di maggior successo di Twitter. Partito come community in cui gli utenti potevano condividere video sulle proprie vite che duravano sei secondi, Vine ha trovato in breve tempo un altro utilizzo, diventando un incubatore per creatori di meme e comici su internet. Vine aveva messo insieme un pubblico formato da persone sotto i 34 anni, che rappresentavano bene lo spirito del nostro tempo, e c’era stato un periodo in cui un adolescente americano su quattro diceva di avere Vine. Ma un recente rapporto di Markerly, una società che si occupa di controllare le atività delle persone più influenti online, ha scoperto che cinquemila dei 9725 principali account di Vine – tra cui società di media, atleti professionisti, marchi e celebrità – hanno smesso di postare video sulla piattaforma. Quelli che sono rimasti, come Bachelor e i suoi colleghi di Shots Studio Rudy Mancuso e Lele Pons (che insieme hanno 36 milioni di follower) pubblicano spesso il loro materiale prima su Facebook, Snapachat o Instagram. La crescita in termini di nuovi utenti è ferma, le ricerche su Google sono in netto calo, e negli ultimi quattro mesi molti dirigenti della società se ne sono andati.

«Vine ha perso completamente il suo fascino» ha detto Daniel Saynt, co-fondatore dell’agenzia di casting Socialyte, che si occupa di trovare e curare gli interessi delle star dei social network per conto di importanti marchi. «Dopo che Instagram ha introdotto i video, per Vine è finita». Per Saynt, il problema di Vine non è tanto Vine stesso, ma piuttosto il fatto che nei due anni dall’apice del successo dell’app altre piattaforme hanno copiato la sua idea originale, migliorandola. Instagram ha introdotto i video da 15 secondi nel 2013, una durata più che doppia rispetto a Vine e aggiungendo delle funzioni per modificare i video che Vine non ha. Quattro mesi dopo Snapchat ha annunciato Stories, un servizio che includeva anche adesivi, testi in sovrimpressione e illustrazioni, oltre al formato sperimentale che prevede la scomparsa dei video che ha creato così tanto entusiasmo intorno agli “snap” privati.

Nel frattempo YouTube ha iniziato a corteggiare i più importanti creatori di video promettendo loro vantaggi speciali, come la possibilità di continuare la loro formazione e di usare i suoi studios. Facebook ha incoraggiato le star dei social network a usare Mentions, la sua app dedicata ai personaggi pubblici, mettendo a disposizione delle funzioni per aiutarli a raggiungere più persone e moderare le comunità di coloro che li seguono. Per creatori di video come Brittany Furlan – la quinta persona per numero di follower su Vine, con oltre 10 milioni di persone iscritte al suo canale –, un ambiente del genere, più sicuro e controllato, è sembrato molto più utile per il lavoro sul lungo periodo. «Come molte altre persone, ho scelto di lasciare Vine perché personalmente trovo che sia diventato un ambiente molto negativo», ha raccontato Furlan in una email. «Quando ho iniziato, la maggior parte dei commenti erano di sostegno. Poi, quando sono aumentati i miei follower, le cose si sono fatte sempre più spiacevoli, e non sembrava che Vine fosse interessata a fare qualcosa per risolvere la situazione. Ricevevo commenti in cui mi dicevano di “ammazzarmi” praticamente tutti i giorni, ed essendo una persona che ha già problemi d’ansia e depressione, per me Vine non era più un ambiente sano… Non so per quale motivo, ma i commenti su Instagram e Facebook sembrano essere più positivi».

  Blotting your pizza does more than you think 🍕🍕🍕 W/ @violetbens0n   Un video pubblicato da brittanyfurlan (@brittanyfurlan) in data:

Più di recente, Facebook ha iniziato a offrire alle star dei social network dei ricchi contratti per produrre video in diretta. La scorsa settimana, il Wall Street Journal ha scritto che Bachelor, Logan Paul (l’ottava persona più seguita su Vine), Brent Rivera (la dodicesima) e Jon Paul Piques (la 42esima) facevano parte del primo gruppo di persone ad aver firmato contratti da 119mila a 213mila dollari con Facebook. Il profilo Facebook di Paul, in particolare, è davvero notevole, se si pensa che il 21enne aveva iniziato con dei video su Vine in cui faceva spaccate in metropolitana e scivolava su una buccia di banana. Oggi tutti i suoi video – alcuni dei quali hanno 4 o 5 milioni di visualizzazioni su Facebook – hanno dei sottotitoli in cui si supplica di mettere “mi piace” alla sua pagina e visitare il suo profilo Instagram.

Gli abbandoni di Vine da parte di queste e altre ex star hanno danneggiato ulteriormente il prestigio culturale del social network, già abbastanza fragile nel panorama di internet. Oggi i marchi come Audi e Moët si rivolgono a Saynt per farsi promozione, ma guardano solo Instagram, YouTube, Snapchat e Facebook, in quest’ordine, ha raccontato Saynt. E quando Shahidi consiglia le star di Vine che segue sulle mosse da fare, solitamente la strategia si concentra su YouTube e Instagram. In un comunicato, Twitter si è detta ottimista sul futuro di Vine, definendo i creatori di video una delle attuali cinque «priorità dal punto di vista del prodotto» della società. A giugno, Vine ha introdotto i video da 140 secondi, superando la durata massima di Instagram, e ha iniziato a pubblicizzare «le opportunità di guadagno per i creatori», già previste da siti come YouTube e Facebook. «Vine è una parte importante della nostra strategia, soprattutto vista la sua vibrante comunità di creatori», ha detto un portavoce di Twitter, «e siamo entusiasti di scoprire cosa avrà in serbo il futuro con la nuova direzione». La domanda è se, quando il futuro sarà arrivato, ci saranno ancora utenti di Vine per vederlo.

© 2016 – The Washington Post

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