Un agente di polizia turco abbraccia un uomo su un carroarmato usato in precedenza dai golpisti per prendere il controllo di un quartiere di Istanbul, il 16 luglio 2016 (BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

Sette giorni diversi in Turchia

Dal tentato colpo di stato di venerdì scorso alle manifestazioni a favore di Erdoğan, raccontati con le foto

Sono passati sette giorni dal colpo di stato tentato in Turchia dall’esercito contro il governo e il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Da allora è successo un po’ di tutto: migliaia di soldati accusati di avere partecipato al golpe – poi fallito – sono stati arrestati e saranno processati e alcuni di loro sono stati linciati dalla folla per le strade di Ankara e Istanbul; migliaia di persone impiegate nel settore dell’istruzione sono state licenziate e il governo ha dichiarato tre mesi di stato di emergenza nazionale, durante il quale le forze di sicurezza avranno più poteri e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo sarà sospesa. Negli ultimi sette giorni Erdoğan se l’è presa soprattutto con Fethullah Gülen, un religioso di 75 anni che predica una visione moderata dell’Islam – più filo-europeista e atlantista, che piace di più all’Occidente – e che dal 1999 vive negli Stati Uniti. Erdoğan considera Gülen responsabile del golpe e ha già chiesto al governo americano la sua estradizione, per poterlo processare in Turchia. Durante le manifestazioni filo-governative che si sono tenute in Turchia negli ultimi giorni, la faccia di Gülen è apparsa spesso: con le fattezze di manichini impiccati o su fogli di carta bruciati per le strade.

È difficile raccontare cosa è successo negli ultimi sette giorni in Turchia, soprattutto la notte del tentato colpo di stato: i carroarmati per le strade, i morti per strada, la ribellione dei sostenitori di Erdoğan e l’odio contro i soldati coinvolti nel golpe. E poi la faccia di Erdoğan su FaceTime durante un’intervista con CNN turca, la disperazione dei famigliari dei militari arrestati e quello che è rimasto del Parlamento ad Ankara, colpito dai bombardamenti dei golpisti. Oltre ai racconti e alla analisi, qualcosa si può aggiungere con le foto: non molte, solo ventotto, quelle che raccontano meglio l’ultima diversa settimana della Turchia.

Attenzione: alcune immagini sono forti

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