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  • Sabato 25 giugno 2016

Come è stata fatta l’opera di Christo sul lago d’Iseo

Raccontato in un libro che raccoglie gli schizzi e mostra le fasi che hanno portato alla costruzione della passerella galleggiante

The Floating Piers/Taschen
The Floating Piers/Taschen

Dal 18 giugno fino al 3 luglio sul lago d’Iseo è possibile visitare l’ultima installazione dell’artista americano di origine bulgara Christo, The Floating Piers: una passerella galleggiante di tre chilometri che collega il paese di Sulzano, sulla sponda bresciana del lago, con Monte Isola, l’isola più grande del lago d’Iseo, e l’isoletta di San Paolo. L’opera finora sta avendo un discreto successo nonostante i problemi logistici e dei trasporti dovuti al fatto che è un evento internazionale che si svolge in piccoli paesini non abituati al grande turismo di massa. Taschen ha pubblicato un libro che spiega com’è stata realizzata l’opera: raccoglie gli schizzi, la documentazione e la spiegazione delle fasi del progetto che hanno portato all’installazione definitiva. Il libro è in italiano e in inglese e distribuito in Italia da Logos Edizioni.

Christo ha sempre lavorato con la moglie Jeanne Claude (fino a quando è morta nel 2009): le grandi opere che hanno realizzato sono firmate da entrambi, mentre i disegni preparatori (la cui vendita serviva a finanziare i progetti) sono firmati solo da lui. I lavori di Christo e Jeanne-Claude unirono l’urbanistica alla scultura e l’ingegneria alla performance artistica, intervenendo sul paesaggio e modificandolo in modo provvisorio, principalmente imballando monumenti o stendendo lunghi teli in luoghi naturali. La coppia si è quasi sempre rifiutata di dare un significato preciso o un obiettivo alle opere realizzate.

La prima volta che la coppia pensò a un progetto con una superficie galleggiante fu nel 1970: volevano costruire un pontile gonfiabile sul delta del Río de la Plata, a Buenos Aires, ma il progetto non venne mai realizzato. Nel 1995 – poco dopo aver completato The Wrapped Reichstag a Berlino, una delle loro installazioni più famose – proposero di installare dei pontili galleggianti sull’isola di Odaiba, nella Baia di Tokyo, ma anche questo progetto non venne realizzato. Tra la primavera e l’estate del 2014 Christo e alcuni suoi collaboratori hanno visitato diversi laghi del nord Italia e hanno ritenuto che il lago d’Iseo fosse il luogo più adatto per realizzare una passerella galleggiante, anche per la presenza di Monte Isola (che tra le altre cose è l’isola lacustre più alta d’Europa).

Durante le prime fasi di sviluppo il progetto fu tenuto segreto e furono effettuati test in zone appartate nel nord della Germania e sul Mar Nero, per verificare la stabilità e l’ancoraggio dei cubi galleggianti e stabilire lo spessore e il colore del tessuto di rivestimento (fabbricato e cucito in Germania). Nell’autunno del 2015 è stato allestito il cantiere di Montecolino, vicino a Sulzano, dove la passerella è stata assemblata in moduli lunghi 100 metri, poi uniti tra loro: i singoli moduli possono essere spostati con facilità semplicemente spingendoli nell’acqua. Oggi l’installazione è composta da pontili a pelo d’acqua larghi 16 metri e alti 50 centimetri, formati da 200.000 cubi in polietilene ad alta densità e coperti da 70 mila metri quadri di tessuto arancione. Sono tenuti in sicurezza da 190 blocchi di ancoraggio in calcestruzzo, messi in acqua e fissati al fondale dall’inizio del 2016.
The Floating Piers è costato 15 milioni di dollari ed è stato finanziato dall’artista grazie alla vendita delle sue opere. Come tutte le installazioni di Christo e Jeanne-Claude è temporanea: a partire dal 3 luglio verrà smontata e i materiali saranno riciclati.

Il libro spiega anche alcune scelte di Christo: ha per esempio deciso che l’installazione fosse visitabile i giorni dell’anno con più ore di luce, per sfruttare al massimo gli effetti che avrebbero creato sul tessuto: «Sul lago l’umidità è costante e il colore del tessuto reagisce e cambia costantemente. Rosseggia al mattino e passa per il giallo e l’oro nel corso della giornata».