• Moda
  • Giovedì 16 giugno 2016

Cosa fa lo stylist (prima cosa: non lo stilista)

Sceglie per esempio cosa indossano le modelle nei servizi fotografici e alle sfilate, e consiglia ai personaggi famosi i vestiti per le occasioni pubbliche

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

Una stylist nel backstage della sfilata di Mimpikita alla Settimana della moda di Londra, 20 settembre 2015
(Ian Gavan/Getty Images)
Una stylist nel backstage della sfilata di Mimpikita alla Settimana della moda di Londra, 20 settembre 2015 (Ian Gavan/Getty Images)

Lo stylist è un’importante figura professionale nel mondo della moda, ma non molti sanno di cosa si occupa: molte cose, tra cui scegliere i vestiti e gli accessori dei servizi fotografici, abbinarli nelle sfilate o vestire i personaggi famosi nelle occasioni pubbliche. In molti pensano che sia sinonimo di stilista, ma quello dello stylist è un lavoro molto diverso: non crea gli abiti ma li mette assieme per presentarli al pubblico e ai potenziali clienti.

È un lavoro più vecchio di quello che si possa pensare e si è evoluto molto nel tempo. Maria Antonietta, la moglie del re di Francia Luigi XVI, era appassionata di scarpe e vestiti, e aveva una persona che le consigliava cosa indossare. La professione di stylist per come la conosciamo oggi è però nata negli anni Ottanta e cresciuta negli anni Novanta, quando le riviste di moda cartacee vendevano molto bene e iniziarono a realizzare i primi editoriali: servizi fotografici che ruotano attorno a un tema o una storia, con le modelle che indossano abiti di stilisti diversi.

Il ruolo dello stylist è cambiato molto anche più di recente, come ha spiegato al Post Luca Bacelli, professore e coordinatore del corso di Styling all’Istituto Marangoni di Milano, una delle più importanti scuole di moda italiane: «Prima gli stylist lavoravano internamente a una rivista e rispettavano molto le regole e la linea editoriale di quel giornale, mentre ora sono quasi tutti liberi professionisti, e soprattutto nelle edizioni online c’è molta più libertà. Questo ha portato però anche a una distorsione della figura professionale, perché passa l’idea che tutti possano farlo senza regole». Secondo Bacelli oggi è più difficile trovare lavoro come stylist a causa della crisi generale dei giornali, ma bisogna anche sapere dove cercarlo: «Negli anni Novanta le città in cui gli stylist erano più richiesti erano Milano e New York, oggi ci sono anche molte opportunità in Brasile, in India e in Cina». Gli stylist più famosi e di successo sono ancora ben retribuiti, anche se meno che in passato.

Molti stylist affermati hanno iniziato facendo da assistenti per i servizi fotografici e si sono fatti lentamente conoscere, soprattutto dai direttori dei giornali. Ora le scuole di moda propongono molti corsi di styling appositi: solitamente sono triennali, ma ci sono anche specializzazioni o master. Insegnano soprattutto come fare ricerca per realizzare un editoriale, come funziona il rapporto tra stylist e fotografo, come si prepara il catalogo per un’azienda, l’aspetto insomma più commerciale del mestiere. L’Istituto Marangoni per esempio prevede un corso triennale di styling nelle sedi di Milano, Firenze o Parigi, che costa circa 16mila euro l’anno. Dopo la triennale si può proseguire con master che costano circa 27mila euro. Al Polimoda di Firenze, altra importante scuola italiana a livello internazionale, c’è invece un master di nove mesi che costa 26mila euro. All’estero la scuola più famosa è il Central Saint Martins College of Art and Design, che ha un corso triennale in Fashion styling che costa circa 22mila euro per studenti non inglesi, e 11 mila per i britannici.

Uno stylist può lavorare per le riviste, alla pubblicità di un’azienda, può collaborare con l’ufficio stile di un marchio di moda, coordinare i vestiti indossati dalle modelle a una sfilata, o sceglierli per i personaggi famosi. La sua bravura richiede molta ricerca e studio di archivio, sia per sviluppare l’idea di un servizio giornalistico che per capire la storia di un’azienda e la clientela a cui si rivolge. Per un servizio fotografico ispirato agli anni Sessanta, studierà cosa si indossava all’epoca, quali erano i colori predominanti, le acconciature, gli arredi e tutto ciò che può essergli di ispirazione. Se deve preparare il catalogo di un’azienda o le foto per una pubblicità, dovrà conoscere bene anche lo stile e il target di quel marchio. Lo stylist lavora quasi sempre con una squadra composta da un fotografo, truccatori e parrucchieri. Spesso è un lavoro di gruppo e a prevalere nelle decisioni è solitamente lo stylist o il fotografo in base alla sua fama e esperienza.

Gli stylist nelle riviste di moda
Gli stylist che lavorano nei giornali di moda possono essere sia interni che freelance, anche se solitamente collaborano sempre con la stessa rivista e realizzano all’anno circa una trentina di servizi per un settimanale, o uno al mese per un mensile. Simone Guidarelli, famoso stylist che ora collabora con Glamour ma che in passato ha lavorato molto anche per Vanity Fair ed Elle, ha spiegato al Post che uno stylist segue solitamente tutte le sfilate, prende appunti e capisce quali sono le ispirazioni e le principali tendenze proposte dagli stilisti. Poi fa una riunione con il direttore della rivista che assieme al fashion editor – che si occupa della linea editoriale per la moda – decide quali temi trattare nei vari numeri e come farlo. Se alle sfilate molti stilisti propongono i jeans a zampa di elefante, lo styilist dovrà per esempio costruire un servizio attorno a quel tipo di pantalone.

«Il mio compito è estrapolare le tendenze ed esaltarle attraverso le fotografie. Per ogni servizio racconto una storia. Operativamente metto assieme tutte le cose che mi hanno ispirato per sviluppare un tema, e preparo il set per il fotografo, con cui decido le luci da usare e il tipo di taglio da dare alle foto». Lo stylist sceglie i capi e gli accessori che si adattano meglio al tema del servizio, che verranno chiesti in prestito alle case di moda per l’occasione: «Loro ci fanno avere i capi più belli e più scenografici e noi facciamo belle foto che li risaltino». Guidarelli ha detto di avere anche otto appuntamenti al giorno con le aziende per visionare le collezioni, che includono spesso abiti che non hanno sfilato o linee che non si sono viste alle presentazioni ufficiali.

Gli stylist delle riviste lavorano spesso anche con i personaggi famosi che compaiono sulle copertine e nei servizi più importanti. In questo caso «proponiamo alla star di turno una narrazione fotografica e le diamo una serie di cose da indossare. Alcune di loro hanno un’identità ben precisa e bisogna quindi lavorare su quella, studiando ciò che ha fatto negli ultimi anni e capendo cosa gli sta meglio. È un lavoro più difficile perché bisogna anche adeguarsi alle idee e all’umore della persona che si ha davanti».

Gli stylist per le aziende
Molti stylist che lavorano per i giornali vengono contattati anche dalle aziende per realizzare campagne pubblicitarie e cataloghi, i cosiddetti “lookbook”. L’approccio a questo tipo di lavoro è diverso da quello editoriale: nelle campagne pubblicitarie lo stylist si deve confrontare con chi si occupa del marketing e tenere conto di quello che l’azienda vuole comunicare al cliente. I lookbook servono soprattutto per proporre ai buyer (cioè che compra i capi da rivendere nei negozi) i propri prodotti; inizialmente erano freddi e asciutti, con le modelle che indossavano i vestiti su uno sfondo bianco, mentre ora sono più creativi e fantasiosi, cosa che ha avvicinato il lavoro dello stylist a quello che fa per le riviste, individuando un tema o una storia attorno cui costruire il catalogo.

Gli stylist nelle case di moda
In alcune case di moda, gli stilisti si fanno aiutare dagli stylist per creare le nuove collezioni. Fanno da consulenza al direttore creativo e agli stilisti che coordina – il cosiddetto ufficio stile – suggerendogli idee per la collezione da disegnare. Aiutano insomma gli stilisti nella fase di ricerca, danno un parere esterno e sono utili per un confronto. È un modo nuovo di lavorare per le aziende: il primo a servirsi degli stylist è stato lo stilista John Galliano, oggi direttore creativo di Maison Margiela.

Gli stylist e le sfilate
Gli stylist hanno anche il compito di decidere gli abbinamenti di vestiti e accessori indossati da modelle e modelli alle settimane della moda. Di solito a farlo è una persona esperta che ha lavorato nelle riviste di moda. Il suo compito è coordinare gli abiti rispettando lo stile del marchio e quello che lo stilista vuole comunicare con la collezione.

Gli stylist per i personaggi famosi
Quasi tutti i personaggi famosi, della televisione, del cinema e della musica, hanno una persona che si occupa della loro immagine e quindi di come vestirsi nelle occasioni di lavoro. È lo stylist appunto, che sceglie insieme alla celebrità lo stile che meglio la rappresenta e seleziona vestiti e capi che vengono spesso prestati o regalati dalle case di moda. Il lavoro più impegnativo è scegliere abito e accessori per un evento pubblico o un red carpet (il più prestigioso di tutti è quello dei premi Oscar): più lo stylist è bravo, più il personaggio famoso verrà fotografato, più si parlerà del vestito che indossa, un vantaggio per l’azienda soprattutto se c’è un accordo commerciale. Per lavorare in questo settore bisogna passare attraverso le agenzie specializzate o collaborare con le case di produzione musicali e cinematografiche.