La scuola di tecnologia senza professori

Se le informazioni sono tutte disponibili online, ha senso che qualcuno le insegni? Come funzionerà la scuola che un miliardario francese sta per aprire nella Silicon Valley

di Leonid Bershidsky – Bloomberg

Alcuni studenti nella sala conferenze della scuola "42" a Parigi, il 24 novembre 2015 ( MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)
Alcuni studenti nella sala conferenze della scuola "42" a Parigi, il 24 novembre 2015 ( MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)

I francesi hanno qualcosa da insegnare alla Silicon Valley sulla tecnologia. Perlomeno questo è quello che pensa Xavier Niel, un miliardario iconoclasta che ha rivoluzionato il settore della telefonia mobile francese e che in passato aveva provato – senza riuscirci – a comprare il gestore mobile americano T-Mobile. Niel sta per aprire in California un campus dell’insolita scuola d’ingegneria che ha fondato a Parigi. La scuola si chiama “42”, un riferimento alla «risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto» del libro di Douglas Adams Guida galattica per gli autostoppisti. Niel – che secondo Bloomberg ha un patrimonio di 7,6 miliardi di dollari – ha fondato il campus di Parigi nel 2013, con una sovvenzione di 10 anni del valore di 70 milioni di euro, mentre al campus americano – che si troverà a Fremont ed è più grande di quello francese – sono stati destinati circa 89 milioni di euro.

A 42 le cose che mancano sono più di quelle che ci sono: la scuola non prevede il pagamento di rette, non è richiesto nessun livello di istruzione preciso, non ci sono professori, nessun calendario accademico né tanto meno viene rilasciato un diploma. Quello che 42 ha è una lunga fila di persone che vogliono entrare nella scuola, mille potenti iMac e una velocissima connessione a Internet. Nell’anno inaugurale sono riuscite a entrare nella scuola mille persone sulle 70mila che avevano fatto domanda per entrare, mentre l’anno dopo – una volta calato l’entusiasmo – il numero di domande è sceso a 50mila. La selezione prevede due fasi: innanzitutto i candidati devono svolgere un test d’intelligenza «per assicurarsi che il loro cervello funzioni», come ha raccontato il direttore della scuola, l’imprenditore tecnologico Nicolas Sadirac, dopo il quale le quattromila persone con il punteggio più alto vengono buttate nella cosiddetta «piscina», dove hanno quattro settimane per completare un progetto per cui è necessario sapere scrivere nel linguaggio di programmazione C. Non importa se i candidati non hanno mai usato un linguaggio informatico prima: molti imparano durante il progetto, lavorando cento ore a settimana.

La scuola di Neil ha 15 dipendenti, che però non sono esattamente professori: gestiscono il programma, che dovrebbe durare tre anni e dividersi in moduli fissi che gli studenti devono completare lavorando da soli o in gruppo. La scuola è aperta 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. A 42 non si impartiscono conoscenze: secondo la filosofia della scuola non serve, dal momento che tutte le informazioni sono immagazzinate e accessibili da qualche parte. Agli studenti non viene dato nessun aiuto a eccezione di qualche consiglio sporadico su un forum: devono cercare le soluzioni ai loro problemi su Internet. Per trovare aiuto possono contare solo sui loro pari e sono gli altri studenti a valutare i loro progetti, non i dipendenti della scuola.

Questo approccio non è comune in Francia, ma per Niel – che ha imparato da solo a usare un linguaggio di programmazione a 15 anni, su un vecchio computer Sinclair ZX8 regalatogli da suo padre a Natale – è naturale. Niel ha iniziato a guadagnare grazie al porno, un settore che da molto tempo attrae gli informatici e gli hacker senza un titolo di istruzione formale. Niel sa che i programmatori migliori hanno imparato da soli o da altri programmatori; le uniche cose di cui hanno bisogno è sapere cosa devono imparare e un ambiente fertile. Questa almeno era la sua teoria quando nel 2013 aveva detto che «il sistema dell’istruzione non funziona». La pratica, invece, si è dimostrata diversa.

Guillaume Bersac, uno dei primi studenti ammessi nella scuola ha parlato della sua esperienza su un blog. Nonostante abbia trovato il modello di istruzione di 42 impegnativo e intenso, Bersac nel 2014 aveva scritto che le dieci ore passate ogni giorno nella scuola non gli erano sufficienti e aveva raccontato che dei suoi compagni forse solo metà lavorava le 50 ore settimanali previste. Quest’anno Bersac si è lamentato per la sua difficoltà a trovare compagni per un progetto di gruppo: dal momento che non è necessario completare i moduli in un determinato ordine, sono pochi gli studenti che raggiungono lo stesso livello in una materia specifica nello stesso momento.

L’autodisciplina non dovrebbe essere un problema per i geni che ci si aspetta vengano scoperti dalla scuola e poi buttati nel settore della tecnologia. Ma non tutti quelli che hanno passato la rigorosa selezione di 42 – di cui il 40 per cento non aveva un diploma di scuola superiore – sono dei geni. A marzo la scuola ha mandato via 100 studenti che non sono stati in grado di gestire il suo sistema dei “buchi neri”, che prevede che uno studente raggiunga un determinato livello di competenze entro una scadenza.

Negli Stati Uniti 42 sembrerà strana tanto quanto in Francia, ma per ragioni diverse. Da una parte, il suo taglio imprenditoriale e basato sulla concorrenza è decisamente americano. La scuola è estremamente selettiva e il suo obiettivo dichiarato è creare start-up tecnologiche e formare persone che ci lavorino. Dall’altra parte però 42 non ha rette e non promette di offrire vantaggi precisi sul mercato del lavoro, come per esempio un diploma prestigioso. L’industria dei software è famosa per la sua indifferenza verso le qualifiche formali, e poche società chiedono ai candidati della loro istruzione; allo stesso tempo, però, tutte le aziende del settore mettono alla prova le conoscenze specialistiche dei candidati e la loro capacità di lavorare in gruppo. Il progetto di Niel è già famoso nel settore tecnologico, anche fuori dalla Francia, e gli studenti che usciranno da 42 avranno perlomeno la possibilità di ottenere un colloquio. Dire però che 42 sia un cambiamento radicale nel sistema dell’istruzione è forse un po’ esagerato. Dopo tutto, una persona abbastanza determinata da voler imparare con il metodo di 42 non ha davvero bisogno di una scuola, nemmeno di una fuori dagli schemi come 42. Tutto quello di cui questo aspirante genio ha bisogno è il suo computer e un accesso a Internet; trovare altre persone con il suo stesso livello e interessate alle stesse cose, inoltre, dovrebbe essere più facile online che in mezzo a qualche migliaia di studenti.

Niel è un tipo drastico e le sue innovazioni sono estreme. Le scuole che frequenteranno i nostri figli, e forse i nostri nipoti, non saranno esattamente come 42. Probabilmente non sarà mai possibile formare dei medici in questo modo. È possibile però che i metodi da autodidatta diventino più diffusi in discipline come la giurisprudenza, dove gli studenti oggi devono passare un esame di stato per poter praticare. In settori in cui le capacità sono più importanti delle conoscenze, come il giornalismo e molte altre professioni di servizio, il modello di 42 potrebbe trasformarsi in un apprendistato istituzionalizzato: una specie di formazione sul lavoro, senza che ci sia bisogno di seguire corsi tenuti da professori che non esercitano la professione che insegnano ormai da molto tempo. La Silicon Valley si è sviluppata intorno a un istituto di istruzione tradizionale, la Stanford University. Nel tempo questa università è cambiata e ha integrato le aziende tecnologiche che ha contribuito a creare. In un settore che rivendica con orgoglio la sua capacità di riscrivere le regole, però, c’è sempre spazio per sconvolgimenti. Il nuovo modello di istruzione proposto da Niel non scende a compromessi, e anche se non segnerà la fine delle università tradizionali, può di sicuro essere un’alternativa rapida per quelle persone – sempre di più – che non ci credono.

© 2016 – Bloomberg