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  • Giovedì 26 maggio 2016

Il miliardario che vuole far chiudere Gawker

Il miliardario Peter Thiel ha ammesso di aver finanziato la causa di Hulk Hogan contro il sito di news e gossip americano, per una sorta di vendetta personale

Peter Thiel (Tristan Fewings/Getty Images)
Peter Thiel (Tristan Fewings/Getty Images)

Lo scorso 18 marzo una giuria della Florida ha stabilito che Gawker, un popolare sito di news e gossip americano, dovrà risarcire con 115 milioni di dollari l’ex wrestler Hulk Hogan (pseudonimo di Terry Bollea) per aver pubblicato un breve video in cui lo si vedeva fare sesso con l’allora moglie di un suo amico. Il processo tra Gawker e Hogan era stato molto discusso, per le sue implicazioni dal punto di vista dell’etica giornalistica e per il fatto che coinvolgeva un sito – Gawker – che si è fatto conoscere soprattutto per la spregiudicatezza e morbosità di alcuni suoi contenuti. Durante il processo erano circolate voci circa il sostegno che un’altra persona avrebbe dato a Hogan: un finanziatore misterioso che avrebbe sostenuto economicamente le spese legali di Hogan per motivi personali. All’epoca il fondatore di Gawker, Nick Denton, aveva liquidato questi sospetti dicendo che gli sembravano teorie complottiste, ma negli ultimi giorni diversi giornali americani hanno presentato prove a sostegno di questa teoria. Mercoledì 25 maggio il miliardario Peter Thiel ha confermato di aver segretamente finanziato questa e altre azioni legali contro Gawker.

Peter Thiel è un famosissimo imprenditore americano di origini tedesche: da bambino era un prodigioso giocatore di scacchi, poi si è laureato in Legge e successivamente si è trasferito nella Silicon Valley (l’area vicino a San Francisco dove ci sono moltissime aziende di tecnologia) per fare l’imprenditore. Thiel è stato tra i primi soci di PayPal e tra i primi che investirono in Facebook, di cui è ancora membro del consiglio di amministrazione: questi due investimenti in particolare lo hanno reso ricchissimo e ora Thiel gestisce diversi fondi di investimento che si occupano di start up e tecnologia. Thiel, che ha 48 anni e un patrimonio stimato di 2,8 miliardi di dollari, ha un grosso problema con Gawker iniziato quando nel 2007 il sito aveva scritto che Thiel è omosessuale, senza che lui – che è davvero gay – l’avesse mai detto pubblicamente.

Thiel aveva criticato molto Gawker, spiegando che era suo diritto decidere se e quando fare coming out, e che rendendo pubblica la sua omosessualità aveva ferito molte persone e senza nessun beneficio per la collettività, un criterio giornalistico che spesso viene usato per decidere se pubblicare informazioni sulla vita privata di personaggi pubblici: Thiel non era noto per aver detto cose omofobe, per esempio, o per aver mentito sulla sua vita personale. Nel 2009 Thiel aveva anche criticato Valleywag, un sito di notizie sulla Silicon Valley controllato da Gawker, paragonandolo ad al Qaida. Altri articoli piuttosto spregiudicati di Gawker su alcuni suoi amici lo avevano convinto a iniziare una sorta di “guerra clandestina”, come l’ha chiamata il New York Times. Thiel ha confermato che nel corso degli ultimi nove anni ha finanziato segretamente più di una causa contro Gawker da parte di persone che ritenevano di essere state trattate in modo ingiusto, e ha detto di aver anche finanziato la causa di Hogan.

Nel corso del processo contro Gawker si era spesso parlato della possibilità che ci fosse un finanziatore occulto dietro a Hogan, in particolare per alcune strane scelte della sua squadra di avvocati, che sembravano più interessati a danneggiare Gawker che a ottenere un risarcimento per il loro cliente. Tra le altre cose, gli avvocati di Hogan decisero per esempio di far cadere l’accusa per “inflizione negligente di traumi emotivi”, che avrebbe obbligato la compagnia assicurativa di Gawker a pagare per la difesa legale del sito e per un’eventuale compensazione economica stabilita dopo un patteggiamento. Siccome il compenso dell’avvocato di Hogan, Charles Harder, dipende dal rimborso finale che otterrà il suo assistito, la scelta di rinunciare ai soldi dell’assicurazione di Gawker era apparsa da subito strana e inusuale: le assicurazioni possono pagare qualsiasi cifra, i giornali invece possono andare in bancarotta. La sentenza finale del processo e il risarcimento di 115 milioni di dollari a Hogan hanno reso molto precaria la situazione finanziaria di Gawker, che già prima della fine del processo aveva venduto parte delle sue azioni per far fronte a un’eventuale sentenza negativa.

Finanziare le cause legali di altre persone non è illegale negli Stati Uniti, ed è una pratica che si è abbastanza diffusa negli ultimi anni. Nel 2011, per esempio, Kenneth G. Langone, cofondatore della catena di negozi di bricolage Home Depot ed ex direttore della Borsa di New York, finanziò una causa dell’ex CEO della compagnia assicurativa American International Group contro il governo federale degli Stati Uniti sulla bancarotta della società. Max Mosley, ex capo della Formula 1, dopo aver vinto una causa contro il periodico britannico News of the World per aver pubblicato sue foto durante un’orgia, finanziò le cause di altre persone contro il giornale. Spesso la terza parte, quella che finanzia, si accorda per ottenere una percentuale dell’eventuale compensazione finale, ma non è insolito che le motivazioni dietro questi finanziamenti siano anche “morali” (o di vendetta, a seconda di come si vuole metterla).

Thiel ha spiegato al New York Times di aver agito «meno per vendetta e più per creare un deterrente» contro gli atteggiamenti prepotenti di Gawker. Diversi anni fa, dopo la sua vicenda personale con Gawker, decise di cominciare ad aiutare finanziariamente altre persone che si trovavano nella sua posizione ma senza le sue cospicue risorse finanziarie. «Anche qualcuno come Terry Bollea (Hulk Hogan) che è un milionario, una persona famosa e di successo, non aveva le risorse per farcela da solo» ha detto Thiel al New York Times, aggiungendo che sapeva dall’inizio che probabilmente tutta la questione gli avrebbe creato più danni che benefici. Thiel non ha diffuso informazioni precise sulle cause che ha finanziato nel corso degli anni, ma ha detto che crede di aver speso intorno ai 10 milioni di dollari (circa 9 milioni di euro) per le diverse spese processuali e che non ha mai avuto intenzione di guadagnarci qualcosa.

Le ammissioni di Thiel potrebbero cambiare il corso del processo a Gawker. Anche se non è illegale che Thiel abbia finanziato gli avvocati di Hogan, il suo ruolo nel processo potrebbe essere percepito come un tentativo di manipolare la giustizia, rafforzando la posizione di Gawker nei prossimi gradi di giudizio. Mercoledì 25 maggio un giudice ha negato una richiesta di Gawker di rifare da capo il processo, e ora è probabile che Gawker faccia appello contro la sentenza di primo grado. Diversi esperti hanno detto che per ribaltare la sentenza del processo Gawker dovrà comunque mostrare che la sentenza sia stata sostanzialmente sbagliata; le ammissioni di Thiel, anche se sollevano diverse domande di carattere etico, potrebbero non essere sufficienti.

Thiel, che è anche tra i finanziatori di un’importante organizzazione per i diritti dei giornalisti, ha detto di non vedere problemi nella sua decisione di sostenere finanziariamente la causa di Hogan – che ha definito il suo «più importante traguardo filantropico» – e di non considerare vero giornalismo quello che fa Gawker. Dal suo punto di vista, ha spiegato al New York Times, lui si è limitato a sostenere la vittima di un abuso: se verrà deciso che l’operato di Gawker è invece nel pubblico interesse, accetterà la sentenza.