Cosa sarà Home, il nuovo coso di Google

Sarà un assistente vocale per la casa in grado di collegarsi ad altri dispositivi (come Echo di Amazon, per intenderci)

di Hayley Tsukayama - The Washington Post

Aggiornamento del 20 maggio: Google ha effettivamente presentato “Chirp”, che però si è rivelato un nome provvisorio: il nuovo coso si chiamerà Google Home e sarà come previsto un assistente per la casa a controllo vocale. Google Home non avrà tasti e sarà attivato solo con la voce. Le sue funzioni saranno simili a quelle di Echo, un assistente per la casa di buon successo prodotto da Amazon. Google ha detto che Home sarà venduto a partire dall’autunno del 2016, non è ancora chiaro a quale prezzo.

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Google dovrebbe fare il suo ingresso nel mercato delle “case intelligenti” in grande stile, con un nuovo dispositivo chiamato “Chirp” (“cinguettio”, in inglese). Secondo un articolo pubblicato dal sito di tecnologia Recode, Google si sta preparando a entrare nel settore creato da Echo, il dispositivo di Amazon, con un assistente a controllo vocale per la casa. Il nuovo dispositivo di Google probabilmente non sarà pronto prima di qualche mese, anche se dalla conferenza degli sviluppatori di Google che si terrà questa settimana a San Francisco potrebbe arrivare qualche anticipazione. Per ora Google non ha risposto alle richieste di commenti sull’argomento.

Google si sta concentrando sulla domotica da anni e nel 2014 ha di fatto annunciato di voler espandere le sue ambizioni nel settore acquistando per 3,2 miliardi di dollari Nest, un’azienda produttrice di dispositivi intelligenti per la casa (termostati, soprattutto). Google ha anche presentato la sua linea di router, OnHub, realizzata in collaborazione con altre aziende. OnHub – che ha la forma di un cilindro ed è più elegante dei tradizionali router squadrati – è stato descritto come una specie di cavallo di Troia per le ambizioni di Google nel settore delle case intelligenti e potrebbe diventare il fulcro perfetto per mettere in rete una serie di dispositivi connessi a Internet. OnHub però non ha un microfono, che ovviamente è un elemento fondamentale per un dispositivo a comando vocale.

Secondo Recode, il progetto di Chirp potrebbe finire con l’assomigliare molto a OnHub e sfrutterà “Okay, Google”, la stessa tecnologia già integrata nel sistema operativo di Android. L’articolo di Recode sottolinea anche come in passato siano già state espresse preoccupazioni sul fatto che un assistente vocale di Google possa non andare a genio alle persone più sensibili ai temi legati alla privacy. I dispositivi a comando vocale, tuttavia, sono sempre più diffusi e rispetto a solo qualche anno fa potrebbero essere accettati da un numero sempre maggiore di clienti: Microsoft ha integrato un’assistente vocale, Cortana, nel suo ultimo sistema operativo; Siri, l’assistente vocale di Apple, ha già allargato il suo campo di azione dagli iPhone e gli iPad ad Apple TV, che potrebbe anche diventare un hub per le case intelligenti e collegarsi ad altri dispositivi.

Ma se l’articolo di Recode si rivelerà corretto, il concorrente principale di Google sarebbero i dispositivi di Amazon che funzionano con Alexa, l’assistente vocale della società. Nonostante Amazon sia stata come al solito poco trasparente sul numero di spedizioni fatte per il dispositivo, sembrerebbe che Echo stia andando bene. Recentemente Amazon – il cui CEO, Jeffrey Bezos, è anche proprietario del Washington Post – ha annunciato di voler aggiungere due nuovi modelli alla linea di Echo, e sta aumentando le funzioni di Alexa grazie a collaborazioni con diverse aziende, dalla catena americana di pizzerie Domino’s Pizza a Uber.

Grazie alla sua ricca offerta di servizi (ricerca sul web, cartine geografiche, calendari, tra gli altri), Google è in buona posizione per sviluppare e gestire un potente hub domestico capace di sfruttare i servizi di Google e le sempre più numerose collaborazioni della società (la settimana scorsa, per esempio, Google ha annunciato che Google Docs integrerà Evernote, una famosa app per prendere appunti). Se Chirp riuscirà a sfruttare a pieno il potenziale di Google, Amazon avrà trovato pane per i suoi denti.

© 2016 – The Washington Post