Gli attentati di martedì a Bruxelles, nei quali sono morte 31 persone e altre 270 sono rimaste ferite, sono stati compiuti da quattro persone: tre all’aeroporto di Zaventem (due sono morte e sono state identificate, la terza è ricercata e non è ancora stata identificata) e una nella metropolitana di Maalbeek (morta e identificata). Della foto degli attentatori dell’aeroporto diffusa ieri dalla polizia belga sono stati identificati Ibrahim el Bakraoui e Najim Laachraoui, entrambi morti nell’attacco. L’attentato nella stazione della metropolitana di Maalbeek è invece stato compiuto da Khalid el Bakraoui, fratello di Ibrahim. I giornali belgi e francesi sostengono che insieme a Khalid ci fosse un altro uomo, ma la notizia non è stata confermata dalle autorità del Belgio.
Sempre più elementi collegano gli attentatori di Bruxelles a quelli di Parigi dello scorso novembre, come ad esempio l’utilizzo probabile dello stesso tipo di esplosivo. E in uno dei più importanti sviluppi di oggi, Salah Abdeslam ha detto che vuole essere estradato il prima possibile in Francia. In precedenza aveva detto il contrario.
– Salah Abdeslam, l’unico superstite degli attentati di Parigi e sospettato di essere coinvolto anche in quelli di Bruxelles, ha detto che vuole essere estradato il prima possibile in Francia; in precedenza aveva detto il contrario.
– Koen Geens e Jan Jambon, rispettivamente i ministri belgi della Giustizia e degli Interni, hanno offerto le loro dimissioni al primo ministro belga Charles Michel per i fallimenti nel prevenire gli attentati di Bruxelles. Michel ha rifiutato le dimissioni.
– Najim Laachraoui, l’uomo accusato di fabbricare le bombe per lo Stato Islamico, è stato identificato come uno degli attentatori suicidi all’aeroporto di Bruxelles: Laachraoui è morto nell’attentato.
– Ibrahim el Bakraoui e il fratello Khalid, che si sono fatti esplodere rispettivamente all’aeroporto e nella metropolitana, erano già ricercati dalla polizia in connessione agli attacchi di Parigi.
– Il ministro della Giustizia belga Koen Geens ha confermato che le autorità belghe sapevano che Ibrahim el Bakraoui era stato estradato nei Paesi Bassi dalla Turchia, ma che secondo le loro informazioni non aveva legami col terrorismo.
– Il terzo attentatore dell’aeroporto, quello con il cappello, non è ancora stato identificato ed è tuttora ricercato dalla polizia.
– È sempre più evidente l’esistenza di una cellula franco-belga dello Stato Islamico coinvolta sia negli attentati di Parigi che in quelli di Bruxelles.
– L'aeroporto di Bruxelles rimarrà chiuso almeno fino a domenica.
Il ministro della Giustizia belga Koen Geens ha confermato che le autorità belghe sapevano che Ibrahim el Bakraoui, uno degli attentatori di Bruxelles, era stato estradato nei Paesi Bassi dalla Turchia, ma che secondo le loro informazioni non aveva legami col terrorismo. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva detto che la Turchia aveva estradato el Bakraoui nell'estate del 2015, spiegando di aver notificato la procedura alle autorità belghe. el Bakraoui è stato poi liberato su cauzione.
Il Washington Post ha realizzato una GIF che simula il traffico aereo su Bruxelles nei minuti precedenti e successivi agli attentati di martedì 22 marzo: nella GIF, è possibile vedere come dopo le otto di mattina – grosso modo l’orario in cui sono esplose le due bombe all’aeroporto – tutti gli aerei diretti a Bruxelles sono stati dirottati verso altri aeroporti, mentre già verso le nove il traffico aereo sulla regione di Bruxelles era praticamente fermo. In tutto secondo il Washington Post sono stati dirottati verso altri aeroporti circa 50 voli.
La storia del ragazzo sopravvissuto a tre attentati – quello della maratona di Boston avvenuto il 15 aprile 2013, quelli avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 e quello avvenuto a Bruxelles il 22 marzo 2016 – era una bufala. La notizia era stata ripresa da diversi giornali internazionali (perlopiù tabloid di scarsa affidabilità) e italiani: la storia vera è un po' diversa da quella raccontata.
Intanto a un parlamentare del Movimento 5 Stelle è venuta l'idea di fare un "test di sicurezza" a Bruxelles: ha abbandonato una valigia per vedere in quanto tempo la polizia sarebbe intervenuta. Sono passati cinque minuti. Gli iscritti alla sua pagina Facebook non l’hanno presa benissimo.
Donald Trump su Twitter: «È appena stato annunciato che fino a 5mila combattenti dell'ISIS si sono infiltrati in Europa. Molti anche negli Stati Uniti. VE L'AVEVO DETTO! Solo io posso risolvere questo problema!»
In realtà non è proprio come vuole fare intendere Trump: il capo dell'Europol (la polizia della UE) ha detto che circa 5mila persone sono sospettate di essersi radicalizzate in Europa e che sono poi andate in Siria e in Iraq a combattere. Ma solo una parte è tornata in Europa.
BMFTV ha diffuso una ricostruzione video dell'attentato all'aeroporto di Bruxelles.
Thomas de Maizière, ministro degli Interni della Germania, sta facendo pressioni affinché venga introdotto un sistema di registrazione che riguardi le persone che entrano ed escono dall’area Schengen. La misura dovrebbe facilitare il lavoro delle autorità che cercano di monitorare lo spostamento dei sospetti "foreign fighters".
Giovedì Koen Geens e Jan Jambon, rispettivamente i ministri belgi della Giustizia e degli Interni, hanno offerto le loro dimissioni al primo ministro belga Charles Michel per i fallimenti nel prevenire gli attentati di Bruxelles. Michel ha rifiutato le dimissioni. Greens ha detto a riguardo:
«Se un giovane primo ministro ti convince che è importante andare avanti, allora dobbiamo prenderci la responsabilità politica di continuare. Sono stati fatti degli errori, ma ci sono molti modi di prendersi le responsabilità. Noi (Jan Jambon e io) vogliamo dare a questo governo l’opportunità di andare avanti»
Il ministro degli Interni dei Paesi Bassi, Ronald Plasterk, ha detto che discuterà insieme ai ministri degli Interni degli altri paesi della UE «delle misure prese dopo gli attacchi di Parigi, e se queste misure siano sufficienti». Plasterk ha detto anche che il Parlamento olandese sarà informato sui legami di uno dei sospetti terroristi di Bruxelles con i Paesi Bassi.
Nel video diffuso dallo Stato Islamico sugli attentati di Bruxelles si vede tra le altre cose l'immagine di un poster che raffigura Donald Trump, a cui è associato l'audio di un'intervista che Trump ha dato all'inizio della settimana in cui ha detto: «Vent'anni fa Bruxelles era una delle più grandi e sicure città del mondo... ora è uno spettacolo horror».
Lo Stato Islamico ha diffuso un video di propaganda sugli attentati di Bruxelles, senza però includere immagini nuove degli attentati ma usando quelle già circolate. Il video dura nove minuti e mostra alcune scene girate dopo le esplosioni, tra cui gli aiuti medici ai feriti e i soldati impiegati per le strade della città. Nel video vengono mostrati anche Donald Trump, candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, e Bernard Cazeneuve, il ministro degli Esteri francese.
Clinton Watts ha scritto un articolo su Foreign Policy che si intitola “Uno Stato Islamico ferito è uno Stato Islamico pericoloso” e che tratta di un tema molto dibattuto tra gli esperti: ovvero se le sconfitte subite in Siria e in Iraq dallo Stato Islamico possano in un certo modo spiegare gli attentati in Europa. Secondo Watts, i recenti attacchi a Parigi, Istanbul e Bruxelles non dimostrano affatto che lo Stato Islamico sia più forte ora che in passato:
«Il gruppo ha disperatamente bisogno di mostrare segni di successo per mantenere l’appoggio dei suoi uomini e per ottenere un sostegno più grande a livello internazionale. E visto che le vittorie in Siria e in Iraq sono diventate sempre più difficili da raggiungere, ha iniziato a guardare da altre parti. Da Parigi a Istanbul a Bruxelles, lo Stato Islamico ha deciso di muoversi verso l’Europa, dove ci sono i terroristi senza confini»
Re Filippo, (secondo da destra), la regina Matilde (seconda da sinistra), la presidente del Senato belga Christine Defraigne (prima da destra), e il primo ministro belga Charles Michel, durante una cerimonia per i morti degli attentati tenuta a Palais de la Nation a Bruxelles, in Belgio (KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images)
Le Monde scrive che dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre erano stati spiccati due mandati di cattura – uno internazionale e uno europeo – per Khalid el Bakraoui, l'attentatore della metropolitana di Bruxelles. Kahlid aveva affittato un appartamento a Charleroi, a sud di Bruxelles, che era stato usato dalla cellula belga per organizzare gli attentati di Parigi.
Non è stato solo il ministro degli Interni, Jan Jambon, a offrire le sue dimissioni al primo ministro Charles Michel. Diversi siti di news dicono che lo ha fatto anche il ministro della Giustizia, Koen Geens. Michel le ha rifiutate entrambe. Secondo Le Soir, Michel ha detto che non è il momento per un tale stravolgimento in due dei più importanti ministeri del paese, visto che ci sono ancora alcuni terroristi ricercati e che il livello di allerta è ancora a quattro.
Il procuratore belga ha detto che l'identikit dell'uomo che sembra si trovasse insieme a Khalid el Bakraoui nella metropolitana di Bruxelles poco prima dell'attacco che è stato diffuso da alcuni media non aveva fondamento. Il procuratore ha aggiunto che non ha alcuna pertinenza con le indagini in corso.
L'immagine è stata ripresa anche da diversi giornali italiani. Al momento le autorità belghe non hanno ancora confermato la presenza di un secondo ricercato direttamente coinvolto negli attentati di Bruxelles, oltre all'uomo col cappello che si vede nelle riprese a circuito chiuso dell'aeroporto.
Un po' di numeri sul problema del jihad in Belgio, di cui si sta parlando molto da diversi mesi. Secondo le stime del Soufan Group (una società di consulenza che si occupa di sicurezza), in Belgio ci sono circa 46 persone che sono andate a combattere in Siria e in Iraq ogni milione di persone. Il Regno Unito, un altro paese da cui provengono molti jihadisti, ha circa 12 reclutati per ogni milione di persone. Pieter van Ostaeyen, uno dei maggior esperti belgi di terrorismo, ha stimato che circa 562 cittadini belgi sono andati a combattere in Siria e in Iraq, 80 dei quali sono morti. Le autorità belghe stimano un numero leggermente più basso.
Il Soufan Group stima che 118 belgi sono tornati in Belgio dopo avere viaggiato in Siria e Iraq. Alcuni di loro sono stati oggetto delle operazioni antiterrorismo compiute dalle autorità nel corso dell'ultimo anno.
– Salah Abdeslam, l’unico superstite degli attentati di Parigi e sospettato di essere coinvolto anche in quelli di Bruxelles, ha detto che vuole essere estradato il prima possibile in Francia; in precedenza aveva detto il contrario.
– Najim Laachraoui, l’uomo accusato di fabbricare le bombe per lo Stato Islamico, è stato identificato come uno degli attentatori suicidi all’aeroporto di Bruxelles: Laachraoui è morto nell’attentato.
– Ibrahim el Bakraoui e il fratello Khalid, che si sono fatti esplodere rispettivamente all’aeroporto e nella metropolitana, erano già ricercati dalla polizia in connessione agli attacchi di Parigi.
– Il terzo attentatore dell’aeroporto, quello con il cappello, non è ancora stato identificato ed è ricercato dalla polizia.
– Alcune immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso della metropolitana di Bruxelles fanno sospettare che fossero due gli attentatori della metro: uno è morto (Khalid), l’altro potrebbe essere fuggito. La polizia non ha ancora commentato ma la stampa belga ha già diffuso un identikit dell'uomo.
– Più vanno avanti le indagini e più è chiara l’esistenza di una cellula franco-belga dello Stato Islamico coinvolta sia negli attentati di Parigi che in quelli di Bruxelles.
Alcuni giornali belgi, tra cui il tabloid belga DH.be, hanno diffuso un identikit del secondo uomo che si sospetta si trovasse insieme a Khalid el Bakraoui alla metropolitana di Bruxelles poco prima dell'attentato. La presenza di un secondo uomo non è ancora stata confermata dalla polizia. I giornali hanno scritto che l'uomo è stato ripreso dalle telecamere a circuito chiuso della metropolitana ma non hanno specificato chi abbia fatto l'identikit.
Durante la visita del re del Belgio Filippo e della regina Matilde all’ospedale di Leuven, a trenta chilometri da Bruxelles, dove sono ricoverate molte delle persone rimaste ferite negli attacchi di martedì, un'infermiera ha mostrato alcuni frammenti di schegge estratti dai corpi e provenienti da una bomba contenente chiodi o bulloni.
Un funzionario turco ha detto a Reuters che Ibrahim el Bakraoui, uno degli attentatori di Bruxelles, era stato estradato in Europa due volte, e non solo una come si pensava inizialmente. La notizia è venuta fuori per la prima volta ieri, quando il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva detto che le autorità turche avevano arrestato Ibrahim nel giugno del 2015: avevano avvisato i belgi della pericolosità del detenuto – accusato di essere un foreign fighter, un combattente che si voleva unire allo Stato islamico in Siria – ma il Belgio non era riuscito a formalizzare contro di lui delle accuse di terrorismo. Ibrahim era stato estradato quindi nei Paesi Bassi, su sua richiesta.
Reuters ha scritto che dopo essere tornato in Europa una prima volta, Ibrahim era partito di nuovo per la Siria e di nuovo era stato fermato dalle autorità turche. In agosto era stato estradato una seconda volta verso l’Europa.
Un piccolo memoriale all'aeroporto Zaventem di Bruxelles.
BBC ha raccontato una storia curiosa successa ieri a Croydon, in Inghilterra. Un uomo è stato arrestato – sembra – per avere incitato all’odio razziale in un tweet legato agli attentati di Bruxelles. L’uomo aveva twittato: «Ieri mi sono confrontato con una donna musulmana a Croydon. Le ho chiesto di spiegare Bruxelles. Lei ha detto “non ha niente a che fare con me”. Una risposta evasiva».
BBC ha scritto che l’uomo si trova in custodia della polizia nel sud di Londra, anche se la polizia non ha confermato che l’arresto sia legato al tweet. Intanto sui social media l’uomo è stato preso molto in giro. Un altro uomo ha scritto: «Ieri mi sono confrontato con una donna irlandese a Camden. Le ho chiesto di spiegare Bono. Lei ha detto “non ha niente a che fare con me”. Una risposta evasiva».
L'avvocato di Salah Abdeslam, Sven Mary, ha dichiarato oggi che il suo cliente vuole essere estradato in Francia «il più rapidamente possibile». Se si dovesse però scoprire che c'è un collegamento diretto tra Salah Abdeslam e gli attacchi di martedì a Bruxelles i giudici del Belgio potrebbero riconsiderare la loro posizione sull'estradizione, che fino a qualche giorno fa sembrava una semplice formalità.
Abdeslam è l’attentatore di Parigi arrestato in Belgio la scorsa settimana, ha un legame con almeno uno dei due fratelli ritenuti responsabili dell’attacco all’aeroporto belga e attualmente si trova in un carcere di massima sicurezza vicino a Bruges.
- Salah Abdeslam, l’unico superstite degli attentati di Parigi e sospettato di essere coinvolto anche in quelli di Bruxelles, ha detto che vuole essere estradato il prima possibile in Francia; in precedenza aveva detto il contrario.
- Najim Laachraoui, l’uomo accusato di fabbricare le bombe per lo Stato Islamico, è stato identificato come uno degli attentatori suicidi all’aeroporto di Bruxelles: Laachraoui è morto nell’attentato.
- Ibrahim el Bakraoui e il fratello Khalid, che si sono fatti esplodere rispettivamente all’aeroporto e nella metropolitana, erano già ricercati dalla polizia in connessione agli attacchi di Parigi.
- Il terzo attentatore dell’aeroporto, quello con il cappello, non è ancora stato identificato ed è ricercato dalla polizia.
- Alcune immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso della metropolitana di Parigi fanno sospettare che fossero due gli attentatori della metro: uno è morto (Khalid), l’altro potrebbe essere fuggito. La polizia non ha ancora commentato.
- Più vanno avanti le indagini e più è chiara l’esistenza di una cellula franco-belga dello Stato Islamico coinvolta sia negli attentati di Parigi che in quelli di Bruxelles.
Ibrahim el Bakraoui è l'attentatore di 29 anni che si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem. Ibrahim era già conosciuto dalle autorità belghe e ieri il presidente turco ha annunciato che l'uomo era stato fermato in Turchia nel luglio 2015 mentre cercava di raggiungere lo Stato Islamico in Siria. La Turchia aveva informato le autorità belghe che però non ne avevano chiesto l’estradizione, perché non avevano trovato prove di sue attività terroristiche. Ibrahim era stato poi mandato nei Paesi Bassi, su sua richiesta, e poi da uomo libero era tornato in Belgio.
Oggi il quotidiano turco Haberturk ha reso disponibile una foto di Ibrahim el Bakraoui scattata nel luglio del 2015 dalla polizia di Gaziantep, città nel sud della Turchia.
C'è qualche novità sul fronte della guerra contro lo Stato Islamico in Iraq e in Siria. Oggi l'esercito iracheno ha cominciato un'offensiva militare per riprendere Mosul, una grande città irachena che si trova sotto il controllo dello Stato Islamico. Sempre oggi la televisione di stato siriana ha detto che i soldati siriani sono entrati a Palmira, una città nel centro della Siria controllata dallo Stato Islamico dal maggio scorso. Per ora non sono disponibili molte altre informazioni.
La polizia sta chiedendo che i furgoni delle televisioni lascino rapidamente Piazza della Borsa nel centro di Bruxelles dove poche ore dopo gli attentati molte persone si sono riunite per lasciare fiori e messaggi scritti a terra con dei gessetti colorati per ricordare i morti negli attacchi. La polizia ha detto che deve organizzare i servizi d'ordine sulla piazza per i prossimi giorni e che la presenza dei furgoni può essere rischiosa e d'ostacolo.
Circola su Facebook un video che mostra l’esterno dell’aeroporto poco dopo le esplosioni. Attenzione: il video mostra alcune persone vistosamente ferite e in attesa dei soccorsi.
Uno degli indizi che legano gli attentati di Bruxelles a quelli di Parigi del novembre scorso, riconducibili quindi alla stessa cellula franco-belga dello Stato Islamico di cui faceva parte Salah Abdeslam, è l’utilizzo di un particolare tipo di esplosivo che è stato definito “il marchio di fabbrica” dell’ISIS in Europa: si tratta del TATP, scoperto nel 1895 dal chimico tedesco Richard Wolffenstein e composto prevalentemente da acetone – l’ingrediente base del liquido per decolorare le unghie – acqua ossigenata e acido nitrico o cloridrico.
Lo Stato Islamico ha addestrato diversi miliziani a fabbricare e usare bombe al TATP almeno dalla fine del 2013. Il primo tentativo di utilizzare una bomba al TATP legato all’ISIS è del febbraio 2014: le autorità francesi arrestarono Ibrahim Boudina, un francese che era stato in Siria ad addestrarsi con lo Stato Islamico, dopo aver trovato in un appartamento legato alla sua famiglia tre lattine di Red Bull piene di TATP. Lo Stato Islamico inoltre ha rivendicato l’attacco all’aereo russo precipitato il 31 ottobre in Sinai spiegando di avere utilizzato una bomba al TATP nascosta dentro una lattina.
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Per oggi, giovedì 24 marzo, non è prevista alcuna conferenza stampa della procura belga. Il quotidiano Le Soir scrive che la procura comunica con i media via mail (e che risponde raramente al telefono).
L'ultimo bilancio ufficiale sugli attentati di Bruxelles è di 31 morti e 270 feriti. Secondo il portavoce della polizia federale belga, l'identificazione è «complicata, perché le esplosioni sono state particolarmente violente e anche perché ci sono molti stranieri». Per l'identificazione dopo gli attacchi dello scorso 13 novembre a Parigi e Saint-Denis erano serviti cinque giorni.
Malcolm Nance – ex funzionario dell’antiterrorismo della Marina americana – ha elencato su Politico cinque cose che possono servire oggi per sconfiggere lo Stato Islamico. Tra queste, alcune si sentono ripetere spesso (come le prime due), altre sono invece più particolari e originali (come l’ultima).
1. Usare le parole giuste
Lo Stato Islamico non è “Islam radicale”: lo sono gruppi come Hamas, Hezbollah, Fatah, i Fratelli Musulmani, che oltre ad avere una precisa organizzazione politica sono disposti a negoziare e scendere a compromessi (“operano all’interno di norme geopolitiche”, dice Nance). Gli obiettivi dello Stato Islamico non sono politici: i suoi membri credono che attraverso il jihad si arriverà al Giorno del Giudizio e pensano che gli omicidi di massa, gli stupri e gli attentati suicidi siano una forma di fede pari alla preghiera. Questo non è vero Islam, dice Nance.
2. Smettiamola di dare la colpa all’Islam
Si dovrebbe riconoscere che i musulmani non sono il problema o la minaccia: sono le vittime dello Stato Islamico. Più si diffonde la retorica politica che vede i musulmani come i responsabili delle atrocità dello Stato Islamico, più lo Stato Islamico si rafforza (per lo Stato Islamico i musulmani che non aderiscono alle idee del gruppo sono visti come degli infedeli al pari dei membri di altri religioni).
3. Usiamo di più i corpi speciali
Finora le forze speciali sono state usate soprattutto per raccogliere informazioni, recuperare gli ostaggi e individuare i terroristi più importanti. Ma possono essere usate in maniera più efficace, per esempio tagliando le linee di rifornimento usate dallo Stato Islamico nei suoi territori o costringendo i membri del gruppo a uscire allo scoperto, per poi colpirli con degli attacchi aerei.
4. Lanciare una guerra cibernetica su larga scala
Lo Stato Islamico opera nel Dark Web attraverso una rete globale di sostenitori: questa rete può essere distrutta solo con un’azione massiccia che colpisca la costellazione di server che tengono in piedi le operazioni online segrete dello Stato Islamico. Cioè nella stessa maniera con cui fu usato il virus Stuxnet contro i computer iraniani. Una volta preso il controllo dei server, si potrebbe diffondere della contro-propaganda sulle stesse reti.
5. Processare i terroristi accusati di crimini di guerra in mare
I combattenti dello Stato Islamico arrestati e accusati di crimini di guerra non dovrebbero essere rimandati nei loro paesi di provenienza, che spesso sono impreparati ad affrontare situazioni come questa. Dovrebbero essere processati su delle navi, posizionate per esempio al largo delle coste di Diego Garcia, il protettorato britannico nell’Oceano Indiano. Le navi dovrebbero essere anche predisposte per eseguire le pene capitali, nel caso in cui il detenuto fosse condannato a morte. Se invece la sentenza fosse l’ergastolo, il terrorista sarebbe portato in una prigione occidentale con adeguate misure di sicurezza.
L’agenzia di stampa AFP, citando fonti di polizia, scrive che c'è un secondo uomo ricercato per gli attentati di Bruxelles e che dunque le persone coinvolte negli attacchi sarebbero cinque.
Finora si era parlato di quattro persone: tre all’aeroporto di Zaventem (due sono morte e sono state identificate, la terza è ricercata) e una nella metropolitana di Maalbeek (morta e identificata). Questa mattina la televisione pubblica belga in lingua francese RTBF aveva scritto che con Khalid el Bakraoui, l’attentatore della metropolitana, c’era un secondo uomo. Il quotidiano francese Le Monde aveva precisato che questo secondo uomo era stato filmato dalle telecamere a circuito chiuso della metro con una grande borsa accanto a Khalid el Bakraoui. Dunque, secondo queste notizie non ancora confermate ufficialmente, le persone attualmente ricercate sarebbero due.
L'avvocato di Salah Abdeslam, Sven Mary (nella foto qui sotto al suo arrivo al tribunale), ha dichiarato all'emittente francese BFMTV che il suo cliente vuole essere estradato in Francia «il più rapidamente possibile». Fino ad ora l'avvocato di Abdeslam aveva detto che il suo cliente rifiutava l'estradizione.
L'udienza di Salah Abdeslam prevista per oggi è stata rimandata al prossimo 7 aprile. Abdeslam è l'attentatore di Parigi arrestato a Bruxelles la scorsa settimana e che ha un legame con almeno uno dei due fratelli ritenuti responsabili dell’attacco all’aeroporto belga. Attualmente si trova in un carcere di massima sicurezza vicino a Bruges.
Il quotidiano belga La Libre Belgique ha pubblicato una grafica che mostra i membri e l’estensione della cellula franco-belga che ha organizzato tra le altre cose gli attentati di Parigi e di Bruxelles. Per vederla ingrandita si deve andare qui.
Ron Wainwright, direttore di Europol (l’agenzia di polizia dell’Unione Europea), ha parlato della rete di terroristi legati allo Stato Islamico che si è stabilita in Europa, facendo un po’ di chiarezza sui numeri che stanno circolando molto in queste ultime ore. Wainwright ha detto:
È difficile sapere quanti miliziani siano attivi e coinvolti nel preparare degli attacchi in Europa, ma temiamo che una comunità di 5mila sospetti si sia radicalizzata in Europa, che abbia viaggiato in Siria e Iraq per acquisire esperienza di guerra, e che alcuni dei suoi membri siano tornati poi in Europa. E alcuni di questi sono tra quelli che fanno chiaramente parte di una nuova strategia che il cosiddetto Stato Islamico ha lanciato in Occidente, un modo più aggressivo di usare squadre ben addestrate, terroristi ben organizzati nel compiere attacchi multipli che hanno l’obiettivo di provocare moltissimi morti e feriti»
Tra i paesi europei da cui sono partiti più "foreign fighters" per la Siria e l'Iraq ci sono la Francia e il Belgio (il Belgio è il primo, se si considera il numero pro-capite). Fino ad oggi il fenomeno dei "foreign fighters" ha interessato molto meno l'Italia, un paese che ha anche un tipo di immigrazione diversa da quella che si è stabilita in Francia e Belgio. Per questa ragione le stime che dicono che in Italia ci sono oggi 400 terroristi pronti a colpire non hanno alcun fondamento (ma nemmeno 100).
La Dernière Heure, quotidiano belga in lingua francese, ha pubblicato un articolo che riprende una notizia dello scorso 17 febbraio e che aveva a che fare con un potenziale attacco terroristico contro gli impianti nucleari del Belgio.
L'ipotesi di un possibile attacco era emersa durante le inchieste sugli attacchi di Parigi dello scorso novembre: alcuni uomini erano sospettati di aver spiato il direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare del Belgio. Una registrazione di 10 ore era stata sequestrata a dicembre nella casa della moglie di Mohamed Bakkali, arrestato in novembre in Belgio e sospettato di essere coinvolto nell'organizzazione degli attentati di Parigi. La Dernière Heure scrive oggi che le due persone che avevano recuperato la telecamera nascosta fuori dalla casa del direttore erano i fratelli el Bakraoui, responsabili degli attentati a Bruxelles.
Dopo che la notizia sull'ipotesi di un attacco alle centrali nucleari era diventata pubblica, decine di soldati erano stati schierati intorno alle centrali stesse per migliorarne il controllo e la sicurezza. Secondo il quotidiano belga questa decisione avrebbe modificato i piani dei terroristi che avrebbero dunque cambiato obiettivo.
Anche oggi i giornali di mezzo mondo raccontano gli attentati e le indagini di Bruxelles. Si possono vedere qui.
I soldati di pattuglia vicino all'edificio del tribunale di Bruxelles dove questa mattina comparirà Salah Abdeslam, l’attentatore di Parigi arrestato a Bruxelles la scorsa settimana e che ha un legame con almeno uno dei due fratelli ritenuti responsabili dell’attacco all’aeroporto belga.
Il Financial Times scrive che le novità emerse dalle indagini indicano che «gli investigatori stanno combattendo contro la più grande cellula jihadista mai organizzata in Europa». Le indagini hanno fatto emergere una vasta rete di persone e di “case sicure” collegate tra loro: Louis Caprioli, un ex capo dell’antiterrorismo francese, ha detto che è “la prima volta” che emerge una rete di questa scala.
La televisione pubblica France 3 dice che questa mattina l'aeroporto di Montpellier, città del sud della Francia, è stato evacuato per precauzione a causa di un pacco sospetto (in queste ultime ore ci sono state comunque diverse segnalazioni e allarmi sia in Francia che in Belgio, ma si sono rivelate sempre dei falsi allarmi).
Gli attentatori di Bruxelles sembra fossero cinque: un gruppo di tre ha partecipato all'attacco all'aeroporto (due sono morti, uno è ricercato), un gruppo di due a quello in metropolitana (uno è morto, uno è ricercato). I primi due identificati sono stati due fratelli: Ibrahim el Bakraoui, 29 anni, si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem, mentre Khalid el Bakraoui, 27 anni, si è fatto esplodere alla stazione della metropolitana Maelbeek. Entrambi sono morti negli attacchi. Sia Ibrahim che Khalid erano già conosciuti dalle autorità belghe ed erano stati condannati per reati non legati al terrorismo. Mercoledì è emerso però che la polizia aveva cominciato a indagare su di loro dopo gli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre. Sempre mercoledì il presidente turco ha annunciato che Ibrahim era stato fermato in Turchia nel giugno 2015 mentre cercava di raggiungere lo Stato Islamico in Siria. La Turchia aveva informato le autorità belghe che però non ne avevano chiesto l’estradizione, perché non avevano trovato prove di sue attività terroristiche. Ibrahim era stato poi mandato nei Paesi Bassi, su sua richiesta, e poi da uomo libero era tornato in Belgio.
Nell’immagine presa dalle telecamere a circuito chiuso dell’aeroporto, Ibrahim è quello in mezzo. Quello a sinistra è Najim Laachraoui, l’uomo che si ritiene fabbricasse le bombe per lo Stato Islamico in Europa. Quello a destra, l’uomo con il cappello, non è ancora stato identificato: gli investigatori ritengono che avesse una borsa carica di esplosivo, che però non è esplosa. L’uomo col cappello è ancora ricercato, insieme a un altro uomo che è stato visto vicino a Khalid el Bakraoui alla fermata della metropolitana poco prima dell'esplosione.
Anche Laachraoui, come i fratelli Bakraoui, era già ricercato dalla polizia in connessione agli attentati di Parigi. Laachraoui aveva diversi legami con Salah Abdeslam, l’unico superstite tra gli attentatori di Parigi, arrestato la scorsa settimana dalla polizia.
Questa mattina il re del Belgio Filippo e la regina Matilde visiteranno l'ospedale di Leuven, a trenta chilometri da Bruxelles, dove sono ricoverate molte delle persone rimaste ferite negli attacchi. Alle 12.00 il re e la regina partecipano alla cerimonia in ricordo dei morti che si terrà alle ore 14.00 al Parlamento di Bruxelles.
Alle 9.00 di oggi Salah Abdeslam, l’attentatore di Parigi arrestato a Bruxelles la scorsa settimana e che ha un legame con almeno uno dei due fratelli ritenuti responsabili dell’attacco all’aeroporto del Belgio, comparirà in un tribunale di Bruxelles. Salah Abdeslam è difeso da Sven Mary, un avvocato penalista molto conosciuto nel paese per aver difeso, in passato, diversi jihadisti: nel 2014 era stato ad esempio l'avvocato di Fouad Belkacem, il capo del gruppo Sharia4Belgium.
Il quotidiano belga Le Soir racconta che Sven Mary, lo scorso martedì, è stato aggredito per la strada da un uomo che lo accusava di difendere un terrorista. Mary ha detto che quel giorno ha dovuto chiudere lo studio per garantire la sicurezza dei suoi dipendenti e che si è rifiutato di essere messo sotto scorta dalla polizia. Da quando ha assunto la difesa di Salah Abdeslam, Mary ha raccontato di aver ricevuto centinaia di messaggi di minaccia.
La notizia più importante emersa dalle indagini finora è il collegamento tra gli attentati di Parigi del 13 novembre e quelli di Bruxelles. Le Monde ha scritto che gli attentatori di Parigi e di Bruxelles facevano parte della stessa cellula franco-belga che si era creata attorno ad Abdelhamid Abaaoud, l'uomo considerato l'organizzatore degli attacchi di Parigi ucciso il 19 novembre a Saint-Denis, in Francia, durante un'operazione di polizia. Dopo la morte di Abaaoud, Salah Abdeslam, l'unico attentatore superstite di Parigi, aveva mantenuto i contatti con gli altri membri della cellula e sembra che insieme a loro abbia organizzato gli attentati di Bruxelles.
Per oggi è stata convocata una riunione straordinaria dei ministri degli Interni e della Giustizia dei paesi dell’Unione Europea. I governi di alcuni paesi hanno criticato la facilità di accesso all'Europa mettendo in dubbio il trattato sulla libera circolazione delle persone, il trattato di Schengen, e le capacità del Belgio di prevenire gli attacchi.
Giovedì mattina, poco prima delle 8.00, c'è stato un allarme bomba alla stazione di Mons a circa 60 chilometri da Bruxelles. La stazione è stata evacuata e la circolazione è stata interrotta. Dopo un controllo, gli agenti che sono intervenuti hanno fatto sapere che era un falso allarme. La situazione è tornata tranquilla e la circolazione è ripresa con regolarità.
Salah Abdeslam, l'attentatore di Parigi arrestato a Bruxelles la scorsa settimana e che ha un legame con almeno uno dei due fratelli ritenuti responsabili dell’attacco all’aeroporto di Bruxelles, comparirà in un tribunale di Bruxelles questa mattina alle ore 9.00.
La televisione pubblica belga in lingua francese RTBF scrive che insieme a Khalid el Bakraoui, l'attentatore della metropolitana di Maalbeek, c'era un secondo uomo. Il quotidiano francese Le Monde precisa che questo secondo uomo sarebbe stato filmato dalle telecamere a circuito chiuso della metro con una grande borsa accanto a Khalid el Bakraoui. Dunque le persone ricercate sarebbero attualmente due: il complice di Khalid el Bakraoui alla metropolitana e il terzo attentatore all’aeroporto di Zaventem.
È la prima volta che si parla di un secondo attentatore alla metropolitana, ma non ci sono ulteriori conferme della notizia.
Anche oggi le prime pagine dei giornali italiani si occupano tutte di Bruxelles, con toni molto diversi.