I dubbi sul progetto per il dopo-EXPO

Perché i ricercatori italiani sono divisi sulla scelta del governo di costruire sul sito dell'Esposizione un polo per la ricerca scientifica da 1,5 miliardi di euro

(MOURAD BALTI TOUATI/ANSA)
(MOURAD BALTI TOUATI/ANSA)

Mercoledì 24 febbraio il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha presentato a Milano “Human Technopole”, il progetto per un centro di ricerca che dovrebbe sorgere in una parte dell’area utilizzata per EXPO 2015 (è il progetto che Renzi ha definitopetaloso“). Questa settimana il piano è stato duramente criticato dalla senatrice Elena Cattaneo, scienziata e direttrice del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’università degli studi di Milano, ed oggi è tornato a parlarne anche l’oncologo ed ex-ministro della sanità Umberto Veronesi, che invece ha parlato del progetto in modo più positivo.

Che cos’è “Human Technopole”
Nelle intenzioni del progetto, sarà un centro di ricerca sui temi della salute e dell’invecchiamento le cui strutture dovrebbero occupare un’area di circa 30mila quadrati, sul milione in totale occupato da EXPO 2015. Il centro sarà gestito dall’Istituto italiano di tecnologia (IIT) in collaborazione con tre università milanesi: Politecnico, Statale e Bicocca, cui si aggiungeranno altri istituti di ricerca. Il governo investirà nel progetto 1,5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Il centro si occuperà soprattutto di studi sul genoma umano e sarà diviso in sette unità, come quella per la ricerca sull’alimentazione e quella sulle nanotecnologie. Dovrebbe ospitare in tutto 1.500 persone, tra ricercatori, tecnici e studenti.

Il piano è piuttosto ambizioso e per questo motivo il suo sviluppo è stato suddiviso in più fasi. La prima avrà una durata di tre anni, al termine dei quali sarà effettuata una prima valutazione da parte di un comitato internazionale. Il personale che parteciperà a Human Technopole saranno selezionati tramite bandi internazionali in campi come biologia, fisica, matematica, chimica, ingegneria, biotecnologia e ingegneria. Non ci sono ancora informazioni ufficiali più dettagliate, ma nelle prossime settimane è prevista la definizione di un piano che sarà valutato da un comitato tecnico-scientifico.

Le critiche sull’ITT
Fin dalla prima presentazione, lo scorso novembre, il progetto è stato criticato da diverse istituzioni e singoli ricercatori. La prima obiezione è che il coordinamento del progetto sia stato affidato all’IIT di Genova, una struttura non molto nota e già accusata in passato di un uso non efficiente degli ingenti fondi che è incaricato di gestire. L’IIT è una fondazione di diritto privato, ma è controllato direttamente del governo. Secondo un rapporto del 2013 preparato dalla Corte dei conti (qui il PDF), ha a disposizione un finanziamento annuale di 100 milioni di euro, di cui al 31 dicembre 2013, quasi 500 milioni risultavano non spesi.

L’articolo di Elena Cattaneo
Venerdì scorso, dopo la presentazione del progetto a Milano, Elena Cattaneo ha scritto un articolo molto critico sul progetto, dicendo che si tratta di un’iniziativa propagandistica, pensata in fretta e senza un progetto di partenza di lungo termine:

Dieci anni fa il Gruppo 2003, gli scienziati italiani più citati al mondo, proponeva la nascita di una “Agenzia nazionale della ricerca”. Da allora la discussione sull’Agenzia langue. Per escogitare “Human Technopole” è bastata l’ispirazione estemporanea di un giorno. Per pianificare l’investimento decennale di un miliardo e mezzo di risorse pubbliche è bastata l’urgenza di mettere una “toppa glamour” al dopo EXPO.

Cattaneo fa inoltre notare che al fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica del MIUR (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca) siano stati destinati 58,8 milioni di euro nel 2016, mentre lo stanziamento per lo “Human Technopole” è di 150 milioni l’anno per i prossimi dieci anni. E aggiunge: «Investire in innovazione e ricerca significa, nel mondo liberaldemocratico, dare spazio al confronto tra idee, per poi selezionare le migliori a beneficio di tutti. Per farlo, prima ancora di scegliere su cosa e chi puntare le risorse, servono una programmazione e una valutazione terza, competente e indipendente delle proposte. Questa è politica per la ricerca. Il resto è un grande spot fondato sull’improvvisazione».

La difesa di Umberto Veronesi
Oggi, Repubblica, ha dato spazio a un lungo articolo in cui l’oncologo ed ex ministro della Sanità Umberto Veronesi spiega quali sono i possibili benefici scientifici che potranno venire dalla ricerca condotta nello “Human Technopole”, che secondo Veronesi «rappresenta la maggiore opportunità di progresso medico, scientifico e civile per l’Italia, dal dopoguerra ad oggi». L’articolo è concentrato soprattutto sulla spiegazione di quali attività potranno essere svolte dal nuovo centro per capire perché ci ammaliamo e quali sono le implicazioni genetiche, mentre è meno puntuale nell’affrontare i temi dei critici all’iniziativa, che ritengono sarebbe più opportuno un lavoro serio di riorganizzazione delle attività di ricerca in Italia, senza necessariamente aggiungere nuove strutture.

Veronesi comunque ritiene fondate le critiche di Cattaneo che ha definito “obbiettive”. Uno dei direttori dei sette centri in cui sarà diviso lo “Human Technopole” dovrebbe diventare Pier Giuseppe Pelicci, direttore di uno dei dipartimento dell’Istituto Europeo di Oncologia, il centro di ricerca fondato dallo stesso Veronesi.