Sulle unioni civili le cose si sono complicate

La Lega ha ritirato la maggioranza degli emendamenti presentati, il PD ha deciso di mantenere il "supercanguro" e il M5S ha detto che non lo voterà: si riprende domattina alle 9,30

Monica Cirinnà al SEnato (Fabio Cimaglia / LaPresse)
Monica Cirinnà al SEnato (Fabio Cimaglia / LaPresse)

La discussione al Senato sulla legge Cirinnà – che propone di introdurre per la prima volta in Italia le unioni civili intese come «specifica formazione sociale» – riprenderà mercoledì alle 9,30. Martedì pomeriggio è stata rimandata, su richiesta di Sel, la votazione sull’emendamento presentato dal senatore del Partito democratico Andrea Marcucci, il cosiddetto “supercanguro”: un emendamento all’articolo 1 che contiene tutti i punti principali della legge e che, se approvato, farebbe cadere in un colpo solo quasi tutte le modifiche presentate dalle opposizioni.

A inizio seduta la Lega Nord – contraria all’approvazione del ddl Cirinnà – ha annunciato di voler ritirare la maggioranza dei 5mila emendamenti presentati mantenendone 580 e ha chiesto al Partito Democratico – che invece ha proposto e sosterrà la legge, almeno con la maggioranza dei suoi senatori – di ritirare il “supercanguro”. Il PD ha però deciso di non ritirarlo («Il canguro resta, ha un obiettivo sano» ha detto il capogruppo del PD Luigi Zanda) e il M5S ha detto di non avere intenzione di votarlo, complicando le cose e sovreccitando la discussione. Alberto Airola del M5S ha detto: «Il super canguro è un piccolo trucco incostituzionale e non me la sento di chiedere al mio gruppo di votarlo».

Il primo voto di domani, se il PD deciderà di non ritirarlo all’ultimo momento, riguarderà il “supercanguro” o una questione procedurale sul “supercanguro”. Diversi senatori all’opposizione hanno fatto sapere di voler chiedere il cosiddetto “spacchettamento”, previsto dal regolamento del Senato, cioè il voto sul supercanguro per articoli separati. In questo modo sia le opposizioni che alcuni senatori cattolici del PD sperano di evitare la cancellazione degli emendamenti all’articolo 5, uno dei più discussi: è quello che parla di stepchild adoption, cioè della possibilità in alcuni casi di adottare il figlio biologico del partner. Se l’emendamento canguro sarà bocciato, si passerà all’esame e al voto degli emendamenti: ce ne sono 580 della Lega e altri 200 circa di altri partiti. L’iter per l’approvazione del ddl Cirinnà sarebbe a quel punto molto più complicata a causa dell’opposizione alla legge dell’area cattolica, delle minoranze e di NCD («La legge è a rischio», ha detto Luigi Zanda).

Nei giorni scorsi erano state respinte le cosiddette questioni pregiudiziali di costituzionalità e quelle sospensive, cioè obiezioni alla legge che vanno discusse e votate prima della discussione generale, ed è stata respinta con voto palese una richiesta di “non passaggio al voto” che avrebbe comportato il ritorno in commissione del testo. Al Senato il ddl Cirinnà è alla prima lettura. Perché venga approvato definitivamente sarà necessaria l’approvazione senza modifiche alla Camera, dove però la maggioranza del centrosinistra è più solida e dovrebbero esserci meno problemi.

I numeri
Diversi giornali hanno provato a fare un po’ di conti. La maggioranza necessaria per far approvare il disegno di legge è 161 senatori. Il PD al Senato conta 112 eletti, ma al suo interno negli scorsi giorni ci sono stati alcuni dissensi: secondo i giornali circa 30 senatori cattolici del PD si oppongono alla stepchild adoption. Un’assemblea dei senatori del PD ha deciso di dare la “libertà di coscienza” su tre emendamenti: quello di Stefano Lepri (per l’affido invece che l’adozione), quello di Maria Cecilia Guerra (per l’estensione dell’adozione anche alle unioni civili) e quello di Donatella Mattesini (per l’estensione per chiunque di adottare un minore fino al sesto grado). Per tutti e tre gli emendamenti, comunque, la linea ufficiale del gruppo del PD è un voto contrario, quindi per mantenere il ddl Cirinnà così com’è. Agli 82 senatori del PD che certamente voteranno a favore vanno aggiunti i senatori che appartengono al gruppo misto – provengono da SEL, dal M5S e da Scelta Civica – e che si sono dichiarati favorevoli: sono in totale 22.

Dovrebbero votare a favore anche i 19 senatori di ALA, il gruppo creato dall’ex senatore di Forza Italia Denis Verdini e che negli ultimi tempi ha spesso sostenuto il governo, oltre a diversi senatori di Forza Italia di area liberale a cui Silvio Berlusconi ha lasciato libertà di coscienza, dopo essersi personalmente espresso a favore della legge (dovrebbero essere almeno cinque). Il Corriere della Sera e altri giornali contano tra i favorevoli anche 7 senatori su 15 del gruppo Grandi Autonomie e Libertà (GAL), 20 senatori del gruppo “Per le Autonomie” e 30 senatori su 35 del Movimento Cinque Stelle. Sabato 6 febbraio Beppe Grillo aveva annunciato un po’ a sorpresa sul suo blog che i senatori del Movimento avrebbero avuto libertà di coscienza, dopo che per mesi il M5S aveva detto invece di essere disposto a votare il ddl Cirinnà solo se non avesse subito nessuna modifica. Circa 30 senatori M5S comunque hanno ribadito che voteranno la legge. In tutto fanno circa 185 voti a favore del ddl, oltre dunque i 161 necessari. L’incertezza è data dal fatto che le opposizioni potrebbero chiedere di votare gli emendamenti col voto segreto.

Il ddl Cirinnà
Il ddl è diviso in due capi: il primo capo, all’articolo 1, introduce nell’ordinamento italiano l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso «quale specifica formazione sociale, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione». Il testo stabilisce la netta separazione semantica tra “nuove” unioni e matrimonio, secondo le richieste di diversi cattolici del PD: cancella ogni riferimento al matrimonio e di conseguenza qualsiasi riferimento all’articolo 29 della Costituzione. La nuova legge introdurrà di fatto un nuovo istituto di diritto di famiglia, distinto dal matrimonio. Negli articoli successivi si disciplinano le modalità per la costituzione delle unioni civili e si spiegano le cause di impedimento, si definiscono diritti e doveri derivanti dall’unione, si estendono le disposizioni in materia di diritti successori dei coniugi, si stabilisce lo scioglimento dell’unione.

Nell’articolo 5 si parla di stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare il figlio del partner. Viene esclusa l’applicabilità dell’istituto dell’adozione legittimante: per le coppie dello stesso sesso unite civilmente non sarà possibile, quindi, adottare bambini che non siano già figli dell’altro o altra componente della coppia.

Il Capo II (articoli da 11 a 23) definisce la convivenza di fatto; stabilisce doveri di reciproca assistenza, diritti di permanenza nella casa comune di residenza, l’obbligo di mantenimento in caso di cessazione; parifica i diritti del convivente superstite a quelli del coniuge superstite; si spiegano le cause di nullità del contratto di convivenza.