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  • Venerdì 12 febbraio 2016

Il parlamento portoghese ha confermato le leggi che consentono l’adozione alle coppie omosessuali e minori restrizioni sull’aborto, superando il veto del presidente Cavaco Silva

Il parlamento portoghese ha confermato la legge che consente l’adozione alle coppie omosessuali e prevede minori restrizioni sull’aborto. Lo scorso 25 gennaio il presidente conservatore Cavaco Silva – che terminerà il suo mandato il prossimo marzo – aveva posto il veto alle due leggi che erano state approvate in parlamento alla fine del 2015 grazie al voto favorevole dei tre partiti di sinistra, che hanno la maggioranza: il partito socialista, quello comunista e il partito BE, acronimo di “blocco di sinistra”. Il 10 febbraio il parlamento ha nuovamente votato la legge, con maggioranza assoluta e ora il presidente sarà obbligato a mettere la firma entro otto giorni.

In Portogallo i matrimoni gay sono legali dal 2010: è stato il terzo paese tra i paesi europei con una maggioranza assoluta di cattolici ad aver fatto passare una legge sui matrimoni tra persone delle stesso sesso. I primi due erano stati Spagna e Belgio. Nel 2013 una legge aveva concesso a uno dei due coniugi di un matrimonio gay di adottare dopo il matrimonio i figli del partner – la cosiddetta stepchild adoption – ma non era passata invece la legge che garantiva alle coppie gay gli stessi diritti di adozione che hanno le coppie eterosessuali.

Prima del 2007 il Portogallo aveva una delle leggi sull’aborto considerate fra le più restrittive in Europa. L’aborto era consentito solamente in casi di gravidanza avvenuti dopo uno stupro, oppure in casi in cui la salute della paziente o del feto erano a rischio. L’interruzione volontaria di gravidanza che avveniva al di fuori di questi due casi veniva punita con un massimo di tre anni di carcere. L’11 febbraio del 2007 si tenne un referendum su proposta dal partito Socialista – che allora aveva la maggioranza di governo – riguardo la depenalizzazione dell’aborto. Il 59,25 per cento dei votanti approvò la depenalizzazione ma l’affluenza fu inferiore al 50 per cento, cosa che in Portogallo rende non vincolante la proposta referendaria. Con un gesto molto criticato, l’allora primo ministro José Sócrates decise di sottoporre una nuova legge sull’aborto al presidente della Repubblica senza discuterla in Parlamento (poteva farlo perché aveva vinto il sì, ma non era obbligato a farlo perché non si era superato il 50 per cento di affluenza): la legge fu firmata dall’allora presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva il 10 aprile 2007. La legge venne criticata anche dal sindacato dei medici, e ancora oggi sono numerosi i casi di obiezione di coscienza da parte dei medici portoghesi.

Nel luglio del 2015 la legge sull’aborto venne nuovamente cambiata: la nuova legge era stata proposta dal Partito Socialdemocratico – il partito di centrodestra attualmente al governo – ed era stata criticata da tutti i partiti di opposizione. Prevedeva l’introduzione di una “tassa” da pagare per l’interruzione volontaria della gravidanza – mentre in precedenza l’operazione veniva compiuta gratuitamente – e l’obbligo da parte della donna di consultare psicologi e assistenti sociali prima di decidere di abortire. La legge era stata fortemente contestata dalle associazioni per i diritti delle donne e dalle femministe. Le ultime modifiche votate dal parlamento riguardano proprio la questione delle consulenze e della partecipazione dei medici obiettori di coscienza a questi percorsi.