Il crollo in Borsa di Renault

Le azioni dell'azienda francese di automobili sono arrivate a perdere più del 20 per cento a causa di alcune notizie sulle emissioni dei motori

(AFP PHOTO / OZAN KOSE)
(AFP PHOTO / OZAN KOSE)

Nella mattinata di giovedì 14 gennaio le azioni di Renault, la grande azienda francese produttrice di automobili, sono arrivate a perdere più del 20 per cento del loro valore. Il crollo è dovuto alla notizia di alcune perquisizioni della polizia francese in diversi uffici della società a Parigi. La notizia era stata data inizialmente da AFP ed è stata confermata da un rappresentante del sindacato francese CGT a Bloomberg che ha tentato di contattare dirigenti dell’azienda senza successo. Non è chiaro quando siano state fatte le perquisizioni, AFP dice che sono avvenute il 7 gennaio.

Secondo quanto raccontato dal rappresentante sindacale, le perquisizioni riguarderebbero un’indagine per frode sui dati relativi alle emissioni delle automobili, simile a quella che ha coinvolto il gruppo Volkswagen nei mesi scorsi. In tarda mattinata Renault ha confermato in un comunicato che le perquisizioni sono avvenute e che era coinvolta la DGCCRF cioè la Direzione generale sulla concorrenza, sul consumo e sulle truffe, che fa capo alla direzione del Ministero dell’Economia e dell’Industria. Nel comunicato c’è anche scritto che «i controlli fino ad ora effettuati non hanno rivelato sui veicoli Renault la presenza di alcun software finalizzato a falsare i dati relativi alle emissioni». Nel pomeriggio di ieri, la ministra dell’Ecologia, Ségolène Royal, ha confermato le affermazioni di Renault dicendo che non ci sono frodi con software manomessi, ma solo sforamenti di limiti.

Dopo i fatti di Volkswagen, nel settembre del 2015 il governo francese aveva lanciato una serie di test su cento veicoli diesel, per verificare le emissioni che erano stati condotti da una commissione indipendente. Nei primi test sui veicoli del marchio francese e di “diversi” altri costruttori esteri, ha spiegato la ministra dell’Ecologia, era stato rilevato «uno sforamento delle norme» su Co2 e l’ossido di azoto. Parallelamente al lavoro del governo francese, nelle scorse settimane erano stati condotti dei test anche da una organizzazione non governativa tedesca che avevano messo in dubbio la regolarità dei valori di emissione di alcuni motori Renault, tra cui quello della nuova Renault Espace. Nel dicembre del 2015, il test era stato però contestato dalla casa automobilistica francese perché condotto con procedure diverse da quelle previste in sede di omologazione. Renault aveva però annunciato che avrebbe investito 50 milioni di euro per ridurre il divario tra le emissioni delle proprie vetture in condizioni di omologazione e in situazioni reali.

Il titolo Volkswagen aveva perso il 20 per cento il giorno successivo all’ammissione della manomissione dei motori per ridurre le emissioni durante i test ufficiali. Le azioni Renault non crollavano così dal 1999 e anche il titolo Peugeot sta andando male: ha perso il 7 per cento, Peugeot aveva detto a ottobre di non avere mai usato trucchi per ridurre le emissioni dei motori durante i test.

Renault è la seconda casa costruttrice di automobili francese e dal 1999 è alleata con il produttore giapponese Nissan di cui Renault detiene circa il 43 per cento delle azioni. I due gruppi insieme occupano il quarto posto tra i produttori mondiali. Lo scorso aprile, il governo francese aveva acquisito un ulteriore 4,7 per cento di Renault, di cui possedeva già un 15 per cento. Renault impiega più di 117 mila persone in tutto il mondo e distribuisce i suoi veicoli in 125 diversi paesi.