• Libri
  • Giovedì 7 gennaio 2016

Opere d’arte fatte con la macchina da scrivere

Pubblicate in un libro che raccoglie i fantasiosi disegni delle segretarie ottocentesche e i lavori di importanti artisti contemporanei

“MAB[2],” 1992
jw curry
“MAB[2],” 1992 jw curry

The art of typewriting è un libro che raccoglie più di 600 opere d’arte realizzate soltanto con la macchina da scrivere. Le opere sono una selezione della collezione di Ruth e Marvin Sackner, il più grande archivio di poesia visuale e opere d’arte fatte con parole e caratteri tipografici, e vanno dai primi esperimenti delle segretarie anonime di fine Ottocento ai lavori di artisti affermati.

Il libro, pubblicato negli Stati Uniti a ottobre 2015 da Thames and Hudson Ltd, è diviso in tre sezioni: un’introduzione che spiega la storia della macchina da scrivere e il suo rapporto con l’arte, una sezione più estesa che raccoglie i lavori più importanti, e infine un’ultima parte dedicata alle biografie e allo stile dei principali artisti. La produzione grafica e l’impaginazione del libro sono state realizzate dallo studio londinese Graphic Thought Facility: ogni copia ha la copertina con stampata una diversa combinazione di lettere: ogni libro è un pezzo unico. The art of typewriting si può acquistare in inglese su Amazon o sul sito della libreria Hoepli al costo di 50 euro.

Da anni le macchine da scrivere sono diventate uno degli oggetti d’antiquariato più amati e di culto. La loro invenzione risale all’inizio del XVIII secolo: si racconta che uno dei primi prototipi sia opera di Giuseppe Ravizza, un avvocato di Novara che intorno nel 1855 brevettò un “cembalo scrivano”, un dispositivo di scrittura inizialmente pensato per persone non vedenti e che utilizzava un meccanismo con “martelletti” simile a quello degli strumenti a corda. Qualche anno più tardi un americano, Christopher Sholes, inventò una macchina simile per conto dell’azienda Remington. In Italia la storia della macchina da scrivere è storicamente legata a quella dell’imprenditore Adriano Olivetti, la cui azienda produsse alcuni dei modelli portatili di maggior successo in tutto il mondo, come la Lettera 22, uscita negli anni Cinquanta.