I dirigenti di Toshiba si sono dimessi

Una commissione indipendente ha scoperto irregolarità di bilancio negli ultimi sette anni pari a più di un miliardo di euro

(Kyodo)
(Kyodo)

Hisao Tanaka, amministratore delegato e presidente della Toshiba ha dato le dimissioni dal suo incarico insieme a Atsutoshi Nishida, consigliere speciale, Norio Sasaki, presidente del gruppo tra il 2009 e il 2013 e attuale vicepresidente, e altri cinque membri del consiglio di amministrazione. Sono sospettati di aver truccato i conti della società aumentando i profitti per circa 152 miliardi di yen (corrispondenti a più di un miliardo di euro) e dilazionando la contabilizzazione delle perdite. Toshiba Corporation è una multinazionale giapponese che produce dispositivi elettronici e reattori nucleari.

Lunedì 20 luglio sono state anticipate le conclusioni della relazione di una commissione indipendente composta da avvocati e commercialisti formata su richiesta della società stessa per controllare la situazione contabile del gruppo. In un documento lungo 82 pagine, dopo aver intervistato oltre 200 dirigenti e dipendenti, la commissione ha stabilito che la direzione aveva gonfiato i profitti negli ultimi sette anni. L’ipotesi è che gli ultimi due amministratori delegati della società abbiano messo sotto pressione le varie divisioni aziendali per ottenere risultati a breve termine e a tutti i costi. E questo per limitare l’impatto sui profitti della crisi del 2008 e della catastrofe di marzo 2011 nel nord-est dell’arcipelago giapponese, l’incidente nucleare di Fukushima.

Gli autori del rapporto parlano di una «cultura aziendale» fortemente gerarchica che ha impedito negli ultimi anni agli altri dirigenti di prendere posizioni contrarie alla volontà dei loro superiori che avrebbero fatto ricorso a pressioni dirette e a diversi trucchi per falsare i bilanci: ad esempio sarebbero stati indicati come utili certe voci di bilancio che non lo erano e sarebbero stati sottostimati i costi delle materie prime. Gli esperti indipendenti hanno dunque concluso, visto l’importo delle irregolarità, che non si è trattato di episodi specifici e circoscritti, ma di un problema sistemico e strutturale che durava da anni.

Del “caso Toshiba” si era cominciato a parlare lo scorso 3 aprile, quando il gruppo aveva per la prima volta fatto riferimento a dei problemi contabili. Da quel momento, il titolo di Toshiba aveva perso il 26 per cento del suo valore in borsa e non aveva presentato il bilancio relativo al 2014, chiuso il 31 marzo di quest’anno. Inizialmente, la dirigenza di Toshiba aveva parlato di errori relativi a diversi progetti che non erano stati “registrati in tempo”. La commissione è arrivata però a conclusioni molto diverse.

La commissione non ha fornito alcuna prova formale a carico dei dirigenti che si sono dimessi, ma ha trasmesso la sua relazione alla Commissione giapponese di sorveglianza sugli scambi e i titoli che condurrà a sua volta le proprie indagini e, eventualmente, segnalerà le irregolarità alla FSA, l’organizzazione del governo responsabile della supervisione del sistema finanziario del Giappone. La FSA indagherà anche la Ernst & Young Shinnihon, società di revisione che ha firmato i bilanci di Toshiba. La Borsa di Tokyo potrà, da parte sua, mettere sotto sorveglianza il gruppo o escluderlo dalle quotazioni. Gli azionisti potranno invece intraprendere delle azioni legali di gruppo, “class action“, in Giappone e negli altri paesi dove è consentito, come negli Stati Uniti.

Il caso Toshiba è il secondo più grande scandalo di manipolazione dei conti del Giappone, dopo il caso Olympus del 2011 per il quale si è parlato di circa 135 miliardi di yen di irregolarità in circa 20 anni.