Cos’è la Magna Carta Libertatum

Il documento considerato fondativo dello stato di diritto (firmato da re Giovanni d'Inghilterra) ha 800 anni

Uno dei manoscritti della Magna Carta del 1215 esposto in una mostra per gli ottocento anni alla British Library di Londra (Dan Kitwood/Getty Images)
Uno dei manoscritti della Magna Carta del 1215 esposto in una mostra per gli ottocento anni alla British Library di Londra (Dan Kitwood/Getty Images)

La Magna Carta è un documento scritto in latino in cui furono sanciti otto secoli fa una serie di limiti al potere del sovrano inglese: il 15 giugno del 1215 un gruppo di potenti baroni del Regno d’Inghilterra obbligò re Giovanni a concederla. Tra le altre cose, da quel momento il re non avrebbe più potuto imprigionare gli aristocratici senza prima un processo con una giuria di loro pari. Da allora è cresciuto un vero e proprio “mito” della Magna Carta Libertatum che ne ha fatto, nei secoli, un elemento fondante del moderno stato di diritto e, addirittura, della stessa democrazia. L’ottocentesimo anniversario della sua concessione è festeggiato in tutto il mondo anglosassone con esibizioni delle copie del documento e rievocazioni storiche: per l’occasione è stato anche aperto su Twitter l’account @MagnaCarta800th.

L’importanza della Magna Carta, come ha scritto Jill Lepore sul New Yorker, è stata probabilmente esagerata. Quasi tutti ricordano le norme che tutelavano i baroni dallo strapotere del re, ma in pochi ricordano che gran parte del documento era dedicato a più complesse questioni di diritti feudali e a numerosi e spesso bizzarri dettagli di legislazione medievale. Fu anche un documento dalla storia particolarmente tribolata, più volte annullato, ristabilito, dimenticato e poi riscoperto. Ad esempio, poche settimane dopo l’approvazione della Magna Carta, re Giovanni (che è lo stesso della storia di Robin Hood, per intendersi), scrisse una lettera al papa implorandolo di annullare il documento che, disse, gli era stato estorto con le minacce. Il papa lo accontentò, i baroni si ribellarono e scoppiò una guerra civile. Giovanni morì poco dopo di dissenteria e per risparmiarsi problemi con i baroni riottosi il suo successore dichiarò la Magna Carta di nuovo valida.

Nel Seicento, con i sovrani della dinastia Stewart, la Magna Carta passò in secondo piano rispetto alle prerogative di sovrani che sostenevano di regnare direttamente per volere di Dio. La rivoluzione inglese di metà Seicento, che come la più famosa rivoluzione francese di un secolo dopo terminò con la decapitazione di un re, riportò la Magna Carta in primo piano. Quando, cento anni dopo, i coloni americani decisero di ribellarsi alla monarchia inglese fecero anche loro appello all’antico documento, consacrandone definitivamente il mito anche negli Stati Uniti.

La concessione della Magna Carta
Giovanni era diventato re in seguito alla morte di Riccardo Cuor di Leone nel 1199 e qualche anno dopo aveva avviato una guerra in Francia, con l’obiettivo di difendere e riconquistare alcuni territori dei Plantageneti, la casa reale di cui faceva parte. Per finanziare il conflitto impose una forte tassazione ai suoi baroni, che protestarono contro la decisione del sovrano. La spedizione in Francia andò male e nel maggio del 1215 i baroni si ribellarono e rifiutarono la loro fedeltà a re Giovanni, che fu costretto a sistemare le cose incontrandoli a Runnymede, oggi nella contea del Surrey, e a dare una serie di concessioni alla base della Magna Carta Libertatum. In pratica il re confermava i privilegi dei feudatari e del clero, impegnandosi ad avere meno influenza nei loro affari.

In primo luogo abbiamo concesso a Dio ed abbiamo confermato con questa nostra carta, per noi ed i nostri eredi in perpetuo, che la Chiesa inglese sia libera, ed abbia i suoi diritti integri e le sue libertà intatte.
Abbiamo anche concesso a tutti gli uomini liberi e consenzienti del nostro regno, per noi ed i nostri eredi di sempre, tutte le libertà sottoscritte, che essi ed i loro eredi ricevano e conservino, da noi e dai nostri eredi.

Gli articoli della Magna Carta stabilivano, tra le tante cose, che l’imposizione di nuove tasse ai vassalli diretti del re dovesse ricevere prima il consenso del consiglio comune del regno (formato dal clero e dai feudatari), che si doveva riunire e deliberare a maggioranza sui nuovi provvedimenti. Si sanciva anche la necessità di una pena proporzionata rispetto al reato commesso, la fine degli arresti senza processo, l’integrità e la libertà della Chiesa inglese e la costituzione di una commissione di 25 baroni per vigilare sul mantenimento degli impegni da parte del re.

Com’era fatta la Magna Carta
La Magna Carta fu riprodotta in numerose copie, alcune delle quali risalenti al 1215 sono arrivate fino ai giorni nostri. I documenti erano scritti in latino a mano, utilizzando penna d’oca su pergamena e avevano il sigillo reale, che ne certificava la validità. Sull’originale del 1215 non c’erano firme e nemmeno i sigilli dei singoli baroni che avevano ottenuto le concessioni da re Giovanni. Inoltre, i vari articoli non erano numerati, ma semplicemente elencati: solo nella seconda metà del 1700 fu introdotta una numerazione per rendere più pratici i riferimenti al documento.

Si stima che nel 1215 furono realizzate almeno 13 copie della Magna Carta, inviate agli sceriffi delle contee e ai vescovi per chiarire quali fossero le nuove regole della monarchia. Di questi documenti, quattro sono ancora esistenti e sono conservati presso alcune istituzioni del Regno Unito. Negli anni seguenti furono realizzate altre copie, alcune delle quali sono ancora esistenti oggi e conservate in musei in giro per il mondo.