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  • Domenica 7 giugno 2015

Le violentissime elezioni messicane

Si vota per rinnovare la Camera e molte amministrazioni locali, ma negli stati del sud i manifestanti antigovernativi hanno assaltato seggi e bruciato tutto quello che c'era dentro

Poliziotti statali e federali in tenuta antisommossa ad Ayotzinapa, in Messico, il 3 giugno 2015. (AP Photo/Alejandrino Gonzalez)
Poliziotti statali e federali in tenuta antisommossa ad Ayotzinapa, in Messico, il 3 giugno 2015. (AP Photo/Alejandrino Gonzalez)

Oggi, domenica 7 giugno, si vota in Messico per il rinnovo dei 500 membri della Camera dei deputati, una delle due camere del Parlamento messicano. Si tratta del primo test elettorale per Enrique Peña Nieto, presidente del Messico dal 2012. Uno dei punti più forti della campagna elettorale di Nieto era stata la questione della sicurezza: da diverso tempo il paese è reso particolarmente instabile da alti livelli di violenza che il governo non sembra in grado di poter fermare. Finora Nieto non è riuscito a riportare l’ordine in Messico: la situazione è talmente seria che BBC ha scritto che le elezioni si stanno svolgendo in un clima molto violento, uno dei più violenti degli ultimi anni.

Le aree più instabili sono gli stati meridionali di Chiapas, Guerrero, Michoacan e Oaxaca, dove gruppi di insegnanti iscritti a sindacati radicali e altri manifestanti hanno assaltato decine di seggi elettorali e di uffici del Partito Rivoluzionario Istituzionale, la formazione attualmente al governo e a cui appartiene il presidente Nieto, bruciando mobili, urne e schede elettorali. In alcune città sono nate unità di autodifesa del popolo, formate da uomini e donne armati e mascherati: gruppi di miliziani hanno istituito posti di blocco, sequestrato materiale elettorale e, di fatto, bloccato il processo elettorale. In alcuni casi bombe improvvisate sono state lanciate contro gli uffici dei principali partiti. Il governo ha schierato 40 mila uomini delle forze di sicurezza per proteggere i seggi e i membri delle commissioni elettorali.

Gli insegnanti e i membri delle unità di autodifesa accusano i politici locali e il governo centrale di complicità con i cartelli della droga e di corruzione. I quattro stati dove sono avvenute le proteste sono tra i più colpiti dalla criminalità organizzata formata dai cosiddetti “cartelli”, le grandi organizzazioni criminali che gestiscono il traffico internazionale della droga. Gli scontri sono stati particolarmente intensi nello stato del Guerrero, dove lo scorso settembre nella città di Iguala 43 studenti che volevano manifestare contro un politico locale legato ai cartelli della droga sono stati rapiti e uccisi provocando una forte reazione in tutto il paese e spingendo milioni di persone a scendere in piazza per protestare contro il governo e contro la violenza dei cartelli criminali. Nonostante le proteste, secondo i sondaggi il PRI e i suoi alleati dovrebbero mantenere la maggioranza con la quale attualmente controllano la Camera dei deputati.