Com’è fatto il padiglione della Germania a Expo

È diviso su due percorsi (uno interno e uno esterno), ci sono molte cose innovative sull'ambiente e sull'alimentazione sostenibile

L'ingresso del padiglione della Germania (Il Post)
L'ingresso del padiglione della Germania (Il Post)

Il padiglione della Germania – che si trova poco oltre l’intersezione del Decumano con il Cardo, tra l’Ecuador e il Kuwait – è uno di quelli più legati al tema di Expo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, insieme a quello della Svizzera. Il motto tedesco è “Be Active” (“Siate attivi”): il percorso all’interno del padiglione – anche piuttosto divertente – incoraggia le persone ad avere un comportamento attento verso la natura.

All’interno del padiglione della Germania si possono trovare diverse idee innovative riguardo al problema dell’alimentazione sostenibile. Il padiglione è grande circa 2600 metri quadri ed è diviso su due percorsi diversi: c’è un percorso aperto, senza coda, a cui si accede salendo i gradini davanti alla struttura e dove si può passeggiare, prendere una birra, mangiare un piatto tipico tedesco e rilassarsi sulle bellissime panchine del tetto; poi c’è un percorso all’interno che porta all’esposizione vera e propria.

La struttura – disegnata dallo studio di architettura Schmidhuber e realizzata in collaborazione con l’ente fieristico Messe Frankfurt e con l’agenzia di comunicazione Milla & Partner – è un insieme di tecnologie avanzate, materiali tradizionali ed ecosostenibili ed è basata sull’impiego economico di risorse e spazio. Ha alla base una struttura in acciaio, mentre la facciata è composta da una struttura lamellare in fibrocemento regolabile, che permette di inclinare i vari elementi secondo quattro diverse angolazioni (cambiando la luce che entra nel padiglione e modificando l’aspetto del padiglione stesso). Molto particolari sono i “germogli di idee” degli alberi solari che collegano l’interno e l’esterno del padiglione: si vedono bene dal tetto, sembrano dei veri alberi e producono energia elettrica attraverso una tecnologia fotovoltaica organica (OPV) che assomiglia a quella dei classici pannelli solari ma funziona anche con luce diffusa e non diretta. L’energia viene accumulata per poi essere utilizzata per illuminare la sera gli alberi stessi, così da diminuire il consumo di energia elettrica.

A tutti i visitatori in coda e in attesa di fare il percorso interno viene dato un oggetto che può sembrare un bloc-notes ma che in realtà è un “seedboard”. Si tratta di uno strumento che può essere usato nel padiglione come superficie dove vengono proiettati testi, immagini e filmati: ci sono dei marker, dei sensori, intorno al foglio bianco contenuto all’interno del dispositivo. Questi sensori attivano le postazioni sparse nell’esposizione (nella prima sala, comunque, una hostess spiega come utilizzare il seedboard).

Il percorso vero e proprio comincia dalla seconda sala, dove si parla di temi riguardanti l’acqua, il suolo, il clima e la biodiversità: ci sono vari espositori, dove le persone possono appoggiare il seedboard per leggere informazioni su ricerche e soluzioni proposte dai tedeschi. Ad esempio c’è un progetto di recupero del fosforo da utilizzare come fertilizzante per le piante, un altro sull’applicazione delle colture alternate in agricoltura, o l’utilizzo di un bio-carburante proveniente dai rifiuti domestici. Viene poi affrontato anche il rapporto con il cibo, che deve essere consapevole: c’è una parete con grandi scaffali pieni di prodotti stilizzati, usati per mostrare l’importanza della varietà, ma anche un cumulo di rifiuti che dimostra l’impatto delle nostre scelte riguardo l’alimentazione.

Si prosegue poi nel “Giardino delle idee”, dove ci sono diversi progetti che riguardano la città, come per esempio il giardinaggio mobile o l’orto delle erbe aromatiche. Il percorso interno finisce con lo spettacolo “Be(e) Active”: due ragazzi suonano e cantano, mentre vengono mostrate al pubblico delle immagini del paesaggio tedesco su due schermi a forma di occhi di ape.