Storie su John Nash

Il grande matematico morto domenica aveva avuto una vita notevole e contraddittoria, complicata dalla schizofrenia

di Emily Langer – Washington Post

(Robert P. Matthews/Princeton University/Getty Images)
(Robert P. Matthews/Princeton University/Getty Images)

John Nash, che è morto domenica a 86 anni in un incidente stradale, è stato uno dei più bravi matematici del Novecento: ha rivoluzionato la Teoria dei giochi – cioè la scienza matematica che studia le reazioni e le decisioni di una persona durante situazioni di scelta o pericolo – e aveva una mente originale e brillante, sebbene tormentata: poco dopo avere iniziato la sua carriera accademica gli fu diagnosticata infatti una forma di schizofrenia, da cui riuscì a uscirne solo molti anni dopo. Divenne famoso perlopiù per il suo ritratto in A Beautiful Mind, un film del 2001 di Ron Howard che vinse quattro Oscar.

Nella sua carriera ha vinto fra le altre cose un premio Nobel per l’economia nel 1994, un trionfo dal punto di vista intellettuale ma anche personale. Circa quarant’anni prima aveva pubblicato una tesi di 27 pagine sulla Teoria dei giochi che sarebbe diventato uno dei lavori più famosi nel campo. Ancora nel periodo più avanzato della sua carriera, le sue idee hanno influenzato lo studio dell’economia, delle relazioni internazionali, della politica e della biologia: più o meno ogni campo del sapere. Nash, ad esempio, teorizzò quello che viene chiamato “l’equilibrio di Nash”, smentendo le precedenti teorie secondo cui fondamentalmente quando due parti sono in contrasto, il vantaggio di una si traduce in uno svantaggio del suo avversario: l’equilibrio di Nash introduce l’idea del “vantaggio equilibrato”, ed è applicabile in numerosi campi (esempio: se due superpotenze si accordassero per spartirsi il mondo, entrambe trarrebbero beneficio).

Prima che il mondo accademico potesse comprendere appieno i suoi studi, però, Nash scivolò in una condizione di malattia mentale che più tardi venne diagnosticata come schizofrenia: per circa vent’anni, la sua mente ultra razionale venne invasa da paranoie e allucinazioni.

Secondo un parere raccolto da chi lo conosceva, Nash da ragazzo era «bello come un dio», ma sostanzialmente un tipo strano. Guidava la bici a zig zag. Si era unito a un gruppo di studenti che portavano avanti una lunga tradizione di Princeton: giocare a giochi complicati (ne aveva anche inventato uno suo). Nel 1950 finì il dottorato, andò al MIT e cominciò a insegnare alla Rand Corporation, un centro studi della California. In quegli anni conobbe Eleanor Stier, un’infermiera con cui fece un figlio nel 1953. Un anno dopo Nash fu arrestato per atti osceni in luogo pubblico in un bagno di Santa Monica, in California. Nash negò di essere gay e mostrò come prova una foto di sua moglie e del loro bimbo piccolo. Fu comunque licenziato dalla Rand Corporation.

Tornò quindi all’MIT, dove conobbe Alicia, una studentessa di medicina di El Salvador. Si sposarono nel 1957. Poco dopo ebbero un figlio, John Charles. In quel periodo Nash cominciò a dare segni di instabilità. Aveva circa 30 anni.

Nash soffrì di paranoia e allucinazioni, soprattutto. Nel periodo peggiore della malattia cominciò a credere che gli uomini che indossavano cravatte rosse fosse dei «cripto comunisti». Cominciò a farsi crescere i capelli. Viaggiava spesso all’estero e tentò di lasciare la propria cittadinanza statunitense. In vari momenti della sua vita si considerò la reincarnazione di figure mitiche o storiche: un governatore militare giapponese, il personaggio biblico Giobbe, un profugo palestinese.

Nash credeva anche che il New York Times stesse pubblicando dei messaggi inviati da alieni e che lui potesse capirli. Aveva anche dato a un suo studente una specie di “patente di guida galattica”. A un certo punto declinò un invito della prestigiosa università di Chicago perché credeva che fosse la prossima persona nella linea di successione per diventare imperatore dell’Antartide. Durante uno dei suoi ricoveri in istituti per malati mentali, un suo ex collega andò a visitarlo e gli chiese: «com’è possibile che un matematico così devoto alla razionalità possa credere che gli extraterrestri stiano comunicando con lui?». Nash rispose: «i pensieri sugli alieni mi arrivano allo stesso modo di quelli riguardanti la matematica. Quindi le prendo seriamente».

Durante la sua malattia Nash divorziò da sua moglie, trascorse diversi periodi in istituti per malati mentali e sperimentò pericolosi trattamenti: uno di essi prevedeva l’assunzione di massicce dosi di insulina, che gli provocavano uno stato di coma. A un certo punto Alicia Nash lo portò a casa sua e si occupò di lui, benché non fossero più sposati.

Nash passava molto del suo tempo nel campus di Princeton, nel quale alcuni lo consideravano un genio mentre altri lo chiamavano “il fantasma di Fine Hall”, in riferimento all’edificio dove si trovava il Dipartimento di matematica. Col tempo – e contro ogni pronostico – riuscì a gestire la sua malattia. Più tardi disse di aver deciso spontaneamente di «cominciare a pensare in maniera razionale». Nash e Alicia si risposarono nel 2001: lei stessa ricordò che «dopo tutto, abbiamo passato insieme la maggior parte della nostra vita». Nash, dopo aver ricevuto il Nobel, spiegò comunque che il suo “ritorno” al pensiero scientifico razionale «non è stata affatto una transizione felice, come quando per esempio un disabile torna in buona forma fisica».

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