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  • Domenica 24 maggio 2015

Gli omicidi per avvelenamento nella storia

Sono cominciati centinaia di anni fa, i casi più recenti riguardano quasi tutti dissidenti o imprenditori russi, racconta il Washington Post

di Michael E. Miller – Washington Post

(AP Photo/Michael Sohn)
(AP Photo/Michael Sohn)

Il 5 novembre del 2012 Alexander Perepilichnyy uscì per fare jogging vicino a casa sua, nell’elegante quartiere di Weybridge, nel sudovest di Londra, nel Regno Unito. Perepilichnyy aveva 44 anni, era di bell’aspetto e non aveva alcun problema fisico. Era un ottimo matematico russo diventato ricco con la finanza a Mosca, ma era scappato dalla Russia nel 2010 prima di denunciare un’enorme truffa erariale che sembrava coinvolgere anche alti funzionari del governo. Perepilichnyy temeva per la sua sicurezza: altre persone nella sua situazione erano state arrestate e perfino uccise per aver denunciato la corruzione del governo. Aveva detto ai suoi amici di aver ricevuto minacce di morte ed era molto prudente quando si faceva vedere in pubblico. Aveva anche stipulato una ricca assicurazione sulla vita. Il 5 novembre del 2012, mentre stava facendo jogging, Perepilichnyy collassò improvvisamente. Quando arrivò l’ambulanza era già morto.

I suoi amici e colleghi parlarono subito di qualcosa di strano: sospettavano che Perepilichnyy fosse stato ucciso da un sicario professionista mandato da qualche potente personaggio russo, danneggiato dalle rivelazioni che lo stesso Perepilichnyy aveva fatto. La polizia tuttavia non trovò nulla di sospetto e il caso venne presto chiuso. Lunedì 18 maggio sono state però annunciate delle novità: nuovi esami hanno mostrato la presenza di tracce di un raro e mortale veleno nello stomaco di Perepilichnyy. La polizia non ha ancora ufficialmente parlato di omicidio, ma dal prossimo settembre verrà avviata una nuova indagine per verificare l’ipotesi di avvelenamento. La novità annunciata colloca la morte di Perepilichnyy nella categoria sempre più ampia di omicidi compiuti tramite avvelenamento di personaggi importanti o pubblici. Negli ultimi 10 anni ci sono stati molti famosi casi di avvelenamenti: per esempio quelli del presidente ucraino Victor Yushchenko nel 2004, della spia russa Alexander Litvinenko del 2006, e del multimilionario cinese morto nel 2011 dopo aver mangiato uno stufato di carne di gatto che si pensa fosse stato avvelenato con la stessa sostanza trovata nel corpo di Perepilichnyy.

Come ha detto l’esperto chimico britannico John Emsley, autore del libro “Gli elementi dell’omicidio: storia dei veleni”, gli omicidi tramite avvelenamento esistono da millenni. Emsley ha detto: «Potrebbe darsi che i veleni stiano davvero tornando di moda, ma è anche possibile che se ne parli di più perché siamo diventati più bravi a individuarli. La chimica forense è diventata così sofisticata che ora è possibile trovare tracce di veleni a livelli che fino a pochi anni fa non si credevano neanche raggiungibili. Se qualcuno muore in circostanze sospette, la chimica forense scopre presto la causa, analizzando parti del corpo e fluidi. Grazie a questi esami riusciamo a individuare le cause di morti che fino a qualche anno fa sarebbero state inspiegabili».

La storia, in effetti, presenta moltissimi casi di sospetti avvelenamenti, di cui solo pochi sono stati davvero risolti. Nel 399 a.C. il filosofo greco Socrate bevve la cicuta dopo essere stato condannato a morte da una giuria ateniese. Si racconta che Nerone, il folle imperatore di Roma, prese il potere dopo che sua madre aveva avvelenato il precedente imperatore Claudio con dei funghi tossici. Lo storico Gaio Svetonio Tranquillo scrisse a riguardo: «Anche se non fu l’istigatore della morte dell’imperatore ne era stato quantomeno informato, come ammise lui stesso». Più di un secolo dopo, un altro imperatore romano, Commodo, fu tradito dalla moglie che aiutò alcuni senatori congiurati ad avvelenare il cibo di un banchetto: l’imperatore riuscì per la verità a salvarsi vomitando il cibo appena mangiato. I congiurati decisero allora di pagare il suo istruttore di lotta per ucciderlo.

Pare che almeno cinque papi siano stati uccisi. Clemente II morì misteriosamente nel 1049. Novecento anni dopo il suo corpo fu riesumato e furono scoperte tracce di piombo, anche se non è chiaro se l’avvelenamento fosse stato intenzionale. Nel 1979, papa Giovanni Paolo I morì dopo 33 giorni di pontificato: sulla sua morte ci sono diverse teorie, tra cui una che sostiene che sia stato avvelenato. Emsley spiega che di solito i casi di avvelenamento hanno motivazioni politiche o economiche. Gli avvelenamenti, spiega Emsley, diventarono molto frequenti nell’età elisabettiana – Shakespeare incluse morti per avvelenamento nelle sue opere più famose – ma in realtà furono gli italiani ad essere pionieri della materia. «Procurarsi arsenico era molto facile, visto che era un prodotto di scarto della lavorazione del rame. Nelle canne fumarie dei forni delle fonderie si trovavano questi perfetti cristalli bianchi, che è quello che veniva chiamato arsenico. In realtà si tratta di ossido arsenioso: solubile in acqua e insapore, era un modo perfetto per uccidere qualcuno senza che si accorgesse del pericolo».

Emsley chiama il Diciannovesimo secolo “l’epoca d’oro degli avvelenamenti da arsenico”, sostanza che era economica e facilmente reperibile in tutta Europa e negli Stati Uniti. È stato anche il periodo in cui l’avvelenamento venne associato alle donne. «Era difficile in quel periodo per una donna ottenere il divorzio, ma era piuttosto facile ottenere una dose di arsenico: era venduto anche come insetticida e erbicida. La gran parte dei casi di avvelenamento del Diciannovesimo secolo erano donne che cercavano di uccidere i loro mariti».

Si sospetta che anche Beethoven e Mozart siano morti per avvelenamento, anche se le prove sono poche. Hugo Chávez, ex presidente del Venezuela, era così certo che l’eroe rivoluzionario Simón Bolívar fosse stato avvelenato che ordinò una riesumazione 200 anni dopo la sua morte in diretta televisiva: i test per provarlo furono inconclusivi. Altre riesumazioni recenti includono quelle del poeta cileno Pablo Neruda e del leader palestinese Yasser Arafat. Un particolare caso di avvelenamento diventò simbolo della Guerra Fredda. Nel 1978 Georgi Markov, un famoso e premiato autore bulgaro che si era rifugiato a Londra a causa delle sue idee antigovernative, era a una fermata dell’autobus quando sentì una puntura sulla gamba. Morì trè giorni dopo, vittima di una piccola quantità di veleno iniettata da un agente segreto bulgaro con un proiettile sparato dalla punta di un ombrello.

Nemmeno la morte di Markov sembra clamorosa se confrontata con alcune morti per avvelenamento avvenute negli ultimi anni. Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Ucraina nel 2004, Viktor Yushchenko si ammalò mortalmente. La sua faccia divenne parzialmente paralizzata e si ricoprì di escoriazioni che trasformarono il suo aspetto. Alcuni suoi critici sostennero che aveva bevuto troppo e mangiato sushi avariato, ma alcuni esami mostrarono che era stato avvelenato con la diossina.

Ancora più strano fu l’avvelenamento di Alexander Litvinenko, un ex agente dei servizi segreti russi, rifugiato a Londra dopo aver denunciato pubblicamente alcuni suoi superiori. Litvinenko si ammalò pochi giorni dopo essersi incontrato con alcuni agenti segreti russi in un albergo di Londra. La malattia durò poche settimane, poi Litvinenko venne ricoverato in ospedale: perse i capelli, dimagrì notevolmente e diede pubblicamente la colpa per la sua condizione a Vladimir Putin. «Potrai riuscire a far tacere me – disse prima di morire – ma questo silenzio avrà un costo. Le urla di protesta da tutto il mondo risuoneranno nelle tue orecchie per il resto della tua vita, signor Putin». Una successiva indagine sulla sua morte mostrò che Litvinenko era stato ucciso da una dose di polonio, un elemento radioattivo che presumibilmente era stato aggiunto a qualcosa che aveva bevuto. Litvinenko morì, ma le autorità sono riuscite dopo anni di indagini a stabilire che il polonio usato per ucciderlo era arrivato dalla Russia: i due agenti dei servizi segreti che lo avevano ucciso avevano lasciato una traccia radioattiva sugli aerei e negli alberghi che avevano frequentato.

La morte di Litvinenko è stata la prima a essere attribuita con certezza ad avvelenamento. Come l’arsenico centinaia di anni fa, tuttavia, è probabile che siano state molte di più le persone ad essere state uccise nello stesso modo. Emsley ha detto: «Ti chiedi quante altre persone siano state uccise dalla polizia segreta russa nello stesso modo. Ora naturalmente non è più possibile usare il polonio per un omicidio: appena si presenta una morte sospetta si cercano tracce di polonio». Oggi potrebbero essere usate altre sostanze per uccidere tramite avvelenamento, più difficili da rintracciare: potrebbe essere proprio il caso di Alexander Perepilichnyy. Secondo i giornali inglesi, le indagini hanno scoperto nello stomaco di Perepilichnyy tracce di gelsemio, una pianta rara e velenosa. La specie più velenosa del gelsemio, dice il Guardian, cresce solo in Asia, dove è chiamata “erba spaccacuore”.

Anche se le prove sulla morte di Perepilichnyy sono ancora fragili, dice Emsley, è evidente che la scienza abbia ripreso il passo dei veleni. «Se c’è una morte sospetta la chimica moderna può rintracciare sostanze fino al livello dei microgrammi, come ha mostrato il caso di Litvinenko», dice Emsley. «Il veleno perfetto non esiste».

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