Al Qaida stava progettando un attentato in Vaticano?

Ci stava pensando nel 2010, hanno detto i magistrati dopo l'operazione antiterrorismo di ieri, ma l'idea non fu mai realizzata

L'arresto di uno dei presunti terroristi ad Olbia in un fermo immagine tratto da un video della Polizia di Stato la conferenza stampa relativa all'operazione antiterrorismo contro Al Qaida, 24 aprile 2015.
ANSA/ UFFICIO STAMPA 
++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
L'arresto di uno dei presunti terroristi ad Olbia in un fermo immagine tratto da un video della Polizia di Stato la conferenza stampa relativa all'operazione antiterrorismo contro Al Qaida, 24 aprile 2015. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Venerdì 24 aprile nove persone sono state arrestate e altre undici risultano ancora ricercate in un’operazione antiterrorismo coordinata dalla Digos e dalla procura di Cagliari. Gli arrestati sono sospettati di aver legami con l’organizzazione terroristica al Qaida: in particolare, le autorità sospettano che per al Qaida abbiano raccolto fondi e reclutato personale e che abbiano anche progettato attentati in Pakistan. Durante la conferenza stampa tenuta venerdì, la Digos ha detto anche che in passato il gruppo ha progettato un attentato in Vaticano.

L’episodio risale a cinque anni fa: nel marzo 2010 il gruppo oggetto delle indagini della Digos fece arrivare in Italia due aspiranti attentatori suicidi pachistani. Poche settimane dopo, la casa di uno degli indagati fu perquisita, provocando le preoccupazioni degli altri membri del gruppo. Uno dei membri, senza sapere di essere intercettato, chiamò uno dei due pachistani avvertendolo della necessità di «cambiare aria». A quanto sembra, un pachistano andò a stabilirsi da Olbia, in Sardegna, nella casa del capo della comunità musulmana locale. In una perquisizione dell’edificio, qualche tempo dopo, i magistrati hanno trovato un biglietto nel quale era scritto il suo voto di martirio.

Il motivo per cui i due pachistani erano arrivati in Italia, hanno detto i magistrati, fu chiarito alcuni mesi dopo, nel settembre 2010. In quei giorni furono intercettate diverse conversazioni, tra cui alcune avvenute a poca distanza da piazza San Pietro a Roma. Non si tratta di conversazioni dal significato chiaro, ma sembra che i partecipanti abbiano fatto alcuni riferimenti al papa (all’epoca Benedetto XVI) e al fatto che Roma in quei giorni sarebbe stata molto affollata. Gli stessi investigatori ammettono di non essere sicuri quale fosse l’obiettivo dei due aspiranti attentatori suicidi pachistani e che in ogni caso i piani erano in una fase probabilmente embrionale. Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, ha detto che quella dell’attentato in Vaticano: «È un’ipotesi che risale al 2010 e che non ha avuto alcun seguito. Non si tratta quindi di un fatto oggi rilevante e non è motivo di particolari preoccupazioni».

Il gruppo che è stato arrestato aveva forti legami con i vertici di al Qaida e forse con lo stesso Osama Bin Laden, leader e fondatore di al Qaida ucciso nel 2011 dalle forze speciali americane in un raid ad Abbottabad, in Pakistan. Il gruppo aveva caratteristiche tipiche del jihadismo degli anni Ottanta e Novanta, cioè una struttura verticistica e forti collegamenti con un’organizzazione terroristica con sede all’estero. Si tratta di una struttura piuttosto diversa da come si è sviluppato il jihad negli ultimi anni, ovvero dove singoli individui o piccoli gruppi si radicalizzano in maniera più o meno autonoma e in cui è assente un rapporto diretto con l’organizzazione madre: i responsabili degli attentati avvenuti in Europa negli ultimi anni, come quelli alla sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo e al supermercato kosher di Parigi lo scorso gennaio, appartengono a questo secondo tipo di jihadismo “autoctono”.